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Maschi veri su Netflix smonta gli stereotipi di mascolinità attraverso quattro personaggi

La serie “Maschi veri” di Netflix esplora la mascolinità tossica attraverso le storie di uomini diversi, rivelando fragilità e pressioni sociali che influenzano sia uomini che donne nell’Italia contemporanea.

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"Maschi veri" è una serie Netflix italiana che esplora la mascolinità tossica attraverso le storie di quattro uomini, mettendo in luce fragilità, pressioni sociali e stereotipi maschili nell'Italia contemporanea. - Unita.tv

La nuova serie italiana di Netflix, “Maschi veri“, affronta la mascolinità tossica mettendo in scena quattro uomini con storie diverse. La vicenda prende in giro l’ossessione maschile per la performance e la supremazia, mostrando come questa pressione influisca tanto sugli uomini quanto sulle donne. Questo racconto spinge a riflettere intorno a cosa significhi essere maschio nell’Italia di oggi, svelando fragilità e false sicurezze.

Maschi veri racconta un ritratto di mascolinità tormentata tra chat e relazioni difficili

Al centro della storia ci sono Francesco Montanari e Maurizio Lastrico, rispettivamente Riccardo e Mattia, due persone molto diverse ma unite dalla stessa crisi. Riccardo ha un atteggiamento da “uomo cavernicolo”, convinto della propria forza, tradisce la sua compagna, Ilenia , da anni. Quando lei propone di aprire la coppia, però, rimane sconvolto, incapace di accettare un cambiamento che metterebbe in discussione la sua immagine.

Mattia, invece, rappresenta l’uomo sensibile, alle prese con un divorzio che sembra spezzargli il mondo. La figlia cerca di aiutarlo a riprendersi e a rimettersi in gioco sentimentalmente, ma lui fatica a superare le sue insicurezze. Entrambi fanno parte di una chat di padel chiamata “maschi veri“, luogo dove si ritrovano i personaggi per confrontarsi. Il nome della chat dà titolo alla serie, che racconta, senza edulcorazioni, le difficoltà e le contraddizioni maschili di oggi.

La serie è una produzione di Matteo Rovere e si basa su un format spagnolo intitolato “Maschos alfa“. Fuori dallo schermo, proprio Montanari e Lastrico hanno detto che sempre più uomini sentono il peso di dover dimostrare forza o successo, senza che ciò risolva davvero i problemi dell’identità maschile. La loro critica verso l’idea del “maschio alfa” punta dritto agli stereotipi che restano ben radicati nella cultura italiana.

Il peso dell’aspettativa di successo fra uomini e donne nella serie

Maschi veri” focalizza uno dei più comuni tormenti: la necessità di sembrare vincenti a tutti i costi. I protagonisti crescono con l’idea che basti ottenere risultati senza rinunciare all’immagine del forte e invulnerabile. Al contrario, le donne intorno a loro spesso devono lottare per dimostrare di essere migliori, raggiungere posizioni prestigiose e meritare rispetto.

Maurizio Lastrico ha detto che lui sente molto questa pressione di dover apparire migliore, un fardello che pesa anche sulle donne, forse in modo differente. Aggiunge che sarebbe interessante capire come le donne vedono davvero la “versione migliore” degli uomini, magari offrendo suggerimenti più concreti.

Francesco Montanari, osservando la cultura occidentale, evidenzia che la donna viene cresciuta per essere sempre al massimo, ma l’uomo fa esperienza di un’altra forma di esclusione: chi non è performante, chi non rientra nell’ideale del vincente “borghese” – basato su potere o aspetto – viene considerato un fallito. Questo sistema rigido spinge uomini e donne dentro ruoli difficili da sostenere, con conseguenze pesanti sulla vita emotiva e sociale di entrambi.

Maurizio lastrico è l’uomo sensibile che sfida un pregiudizio radicato

Maurizio Lastrico ha costruito la sua carriera interpretando uomini con un lato vulnerabile e attento alle emozioni, un profilo che in Italia resta fuori dai modelli tradizionali maschili. Nel cinema e nella televisione il “uomo sensibile” è ancora visto come una figura strana, quasi una eccezione.

Lastrico racconta che spesso chi lo dirige in scena gli chiede di rendere il personaggio “più uomo“, una richiesta che fatica a comprendere, perché quella sensibilità non dovrebbe essere un difetto o qualcosa da correggere. Lui sottolinea che ascoltare, provare empatia o mostrarsi vulnerabile sono comportamenti normali, non segni di debolezza.

Questa domanda riflette un pregiudizio presente nei casting e soprattutto in una cultura che associa la mascolinità a durezza e invulnerabilità. Il fatto che attori come Lastrico siano apprezzati per ruoli più autentici suggerisce che qualcosa sta cambiando nelle rappresentazioni di genere, ma la resistenza degli stereotipi resta forte.

Maschi veri mette a confronto autoironia e atteggiamenti divisivi nel mondo dei social

Nel dibattito sulla presenza in rete, alcuni personaggi della serie sostengono che adottare posizioni divisive renda più popolari, rispetto a chi punta sull’autoironia o la sensibilità. Montanari, però, evidenzia una contraddizione nei suoi personaggi: quelli più apprezzati sembrano forti e duri, ma nascondono una fragilità profonda.

Nel caso di Riccardo, la durezza è solo apparente. L’attore spiega che basta una semplice proposta della sua compagna per farlo crollare. Non regge nemmeno un confronto emotivo. È come un neonato sotto molteplici aspetti, una persona fragile che però non lo ammette nemmeno con se stessa.

Questo confronto fra un uomo “cavernicolo” e uno “maschio alfa” più realizzato si risolve solo grazie a una fatica comune: riconoscere la vulnerabilità. In uno degli episodi più intensi, il rapporto fra Riccardo e il suo amico Massimo, capitalista e figura di “maschio alfa” più moderna, si chiude con un abbraccio significativo, un gesto di accettazione e di scontro con le proprie contraddizioni.

Le sfide del ruolo di uomo nella società contemporanea rimangono uno dei temi forti della serie, che spinge a mostrare senza filtri quanto il bisogno di forza esteriore nasconda la fragilità di chi la esibisce. “Maschi veri vuole essere, così, una rappresentazione senza censure, ma ricca di umanità.”