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Lorenzo prattico e il racconto autentico della cucina italiana tra docufilm e storytelling social

Lorenzo Prattico, conosciuto come Prattquello, si distingue nel panorama digitale per i suoi video approfonditi sul cibo, unendo narrazione documentaristica e cultura culinaria italiana con uno stile unico e coinvolgente.

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Lorenzo Prattico, alias Prattquello, è un creatore digitale che racconta la cultura gastronomica italiana con rigore e profondità, distinguendosi per video documentaristici e un libro che unisce cibo, storia e introspezione. - Unita.tv

Lorenzo Prattico, noto come Prattquello, è diventato una voce riconoscibile nel mondo della comunicazione digitale dedicata al cibo. Partito da TikTok, si è fatto strada su YouTube costruendo narrazioni profonde, lontane dallo stile superficiale che spesso domina i social. La sua attenzione al dettaglio e la precisione nelle ricerche hanno trasformato i suoi video in veri e propri documentari, capaci di mantenere alta l’attenzione degli spettatori anche in formati lunghi, una rarità sui social.

Dal viralità a un racconto costruito: la crescita di prattquello sui social

Il cammino di Prattquello ha radici su TikTok, dove ha conquistato pubblico con i suoi contenuti sul cibo, prima di approdare su YouTube. Qui ha potuto approfondire il suo stile, più accurato e strutturato. Collaborazioni con altri creator, come Franchino er Criminale, gli hanno dato slancio, segnando una crescita costante. Al centro del suo lavoro c’è uno storytelling curato, costruito come una narrazione quasi documentaristica che esplora la cultura culinaria italiana con attenzione e rispetto.

Il suo volto è anche rappresentante di un gruppo di giovani impegnati in vari aspetti della comunicazione digitale. Non si tratta di un singolo creator improvvisato: ogni video nasce da un lavoro di squadra, con ricerche dettagliate e progettazione precisa. Le sue serie sulla pizza, sui ristoranti tradizionali italiani e “Storie di cibo” mostrano la differenza, mettendo in luce come una produzione attenta possa emergere in un mondo di contenuti spesso superficiali.

Questa attenzione al dettaglio fa sì che i video si sviluppino in modo approfondito, raccontando storie che difficilmente affronterebbero brevi clip fatte soltanto per attirare like e visualizzazioni rapide. Si tratta di un tipo di approccio che ha incontrato il favore di un pubblico disposto a dedicare tempo ad ascoltare una narrazione pacata e ricca di sfumature.

Narrare la cultura gastronomica italiana con rigore e delicatezza

Anche in un’epoca dominata da contenuti rapidi e spesso privi di profondità, Prattquello si spinge oltre, portando gli spettatori oltre la soglia dell’attenzione standard dei social. Con video che durano anche quasi quaranta minuti, riesce a raccontare la storia di piatti tipici o marchi alimentari con un linguaggio calmo, preciso e misurato. Un risultato significativo se si pensa alla dittatura della brevitas tipica di TikTok o Instagram.

La sua narrazione non è semplicemente un elenco di fatti, ma un racconto orchestrato che mescola storie, curiosità e dettagli tecnici, con una calma che ricorda i programmi televisivi più attenti e approfonditi. Questo permette al pubblico di immergersi nei temi trattati senza sentirsi sopraffatto o annoiato. Il suo racconto si estende spesso a ricostruzioni storiche e analisi di ricette, facendo emergere il passaggio tra tradizione e innovazione.

Prattquello riesce a tenere alta la curiosità con uno stile garbato e mai invadente, mostrando come il digitale possa ospitare contenuti di valore anche confrontandosi con la velocità degli algoritmi. Le sue serie mettono al centro non solo il cibo, ma le persone, la cultura e le storie che ruotano intorno a piatti che, altrimenti, rischierebbero di perdersi nell’omologazione.

La carbonara tra storia, mito e filologia culinaria

Nel suo ultimo lavoro, Prattquello ha dedicato ampio spazio alla carbonara, un simbolo non solo della cucina romana ma di un dibattito molto acceso sulle sue origini. Partito da Tor Lupara, suo quartiere natale a Roma, Pratt ha indagato la ricetta più discussa con un rigore filologico insolito tra i creator digitali.

Il video analizza le varie ipotesi sull’origine della carbonara, sottolineando come la ricetta non sia affatto così scontata né universalmente romana come spesso si ritiene. Pratt racconta la versione americana, quella rimediata dalla Romagna e quella napoletana, tutte spiegate con riferimenti storici e fonti archivistiche. Lo fa con un linguaggio misurato, quasi da studioso, simile per approccio a personaggi dedicati alla divulgazione culturale.

L’accuratezza emerge anche nell’uso di riferimenti esterni: nel video compare Robert K. Merton con la sua teoria della “scoperta multipla”, usata per spiegare come certe invenzioni culturali possano essere coeve e parallele. Inoltre l’indagine trova tracce della carbonara in film e interviste di decenni fa, grazie al lavoro di archivi digitali, un aspetto che ha dato concretezza alla narrazione.

Questa miscela di cultura gastronomica, storia sociale e ricerca documentaria rende il racconto unico per chi ama approfondire le origini di piatti famosi senza accontentarsi delle versioni semplificate.

Racconti di roma e il legame con la tradizione culinaria più vera

Lorenzo Prattico si confronta spesso con le sue radici romane, passando dall’analisi della cucina giudaico-romana fino alle declinazioni della pizza rossa, e spingendosi anche verso le tendenze più moderne come il cibo etnico o gli snack industriali. La sua attenzione ai dettagli lo porta a visitare luoghi storici come il ristorante della Sora Lella, sull’Isola Tiberina.

Questo locale, un vero monumento alla romanità autentica, è raccontato con una sensibilità che emerge nelle immagini e nei dialoghi. Non è un semplice pranzo documentato, ma un immersione in una parte della cultura romanità che resiste al cambiamento e che ha un legame profondo con la città. Sono queste esperienze dirette che arricchiscono i suoi racconti, riuscendo a suggerire al pubblico un senso di partecipazione e vicinanza da cui spesso mancano i contenuti ormai standardizzati.

La particolare relazione di Prattco con la sua città e con le sue tradizioni alimentari fa sì che ogni suo racconto emozioni e informi senza scadere nel folklore superficiale o nella banalità. Roma diventa così uno sfondo vivo, con i suoi sapori e le sue storie poco note.

Un viaggio tra cibo e introspezione nel libro di prattquello

Nel 2024, Lorenzo Prattico ha pubblicato “Questa fame che non smette mai” per Mondadori, un libro che racconta sette viaggi attraverso il mondo culinario. Non si tratta solo di descrizioni gastronomiche, ma di un percorso di riflessione personale e introspezione. Il cibo diventa così una lente per osservare il mondo e se stesso, con una scrittura che conserva la stessa attenzione ed equilibrio che caratterizza i suoi video.

Il testo offre al lettore una diversa prospettiva, più meditata e raccolta, che si affianca ai contenuti digitali donando profondità e sfumature. Prattco usa il viaggio come metafora di crescita, immergendo chi legge in atmosfere diverse, dal locale al globale. Il libro è un seguito naturale della sua attività online, dove i racconti gastronomici si intrecciano con la cultura, la memoria e l’esperienza personale.

Questo passaggio dalla comunicazione digitale alla pagina scritta mostra come Prattquello abbia maturato un modo di raccontare il cibo lontano dalla superficialità, in dialogo con una platea che cerca originalità e contenuti a tutto tondo. Un invito ad ascoltare storie più complesse, senza rinunciare al coinvolgimento narrativo.