All’82ª Mostra del Cinema di Venezia è arrivato The Smashing Machine, un film che racconta la vita intensa del lottatore di arti marziali miste Mark Kerr. Diretto da Benny Safdie, il documentario non si limita ai successi sportivi, ma scava nelle difficoltà personali: la dipendenza dagli antidolorifici, la pressione del successo e le relazioni complicate che segnano la vita di un atleta alle prese con i propri limiti. Nel film, interpretato da Dwayne Johnson, Kerr appare come un uomo diviso, fragile, combattuto tra il desiderio di affermarsi e il peso delle sue debolezze.
Mark Kerr: dal trionfo sul ring alle sfide fuori dal ring
Nato a Toledo, Ohio, nel 1968, Mark Kerr ha dominato nel mondo della lotta fin dagli anni ’90. Nel 1992 si laurea campione NCAA e si fa notare con vittorie importanti su avversari del calibro di Randy Couture. Negli anni ’90 entra nel circuito professionale delle arti marziali miste, accumulando una serie di successi che lo portano ai vertici della UFC. Il suo soprannome, “The Smashing Machine”, racconta la sua forza e il modo in cui dominava sul ring.
Ma fuori dal ring la sua vita è tutt’altro che semplice. Il film mette in primo piano la sua dipendenza dagli antidolorifici: all’inizio un aiuto per sopportare allenamenti duri e combattimenti, poi diventata un problema che mette a rischio tutto. A questo si aggiunge una personalità emotivamente fragile, che condiziona le sue scelte dentro e fuori dal ring. E c’è anche la sua complicata relazione con Dawn Staples, la compagna, che per Kerr è sia un punto di riferimento sia fonte di tensioni. La pellicola segue il suo percorso dal successo al lento declino, segnato da crisi interiori e ricadute.
Dwayne Johnson si mette alla prova con un ruolo drammatico
Dwayne Johnson, solito a ruoli da wrestler e film d’azione, qui dà una prova più misurata e intensa. Con il suo passato da wrestler conosce bene il mondo del combattimento, ma interpretare un uomo come Kerr, diviso tra la voglia di vincere e la lotta con le dipendenze, è una sfida nuova. Johnson riesce a portare sullo schermo un personaggio complesso, senza esagerare, mostrando la fragilità nascosta sotto la forza.
La sua interpretazione dà credibilità alla storia, trasformando Kerr in un uomo che non è solo un duro sul ring, ma anche una persona vulnerabile, schiacciata dalle pressioni della fama. Johnson racconta con equilibrio il contrasto tra l’esplosività del successo e le difficoltà interiori, mantenendo questo tono per tutto il film.
Emily Blunt nel ruolo di Dawn Staples: la donna dietro Kerr
Emily Blunt interpreta Dawn Staples, compagna di Mark Kerr. Anche se il suo personaggio è quello classico della donna a fianco di un atleta tormentato, Blunt riesce a far emergere tutta la confusione e l’insicurezza di una donna che vive nell’ombra di una storia complicata. Dawn è una presenza chiave, la cui vita sembra bloccata accanto a Kerr. La sua lotta interiore si legge nei piccoli gesti, nelle tensioni che segnano il loro rapporto.
Nel film si vede chiaramente una dipendenza emotiva reciproca, un’incomunicabilità che logora la relazione, consumata da problemi più grandi di loro. Dawn diventa così uno specchio per Kerr, riflettendo il caos e le fratture che ha dentro.
The Smashing Machine: dietro i combattimenti, la vita reale
The Smashing Machine si distingue da tanti film sportivi perché si concentra sull’uomo, non solo sull’atleta. Benny Safdie, qui alla regia senza il fratello Josh, mostra come la vita dietro le luci del ring sia spesso una battaglia ancora più dura: quella contro il proprio corpo e la propria mente.
Il film non nasconde gli aspetti più oscuri di Kerr: la fatica a gestire le emozioni, le ricadute dovute alla dipendenza da oppiacei, la rabbia che lo allontana dalle persone care. In mezzo a tutto questo, spicca l’amicizia con Mark Coleman, un altro personaggio importante nel suo percorso, che rivela un lato più fragile e bisognoso di sostegno.
La regia punta molto sui primi piani, lasciando emergere con naturalezza sofferenza e sfumature emotive. Pur senza raggiungere la profondità di film come The Wrestler, The Smashing Machine resta un lavoro curato, che si affida al carisma di Johnson e Blunt per raccontare storie vere e complesse.
Dipendenza e arti marziali miste: un problema reale e diffuso
Uno dei temi centrali del film è la dipendenza dagli antidolorifici, un problema molto comune nelle arti marziali miste. L’uso di queste sostanze nasce per alleviare il dolore di allenamenti e incontri, ma finisce spesso per diventare una trappola difficile da scardinare. Gli sport da contatto espongono gli atleti a continui traumi fisici, e molti cercano sollievo chimico.
Il film mostra bene questo circolo vizioso: la pressione mediatica, l’obbligo di mantenere l’immagine del vincente peggiorano la situazione. Kerr si ritrova intrappolato tra dipendenza fisica e la fame continua di successo e approvazione. Ne nasce una vita segnata dal dolore, fisico e mentale, una realtà purtroppo comune nel mondo delle MMA.
In The Smashing Machine, Mark Kerr non è solo un campione, ma una persona che lotta con sfide che vanno oltre il ring. Un racconto che il cinema porta sullo schermo per mostrare la complessità dietro la fama e la gloria.
Ultimo aggiornamento il 1 Settembre 2025 da Serena Fontana