Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, ha parlato dal carcere di Bollate durante la prima puntata di Belve Crime, il programma condotto da Francesca Fagnani. L’uomo ha ribadito con fermezza la sua innocenza, spiegando dettagli della sua vita, della sua esperienza in carcere, e commentando il processo che lo ha visto imputato. L’intervista ha dato spazio a molteplici aspetti, dal Dna alla sua famiglia, passando per le accuse e i risvolti emotivi della vicenda.
La sua versione dei fatti sulla personalità e le accuse
Bossetti si è mostrato disponibile a rispondere anche alle domande più difficili, a cominciare da come la giustizia e i media l’abbiano descritto. Viene infatti definito nelle sentenze come soggetto freddo e malvagio, con caratteristiche quasi disumane. L’uomo ha detto che sa benissimo di essere stato etichettato come un mostro dalla società e che questa reputazione lo accompagnerà anche nel caso venisse prosciolto in futuro. Allo stesso tempo, nega di aver mai incontrato Yara Gambirasio e sostiene che quel Dna trovato non sia il suo.
Nel racconto si è soffermato anche sul soprannome avuto nel cantiere dove lavorava, “Il favola”. Spiega che questo gli veniva dato perché spesso si assentava, giustificandosi con un presunto tumore al cervello, malattia che gli assicurava una scusa credibile per non essere presente. In realtà, racconta, non veniva pagato da mesi e si trovava costretto a lavorare altrove per sostenere la famiglia.
Non manca il riferimento al peso mediatico e al giudizio sociale che, a suo dire, hanno influenzato la condanna. Sa bene che una parte rilevante del pubblico lo considera colpevole, ma sottolinea anche di ricevere ancora lettere di sostegno da persone che credono nella sua innocenza.
Ricordi dall’infanzia e la vita familiare tra crisi e tradimenti
L’intervista ha approfondito aspetti della vita privata di Bossetti. Il muratore ha ricordato l’infanzia difficile tra continui litigi tra i genitori e la severità del padre, mentre il legame con la madre era più forte. Ha parlato del matrimonio con Marita, sposata nel 1999 e madre dei suoi tre figli, definendo il periodo pre-carcerazione come felice.
Bossetti ha raccontato di un cambiamento avvenuto durante la sua detenzione, quando ha scoperto i tradimenti della moglie, dettaglio che non si aspettava affatto. Questo ha segnato molto il suo stato d’animo e la percezione all’interno del matrimonio. Sempre in occasione dell’intervista è stato chiesto delle ricerche su siti porno, che secondo gli inquirenti comprenderebbero anche video con minorenni. Bossetti si è difeso spiegando che lui e la moglie visitavano siti hard ma non hanno mai cercato materiale illecito; quei risultati, dice, sarebbero frutto di algoritmi e suggerimenti automatici.
Un episodio personale riguarda la corrispondenza con un’altra detenuta, Maria, con cui ha instaurato un certo rapporto epistolare. Secondo Bossetti, questa comunicazione è stata una sorta di rivalsa dopo aver appreso dei tradimenti della moglie.
Alibi, dna e la scoperta del padre biologico
Quando è stato interrogato sull’alibi del giorno in cui Yara Gambirasio è stata uccisa, Bossetti non ha ricordi precisi ma afferma di aver svolto alcune normali commissioni, tra cui visite dalla commercialista e dal parrucchiere. L’assenza di ricordi netti riguarda una giornata che, per lui, non aveva nulla di particolare.
Il tema del Dna emerso dalla scena del crimine è centrale nella difesa. Bossetti ha negato che quello trovato sugli oggetti di Yara fosse il suo, sostenendo che i suoi legali non hanno mai avuto accesso completo a questo materiale probatorio. Ha aggiunto che la difesa ha richiesto l’analisi del Dna, ma non è stata mai accontentata.
Tra i momenti più intensi raccontati c’è la rivelazione di aver appreso, solo in carcere, che il suo vero padre biologico non fosse Giovanni Bossetti, ma Giuseppe Guerinoni, un autista bergamasco. Questa scoperta è stata scioccante perché la madre, Ester, aveva sempre negato questo legame, persino negli anni finali della sua vita.
Le difficoltà in carcere e i rapporti familiari attuali
Bossetti ha rivelato anche il momento in cui ha tentato di togliersi la vita dopo aver scoperto i tradimenti di Marita. Ha descritto uno stato di sconvolgimento tale da non ricordare bene la dinamica del tentato suicidio, che è stato interrotto per un soffio da altri detenuti o dagli operatori.
Sul rapporto presente con la moglie, racconta che Marita è rimasta accanto a lui, continuano a mantenere i contatti e si vedono regolarmente per via dei figli. Anche in carcere, dopo alcune tensioni iniziali con altri detenuti, Bossetti afferma di essere ora trattato con rispetto. Prima di chiudere l’intervista, ha detto di pensare spesso a Yara e di pregare per lei, convinto che nessuno dei due abbia avuto giustizia.