Michael douglas riflette sull’impatto dello streaming: dalle sale agli schermi digitali, il cinema cambia volto
Michael Douglas analizza come lo streaming stia trasformando il cinema, riducendo l’importanza delle sale e favorendo produzioni digitali, mentre i film indipendenti affrontano crescenti difficoltà distributive.

Michael Douglas riflette a Cannes sull'impatto dello streaming sul cinema, evidenziando il cambiamento nella produzione, distribuzione e consumo dei film, e mette in luce le sfide per l'industria tradizionale e quella indipendente. - Unita.tv
Il ruolo dello streaming ha profondamente modificato il modo in cui si fa cinema e si distribuiscono i film. Michael douglas, intervenuto a cannes per celebrare il cinquantesimo anniversario di Qualcuno volò sul nido del cuculo, ha descritto come le grandi aziende tecnologiche abbiano ridisegnato il mercato audiovisivo. Queste realtà vedono il cinema come un’attività secondaria, privilegiando invece modelli di consumo basati su piattaforme digitali. L’attore e produttore ha raccolto i segnali di un mutamento che ha toccato ogni aspetto dell’industria audiovisiva, dalla scrittura fino alla distribuzione, cambiando anche il destino delle opere indipendenti.
Michael douglas sui mutamenti dell’industria cinematografica con l’avvento dello streaming
Nel corso degli ultimi decenni, la presenza delle piattaforme streaming ha trasformato radicalmente il panorama del cinema americano e globale. Michael douglas ha sottolineato come aziende come apple e amazon, nati nella silicon valley come società tecnologiche, abbiano oggi assorbito hollywood senza farne il loro core business. Per queste compagnie, il film è una componente accessoria in un’offerta più ampia di intrattenimento digitale. Lo streaming garantisce grandi profitti e ha convinto molti sceneggiatori a dedicarsi principalmente a serie tv o contenuti per piattaforme online, spostando l’attenzione dall’esperienza cinematografica tradizionale a prodotti più adatti a un pubblico connesso.
Douglas ha evidenziato come questa tendenza modifichi profondamente la produzione di film. Non a caso, i grandi talenti della scrittura preferiscono ora concentrarsi su progetti seriali o digitali, dove il controllo creativo e gli spazi narrativi risultano più ampi rispetto a quelli dei lungometraggi per il grande schermo. Nel suo discorso emerge una visione critica verso lo strapotere delle piattaforme, che hanno cambiato il modo di raccontare storie e mutato le abitudini degli spettatori. La qualità artistica spesso fatica a trovare spazio in un sistema dominato dal consumo rapido e diluito nello streaming, rispetto ai vecchi modelli di distribuzione.
Leggi anche:
Il caso “Qualcuno volò sul nido del cuculo”: un film indipendente e i rifiuti degli studi
Michael douglas ha ricordato il difficile percorso di Qualcuno volò sul nido del cuculo, pellicola cult prodotta da lui e Saul Zaentz, premiata con tutti e cinque i maggiori oscar nel 1975. Il film, nato come progetto indipendente, affrontò un vero e proprio muro di scetticismo da parte degli studios tradizionali. La maggior parte delle grandi case di produzione respinse il film, probabilmente perché già finanziato in parte dal team produttivo o per il contenuto non convenzionale. Questa diffidenza iniziale però non impedì che il titolo facesse la storia del cinema.
Douglas ha paragonato la situazione di allora a quella attuale, indicando come sia diventato più complesso produrre film con possibilità di uscire nelle sale, soprattutto per chi non appartiene ai grandi colossi o piattaforme streaming. Ha citato i titoli candidati allo stesso oscar di allora — come Lo Squalo o Barry Lyndon — confrontandoli con alcune opere recenti per sottolineare il cambiamento. I film di una volta, con approcci artistici più definiti, sono difficili da riprodurre oggi in un mercato dominato dalla velocità e dall’attenzione ai numeri immediati piuttosto che alla qualità. La produzione indipendente si scontra con grandi vincoli distributivi e commerciali.
Streaming e cinema: l’esempio di “Wolfs” e la rivoluzione degli studi tecnologici
L’esperienza del film Wolfs, un’action comedy firmata apple original con protagonisti george clooney e brad pitt, è un esempio emblematico della nuova filosofia delle aziende tecnologiche. Il regista Jon Watts ha raccontato come inizialmente fosse prevista una distribuzione estesa nelle sale cinematografiche, poi ridotta a una finestra di una sola settimana prima del lancio in streaming. La scelta è stata comunicata all’ultimo minuto, lasciando il team produttivo e creativo senza margini di manovra. Watts ha deciso di annullare un eventuale sequel, per mancanza di fiducia nei confronti di apple come partner.
Douglas usa questo caso per illustrare come la volontà delle piattaforme prediliga le uscite digitali a discapito della tradizionale esperienza cinematografica. Il passaggio da uscita nelle sale a uscite previste quasi esclusivamente per lo streaming mette in discussione la sopravvivenza delle sale cinematografiche stesse. Molti film rischiano di non avere nemmeno una distribuzione normale, scavando un solco tra la produzione artistica e la fruizione pubblica collettiva. L’industria cinematografica si trova così a un bivio: mantenere l’esperienza in sala o adattarsi a un modello digitale che cambia le regole del gioco.
Michael douglas oggi: il lavoro da produttore e la pausa davanti al microfono
Michael douglas, nonostante gli 80 anni compiuti, continua a produrre film e partecipare alla scena cinematografica, ma ha scelto di rallentare sulla recitazione. Ha dichiarato di non volere più interpretare Hank Pym nell’universo marvel e di dedicarsi principalmente alla produzione. Ha sottolineato di apprezzare il lavoro dietro le quinte, dove può mettere insieme creatori e progetti con maggiore tranquillità. La gestione di una casa di produzione e l’impegno davanti alla macchina da presa sono stati per lui impegnativi, quindi preferisce oggi concentrarsi sul coordinamento dei lavori.
Douglas si è mostrato sereno e sorridente a cannes, dove ha ricevuto la palma d’oro alla carriera. Non sembra interessato a tornare a ruoli che lo impegnerebbero troppo, ma mantiene viva la passione per il cinema, soprattutto come promotore di nuovi progetti. La sua testimonianza riflette lo stato di un’industria che cambia assetti e priorità, in cui anche i veterani del cinema devono adattare le proprie scelte professionali alla realtà contemporanea. Restano molti nodi da sciogliere, a partire dal futuro delle sale e dalla relazione tra grandi studi tecnologici e creatori di contenuti.