Home Martin scorsese e il mito dei veri mafiosi pagati per i suoi film: cosa c’è di vero

Martin scorsese e il mito dei veri mafiosi pagati per i suoi film: cosa c’è di vero

Martin Scorsese esplora la criminalità organizzata attraverso film iconici come Mean Streets, Goodfellas e The Irishman, mantenendo un approccio realistico e documentato senza coinvolgimenti con veri mafiosi.

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L'articolo analizza la carriera di Martin Scorsese, evidenziando come i suoi film sulla mafia si basino su ricerche storiche accurate e testimonianze, smentendo le leggende su presunti legami con veri mafiosi, e sottolineando la sua rappresentazione realistica e critica della criminalità organizzata. - Unita.tv

Martin Scorsese ha segnato il cinema con pellicole che mostrano da vicino la criminalità organizzata, diventando uno dei registi più riconosciuti per raccontare storie di mafia e gangster. Spesso si è parlato di leggende legate alla sua produzione, come la presunta collaborazione o addirittura il pagamento di veri mafiosi per rendere più autentici i suoi film. Questo testo ripercorre la carriera di Scorsese, l’origine dei suoi film più celebri e chiarisce quali sono i fatti accertati dietro le sue opere sul mondo criminale.

Le origini e la passione di scorsese per il cinema sulla mafia

Nato a New York nel 1942, Martin Scorsese è cresciuto immerso nella cultura italo-americana, un ambiente che ha avuto grande influenza su di lui. Fin dai suoi esordi, negli anni ’60, ha scelto di raccontare storie legate alla malavita locale, in particolare la realtà dei quartieri come Little Italy. Questa scelta rifletteva la sua vicinanza a un mondo che conosceva direttamente, fatto di persone, valori e contraddizioni.

La sua prima notorietà arriva nel 1973 con Mean streets, lungometraggio drammatico ambientato proprio tra piccole realtà malavitose della città. Il film, interpretato da Robert De Niro e Harvey Keitel, ha lanciato una collaborazione che sarebbe durata per decenni tra Scorsese e De Niro, e ha aperto la strada a un modo di narrare il crimine come fatto umano e quotidiano, senza filtri romantici.

Mean streets e la rappresentazione realistica

Mean streets descrive in modo crudo la vita di due giovani gangster, mostrando sia la violenza che i rapporti personali e familiari in un contesto sociale degradato. Il lavoro metteva in luce non solo l’azione criminale, ma anche le lotte interiori dei personaggi, tracciando un ritratto realistico all’interno di un genere che prima era spesso spettacolarizzato o mitizzato.

Il successo e la precisione di goodfellas

Nel 1990 Scorsese ha diretto Goodfellas, tratto dal libro Wiseguy di Nicholas Pileggi, che narra la vera storia di Henry Hill, un uomo coinvolto nella mafia italo-americana. Il film ha ottenuto grande successo di critica e pubblico, grazie anche alle interpretazioni di Robert De Niro, Joe Pesci e Ray Liotta. Joe Pesci ha conquistato l’oscar come miglior attore non protagonista, premiando una performance intensa e realistica.

La lavorazione di Goodfellas si è basata sulla collaborazione diretta con Henry Hill, che ha contribuito a garantire l’accuratezza di molte scene e dialoghi, senza però alcun coinvolgimento di membri reali della criminalità organizzata o pagamenti a mafiosi. Scorsese e Pileggi hanno voluto mostrare la violenza e il degrado con fedeltà, senza edulcorazioni o tentativi di ammantare di fascino i protagonisti.

Sui set non è arrivata nessuna presenza mafiosa, e gli attori si sono affidati a uno studio approfondito del contesto e al dialogo costante con Hill, che ha fornito dettagli precisi sulla vita e le abitudini del mondo mafioso degli anni ’60 e ’70. Questa scelta ha permesso di evitare qualunque contaminazione illegale e di realizzare un film che resta uno dei punti di riferimento del cinema sul crimine organizzato.

The irishman, la mafia oltre i riflettori

Il film del 2019 The Irishman porta ancora avanti lo sguardo di Scorsese sulla criminalità, stavolta incentrandosi su figure meno note ma fondamentali nel sistema mafioso americano. Il protagonista è Frank Sheeran, un uomo che ha affermato di aver ucciso il noto sindacalista Jimmy Hoffa. Basato su I heard you paint houses di Charles Brandt, il film mostra i legami tra mafia, sindacati e poteri economici.

Il progetto Netflix ha riunito nomi come Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci, garantendo un cast d’esperienza che ha dato vita a un racconto intenso e approfondito. Scorsese ha scelto di non mostrare soltanto i grandi boss, ma anche gli uomini che muovono le pedine dietro le quinte, svolgendo ruoli nelle pieghe nascoste della malavita.

Anche in questo caso, non ci sono state occasioni in cui Scorsese abbia pagato veri mafiosi per la realizzazione del film. L’approccio del regista è sempre stato quello della ricerca storica e dell’attendibilità nei dettagli, piuttosto che l’inserimento di elementi reali estranei all’industria cinematografica.

Controversie sulle rappresentazioni mafiose nei film di scorsese

Sebbene non emergano prove di accordi con esponenti reali della mafia, alcune critiche hanno puntato il dito sulla rappresentazione che Scorsese dà del mondo criminale. Alcuni ritengono che i suoi film finiscano per suscitare simpatia nei confronti dei gangster, perché ne mostrano anche lati umani e relazioni personali.

Scorsese ha sempre replicato chiarendo che le sue opere sono una riflessione sulla violenza e il degrado morale. Nei suoi racconti l’azione criminale è mostrata nella sua durezza e senza edulcorazioni. La fascinazione che pubblico e media mostrano per i personaggi non equivale a una celebrazione, ma piuttosto ad un’attrazione verso figure complesse e contraddittorie.

L’attenzione ai dettagli della vita reale, al linguaggio, ai contesti sociali, ha dato ai suoi film uno spessore che supera la semplice narrazione thriller o poliziesca. Questi lavori diventano così un documento di costume e di storia, non una resa apologetica della mafia.

Dialoghi e testimonianze sulle scelte di scorsese

In alcune interviste Martin Scorsese ha scherzato sull’attrazione che ha sempre avuto per il mondo gangster, ammettendo una sorta di ammirazione per lo stile e la spavalderia di quegli uomini, senza mai però superare la distinzione tra realtà e racconto cinematografico.

Il regista ha sottolineato di aver sempre lavorato con autori, storici e persone vicine a quegli ambienti per garantire la precisione nelle sue storie. Questo metodo ha esonerato la sua opera da dubbi relativi a sponsorizzazioni o accordi con figure mafiose reali.

Scorsese ha mantenuto un equilibrio tra rispetto per il racconto veritiero e distanza morale dai personaggi, lasciando raccontare con verità gli eventi senza filtri o abbellimenti. Il suo cinema continua a rappresentare un punto fermo per chi vuole comprendere il funzionamento interno della criminalità in maniera nitida e documentata.