Home Matt dillon e il cinema tra passato, presente e nuove sfide all’interno del lavoro di attore e regista

Matt dillon e il cinema tra passato, presente e nuove sfide all’interno del lavoro di attore e regista

Matt Dillon, attore di fama internazionale, riflette sulla sua carriera al Riviera International Film Festival, discutendo l’evoluzione del cinema e il valore della narrazione umana in un’epoca di cambiamenti tecnologici.

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Matt Dillon, attore con oltre quarant'anni di carriera, partecipa al Riviera International Film Festival a Sestri Levante, raccontando il suo percorso artistico, le sfide del cinema contemporaneo e i ruoli significativi, tra cui Marlon Brando in "Maria" e il prossimo film "The Fence" di Claire Denis. - Unita.tv

Matt Dillon, attore statunitense con una carriera lunga oltre quarant’anni, è sbarcato a Sestri Levante per il Riviera International Film Festival. Arriva con qualche ora di ritardo, segno del jet lag dopo un viaggio da New York, ma è subito colpito dal paesaggio dello spettacolare litorale ligure. Quel tetto panoramico, da cui osservare la città, diventa il luogo giusto per una conversazione che racconta mestiere, scelte artistiche e sfide del tempo. Prima dell’incontro con la stampa, Dillon ha tenuto una masterclass, dove ha raccontato i dettagli di una vita dedicata al cinema, così come le sue trasformazioni negli anni, tra progetti di regia e ruoli pubblici.

Il percorso di matt dillon tra grandi registi e ruoli che hanno segnato la sua carriera

Matt Dillon muove i primi passi nel mondo del cinema grazie a registi come Francis Ford Coppola, con cui lavora nel 1983 nei film I ragazzi della 56ª strada e Rusty il selvaggio. Negli anni successivi la sua carriera si sviluppa con titoli significativi come Drugstore Cowboy di Gus Van Sant, Da morire e La casa di Jack di Lars Von Trier, fino a collaborazioni con Wes Anderson in Asteroid City. Tra i suoi lavori più noti spiccano anche Tutti pazzi per Mary e Crash – Contatto fisico, con cui ottiene una nomination agli Oscar. L’esperienza di Dillon non si limita alla recitazione, infatti nel 2007 dirige il suo primo film, City of Ghosts, segnando un nuovo capitolo della sua vita professionale.

Un cambiamento nel cinema e la centralità della narrazione

L’attore sottolinea come l’industria cinematografica sia cambiata profondamente: dallo sfruttamento del grande schermo alla diffusione di contenuti tramite piattaforme di streaming. Ciò che resta invariato, secondo lui, è il valore delle storie raccontate. La narrazione umana, con le sue emozioni e complessità, rimane il fulcro dell’intrattenimento. Il timore legato alla diffusione dell’intelligenza artificiale non scalfisce la sua fiducia nella creatività umana. Per Dillon, le macchine non possiedono intenzioni, mentre la capacità di raccontare storie nasce sempre dall’uomo.

Il ruolo di marlon brando in maria e le scelte audaci dell’attore

Una delle ultime interpretazioni di Matt Dillon è quella di Marlon Brando nel film Maria, diretto da Jessica Palud. Il film ripercorre la storia di Maria Schneider, giovane attrice scelta da Bernardo Bertolucci per il ruolo in Ultimo tango a Parigi, esperienza che scatenò uno scandalo di forte impatto. Dillon ricorda un momento particolare: da giovane, un regista lo soprannominava “Marlon” per il modo intenso di calarsi nei personaggi, vicino al cosiddetto method acting.

Quando ricevette la sceneggiatura di Maria, si trovò di fronte a un’opportunità rara. Il film si concentra sulla figura di Maria Schneider, ma Dillon trovò il copione abbastanza coinvolgente da accettare senza esitazione. Racconta che, pur non amando le sorprese nella vita, certi ruoli inaspettati come quello di Henry Chinaski in Factotum rappresentano un’espressione importante del proprio percorso artistico. Queste esperienze definiscono una carriera restata sempre aperta a nuove sfide.

The fence e la collaborazione con claire denis: un viaggio tra teatro e africa occidentale

Dillon anticipa il suo impegno sul set di The Fence, nuovo film diretto da Claire Denis e ambientato in Africa occidentale, più precisamente in Senegal. L’opera nasce da una trasposizione teatrale di Bernard-Marie Koltès, drammaturgo francese scomparso negli anni Ottanta. Questo adattamento prende spunto da un’opera meno nota rispetto a Nella solitudine dei campi di cotone, ma dal titolo forte: Lotta di negro e cani.

L’attore ha conosciuto Koltès solo durante le riprese e ha apprezzato l’approccio diretto della regista Denis, definendola una figura appassionata e severa quando si tratta di dirigere attori. Il cast include Isaach De Bankolé, artista africano con cui Dillon aveva già lavorato in passato. Nel film l’attore interpreta Horn, un capo cantiere coinvolto in dinamiche complesse e intrappolato in situazioni difficili. Pur essendo nato negli anni Ottanta, il testo teatrale conserva un’attualità forte nella rappresentazione dei conflitti e delle relazioni sul lavoro.

Matt dillon e il rapporto con i personaggi e le storie che racconta

L’attore dimostra una forte attenzione per i personaggi che interpreta, riconoscendo in loro una chiave per capire storie più ampie. Ha mantenuto una curiosità sempre viva nel corso degli anni, il che lo ha portato a scegliere ruoli complessi e a volte controversi. Per Dillon è importante che ogni progetto abbia un senso, anche quando si tratta di storie lontane nel tempo o in contesti geografici molto diversi.

L’esperienza nel cinema americano degli anni Ottanta ha forgiato il suo approccio, fatto di rigore ma anche di apertura verso nuovi stimoli. Considera il cambiamento del modo in cui si fruisce il cinema come una sfida più che un problema, pronta a modificare le modalità di lavoro e lo stile di recitazione. Un aspetto che emerge è la differenza tra racconto umano e tecnologia. Nonostante l’intelligenza artificiale stia entrando nei processi creativi, per lui solo l’uomo può mettere intenzioni e sentimenti in una storia.

Il suo impegno come attore e regista prosegue senza rallentamenti, con la convinzione che le storie vere, raccontate con onestà, continuino a trovare un pubblico anche ai tempi dei cambiamenti digitali.