Matilda Lutz si trova nel pieno dell’edizione 2025 del Riviera International Film Festival, dove fa parte della giuria chiamata a premiare i film in concorso. Nonostante il poco tempo a disposizione, l’attrice si concede ai giornalisti con disponibilità e sincerità. Il suo percorso riflette un equilibrio fra scelte professionali mirate, impegno sociale e la vita privata da mamma. Le parole di Lutz mettono in luce le difficoltà e le responsabilità di chi lavora nel cinema oggi, in particolare nel contesto delle questioni di genere e rappresentazione nel settore.
Il percorso professionale di matilda lutz e la selezione di progetti significativi
Matilda Lutz racconta come la sua carriera abbia cambiato approccio nel tempo. All’inizio cercava di accumulare tante esperienze sul set, per conoscere i meccanismi di lavorare dietro le quinte, comprendere i rapporti tra i reparti e capire quale tipo di attenzione mettere in ogni fase. Era un periodo di scoperta totale, in cui sperimentare era fondamentale.
Con il tempo però l’attrice ha privilegiato la qualità sulla quantità, scegliendo ruoli che la spingessero a crescere e avessero un significato più profondo. “Ora che sono mamma non posso più permettermi di sprecare tempo prezioso”, dice, spiegando come i progetti da accettare devono raccontare storie importanti o proporre sfide fisiche e di recitazione che la motivino davvero.
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La sua selezione di ruoli è dunque fortemente legata alla volontà di affinare la propria arte, ma anche a priorità personali. Questa consapevolezza è la base per spiegare le scelte del presente, che si discostano dal suo passato in cui tutto era più casuale. Lutz sottolinea come gli alti e bassi della vita influiscano sulle decisioni e sul modo di interpretare i personaggi.
Il rapporto con coralie fargeat e il successo di revenge come pietra miliare
Il film Revenge, diretto da Coralie Fargeat e con Matilda Lutz protagonista, rappresenta un capitolo cruciale per entrambe. La storia di una donna vittima di violenza che si vendica ha colpito per l’intensità e il messaggio forte, anticipando discorsi sulle violenze di genere che si sono moltiplicati negli anni successivi.
Lutz racconta la loro amicizia, nata anche grazie a occasioni come la proiezione milanese di The Substance, altra opera di Fargeat. La regista ha dimostrato una forte coerenza artistica, scegliendo di restare fedele al proprio stile e ai propri valori, rifiutando offerte commerciali molto importanti e mantenendo un controllo creativo sui temi delicati affrontati.
La determinazione di Fargeat, che ha diretto un film indipendente con pochi mezzi ma grande impatto, ha guadagnato stima nell’attrice. Revenge è diventato uno dei dieci film cult del suo genere, riconosciuto e premiato in molti festival. Lutz apprezza la capacità della regista di evitare compromessi e di rompere schemi rappresentativi spesso sessisti.
Red sonja, un ruolo iconico tra timori e libertà creativa
Matilda Lutz sarà la protagonista nel nuovo Red Sonja, adattamento moderno della celebre guerriera dei fumetti Marvel. Il personaggio ha una fanbase consolidata e iconica, cosa che ha messo l’attrice in guardia all’inizio del progetto. Il timore principale era quello di deludere i fan legati all’immagine tradizionale del personaggio.
Alla fine, ha deciso di mantenere la sua visione personale e di non cercare di compiacere tutti. Ha studiato i fumetti usati come base per la sceneggiatura, ma ha evitato di guardare il film anni ’80 su indicazione della regista, per evitare influenze che non corrispondessero allo spirito del nuovo adattamento.
Il film vuole cambiare il modo in cui Red Sonja è stata rappresentata in passato, lontano da un immaginario maschile sessualizzato. Il famoso chainmail bikini diventa un elemento diverso, meno oggetto e più parte della costruzione del personaggio. Lutz sottolinea che quello che l’attira è il ritratto umano del personaggio, dentro un racconto che sceglie di mostrare anche le sue fragilità e complessità.
Revenge come film di rottura e riflessione sul sistema del potere di genere
Revenge, uscito anni prima del movimento #MeToo e della nuova stagione femminista, si è rivelato un film di grande impatto culturale e sociale. Matilda Lutz racconta come le esperienze personali e le tradizioni culturali abbiano influenzato il suo rapporto con i temi della violenza sulle donne.
Cresciuta in Italia, ha vissuto situazioni di abuso che all’epoca erano normalizzate, almeno nel racconto comune, dove si addossava alle vittime la responsabilità di evitarle con certi comportamenti o abiti. Questa idea è stata scardinata dalla consapevolezza portata dal film, la cui lavorazione ha svelato strumenti e visioni diverse da quelle interiorizzate per anni.
Nel ricordare una scena chiave, Lutz confessa lo scontro con la regista Coralie Fargeat sulla rappresentazione della provocazione femminile, toccando il tema errato del “se te la cerchi”. Il film è servito a ribadire con forza che un no è sempre un no e che il rispetto va insegnato e riconosciuto a prescindere da ogni giudizio o apparenza.
Il contributo di Revenge al dibattito sulle violenze di genere evidenzia come cinema, letteratura e musica possano essere strumenti per portare consapevolezza e, possibilmente, cambiamenti nelle mentalità sociali. Le parole dell’attrice rivelano un impegno profondo, dentro e fuori dallo schermo.