
Luca Fiocca esplora la bellezza femminile unendo arte, simbolismo e anatomia, evidenziando attraverso la teoria delle tre losanghe un’armonia nascosta nel corpo che unisce forma, vuoto e seduzione in un equilibrio profondo e spirituale. - Unita.tv
Luca Fiocca si presenta come una figura moderna nel campo dell’esplorazione del desiderio e della bellezza femminile, proponendo una visione che unisce arte, simbolismo e anatomia. Il suo lavoro si concentra sul rapporto tra forma, spazio e seduzione, spingendo lo sguardo oltre l’apparenza immediata. Attraverso la teoria delle tre losanghe, Fiocca mette in luce come certi schemi geometrici si ripetano nel corpo femminile, creando un’estetica che richiama antichi canoni di armonia.
La teoria delle tre losanghe e la forma del corpo femminile
La teoria delle tre losanghe prende il nome dalla figura geometrica del rombo, che si forma, secondo Fiocca, in punti precisi del corpo femminile. In particolare, si osserva una losanga sotto la zona glutea, altra tra le cosce e un’ulteriore tra le tibie. Questi spazi non sono casuali ma sembrano replicare una proporzione precisa che ha radici nella storia dell’arte e nella natura. La losanga, con la sua forma regolare e bilanciata, rispecchia un ideale estetico che spesso coincide con la cosiddetta “sezione aurea”, ancora oggi studiata per la sua capacità di generare bellezza visiva.
Queste forme romboidali creano un ritmo visivo continuo lungo la colonna del corpo femminile, conferendo una sensazione di equilibrio e di armonia. Fiocca suggerisce che questa geometria non è solo una questione di fisicità, ma anche di un codice simbolico, un linguaggio nascosto che parla di seduzione e di fascinazione profonda. La presenza delle losanghe diventerebbe così un segreto tangibile dell’attrazione, un modo con cui la natura disegna la bellezza attraverso schemi ricorrenti.
L’analogia con le facciate antiche e il gioco di luce e ombra
Il lavoro di Fiocca ricorda alcune riflessioni del poeta e critico John Ruskin sui contrasti di luce e ombra nelle architetture classiche. L’analogia tra i vuoti e i pieni nelle facciate degli edifici antichi e i segni che si manifestano nel corpo femminile fa emergere un’idea di equilibrio e di spazialità che va oltre la semplice forma fisica. Esiste un confine sottile tra ciò che appare e ciò che si nasconde, tra presenza e assenza, che crea tensione estetica e senso.
Ruskin osservava come l’ampiezza e la profondità delle ombre fossero essenziali per evitare che una superficie risultasse piatta o sbiadita. Questa dialettica tra oscurità e luce produce un effetto di profondità che permette alla facciata e, per estensione, a ogni forma, di esprimere la propria essenza. Fiocca associa questo gioco di contrasti al corpo umano, dove spazi vuoti e pieni si alternano in modo da realizzare un’armonia più profonda, invisibile a uno sguardo superficiale.
Vuoto e nulla come sostanza dell’essere e la seduzione dell’invisibile
Un punto centrale del discorso riguarda il valore del vuoto, inteso non come assenza ma come presenza concreta. Fiocca si richiama alle idee di Lucrezio, che considerava il nulla e lo spazio vuoto come parte integrante della realtà e, quindi, dell’essere stesso. La seduzione si sposta dal tangibile all’intangibile, dagli elementi visibili a quelli nascosti dietro le forme.
Questa riflessione sfiora il mito di Psiche ed Eros, dove la conoscenza avviene senza contatto visivo diretto, ma attraverso un’attrazione più profonda e senza volto. Nel campo del desiderio, il non visto acquista potenza e diventa terreno dove si svolge una fase più intensa dell’estasi e dell’incontro tra anime. Fiocca invita a non cercare la bellezza solo nel pieno, ma a volgere lo sguardo al silenzio, all’ombra e soprattutto a ciò che non si mostra apertamente.
Lo spazio vuoto come tempio spirituale nel femminile
Secondo la visione di Fiocca, ogni donna custodisce una “stanza vuota”, un luogo immateriale in cui risiede qualcosa di sacro, paragonabile a uno spirito divino. Questo spazio non manifesta presenza fisica ma è essenziale alla comprensione del sé e alla relazione con ciò che va oltre il corpo. Senza questo vuoto nulla potrebbe reggersi, non esisterebbe un senso duraturo di esistenza o bellezza.
L’idea del vuoto qui riluce come origine e centro dell’essere, un potenziale che si rinnova ogni istante. Lo spazio vuoto consente a ciò che è spirituale di manifestarsi e di vivere oltre la materia. Nel corpo femminile, dunque, questa dimensione invisibile è paragonabile a un tempio, da cui sgorga un’energia che non si vede ma si percepisce nella seduzione, nella presenza e nello sguardo. In questo senso la forma diventa manifestazione esterna di una profondità interiore, dove convivono eternità e mistero.