
Nino Manfredi, icona della commedia all’italiana, trasformò la tubercolosi in passione per il teatro, diventando un volto simbolo del cinema italiano del dopoguerra, noto per ruoli versatili e collaborazioni con grandi attori come Alberto Sordi. - Unita.tv
Nino Manfredi, nato nel 1921 a Castro dei Volsci, ha segnato la storia del cinema italiano con una carriera ricca di ruoli sia comici che drammatici. La sua vita artistica si è sviluppata in un periodo cruciale del cinema italiano, contribuendo a definire la commedia all’italiana. Scoprire come un giovane ragazzo, colpito dalla tubercolosi, abbia trasformato una difficoltà in una passione per la recitazione, aiuta a comprendere l’uomo dietro il volto amato da generazioni.
La malattia che ha cambiato il destino di manfredi
Nel 1937, all’età di 15 anni, Manfredi fu colpito dalla tubercolosi, una malattia allora molto temuta, che lo portò a una lunga degenza di quasi tre anni in sanatorio. Questo periodo lontano dalla vita normale impattò profondamente sul giovane, ma gli aprì anche la strada verso il teatro. Durante il ricovero, assistette a uno spettacolo della compagnia di Vittorio De Sica, un evento decisivo che alimentò in lui l’interesse per la recitazione.
Una volta dimesso, Manfredi iniziò a partecipare alle rappresentazioni nel teatrino della sua parrocchia, affrontando soprattutto ruoli femminili, una scelta che gli permise di affinare la capacità interpretativa e di mettersi alla prova sotto nuove prospettive. L’attore Carlo Campanini lo notò proprio in queste esibizioni e gli diede preziosi consigli, spingendolo a proseguire su quella strada.
La trasformazione dalla malattia alla passione
Questo momento della vita di Manfredi dimostra come la malattia, pur costringendo a un isolamento forzato, abbia scatenato un interesse che sarebbe diventato la sua occupazione principale e la cifra distintiva della sua esistenza artistica.
La parabola artistica e il contributo al cinema italiano
Nino Manfredi fu uno dei protagonisti della commedia all’italiana, insieme a colleghi come Alberto Sordi, Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi, spesso definiti i “colonnelli” di quel tipo di cinema. La sua versatilità emergeva nei ruoli più diversi, capaci di porre in risalto le contraddizioni e le caratteristiche del dopoguerra italiano.
Tra i film più noti in cui recitò ci sono “L’audace colpo dei soliti ignoti“, pellicola che segna un momento importante nella commedia italiana, “Pane e cioccolata“, che affronta il tema dell’emigrazione con un taglio umoristico ma pregnante, e “Brutti sporchi e cattivi“, apprezzato per la sua crudezza e originalità.
Manfredi rimase anche nel cuore del pubblico per la sua presenza in spot pubblicitari, in particolare per Lavazza. Grazie a slogan come “Il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è?” e “Lavazza, più lo mandi giù più ti tira su”, diventò volto familiare nelle case italiane per quasi vent’anni. Questa presenza spalmata su schermo e pubblicità testimonia un legame importante tra arte e comunicazione commerciale.
Un’icona del dopoguerra
Il suo lavoro riflette un’Italia in trasformazione con i suoi limiti, le sue aspirazioni e il suo humor, rendendo Manfredi un interprete capace di raccontare il tempo con sensibilità e ironia.
Il rapporto complesso tra nino manfredi e alberto sordi
Il legame professionale tra Nino Manfredi e Alberto Sordi unisce stima reciproca e qualche frizione. I due, entrambi pilastri della commedia all’italiana, hanno condiviso momenti di collaborazione ma non sono mancati contrasti, soprattutto durante le riprese di qualche film.
Una discussione particolarmente accesa tra Manfredi e Sordi, riportata da alcune fonti, riguardava divergenze artistiche che riflettevano il carattere deciso di entrambi gli attori. Questi scontri, però, non hanno mai intaccato il rispetto professionale che li legava. Entrambi continuarono a lavorare nel cinema italiano con successo, contribuendo a tenere viva una tradizione di racconto sociale e popolare.
L’intesa tra Manfredi e Sordi incarnava, in fondo, un equilibrio comune in molti ambienti artistici dove la competizione convive con la collaborazione. Quella tensione ha spinto entrambi a rimanere saldi nelle loro scelte artistiche, portando a film che restano parte del patrimonio culturale italiano.