
Marilyn Monroe, icona del cinema americano anni '50 e '60, ha lottato per affermare la propria identità artistica, gestendo autonomamente la carriera e sfidando gli stereotipi di Hollywood, con ruoli memorabili e un’eredità duratura. - Unita.tv
L’attrice marilyn monroe ha lasciato un segno indelebile nel cinema americano degli anni ’50 e ’60. La sua carriera è stata segnata da una forte volontà di affermare la propria identità, nonostante le pressioni di un sistema cinematografico che spesso la volgeva a modello stereotipato. La sua immagine iconica continua a influenzare la cultura popolare, mentre la sua storia personale rivela lotte e scelte coraggiose.
La scelta del nome e il rapporto con l’immagine pubblica
Marilyn Pauline, il nome di battesimo dell’attrice, rappresentava un punto di conflitto sin dall’inizio del suo percorso artistico. Decise di rinunciare a Marilyn, ormai sinonimo della celebre monroe, per evitare un’identificazione eccessiva con quel personaggio pubblico. Tuttavia, mantenne il cognome monroe come elemento distintivo, anche se ciò comportò concessioni importanti, come la famosa tinta biondo platino che divenne parte del suo marchio personale cinemtografico. Quel biondo non era solo un vezzo estetico ma un segno di una scelta calcolata, un modo per attirare l’attenzione e restare nel gioco, pur senza perdere la propria indipendenza. La sua lotta con il nome e l’immagine fu un chiaro segnale del desiderio di non farsi schiacciare dalle aspettative del sistema hollywoodiano.
Il ruolo della donna indipendente e la creazione di una casa di produzione
Marilyn monroe si differenziò da molte sue colleghe per la volontà di gestire autonomamente la propria carriera. Fondò una casa di produzione propria proprio per evitare il controllo esclusivo degli studi cinematografici. Questa mossa le permise di selezionare ruoli più adatti a esprimere la sua personalità e di partecipare alle trattative contrattuali in modo più diretto. Inoltre si batté apertamente contro le disparità salariali, scioperando contro il fatto che il suo stipendio fosse nettamente inferiore rispetto a quello degli attori maschi con cui lavorava. Non è un caso se molte delle sue scelte riflettono un carattere anticonformista e ribelle, disposto a rompere i canoni tradizionali del business del cinema.
Il talento e la collaborazione con i grandi registi americani
La poliedricità di marilyn monroe trovò terreno fertile nel lavoro con alcuni dei registi più importanti di quel periodo. Il suo talento nel passare con disinvoltura da ruoli di donne ingenue a personaggi sensuali e tormentati catturò l’interesse di Billy Wilder, Otto Preminger, Robert Aldrich e George Sidney. Ma fu Richard Quine a dedicarle alcune delle commedie romantiche più memorabili, dove riuscì a mettere in luce un’umanità complessa dietro la sua immagine pubblica. Questa collaborazione la proiettò su un palcoscenico di ruoli più variegati, restituendo uno spaccato vivido delle sue capacità recitative e delle sfumature che riusciva a regalare a ogni personaggio.
L’eredità nei panni di “la donna che visse due volte” di hitchcock
Marilyn monroe è indissolubilmente legata al film “La donna che visse due volte” firmato da Alfred Hitchcock, dove interpretò un doppio ruolo che segnò una svolta nella sua carriera. Questo personaggio, complesso e stratificato, rappresenta la sfida più riuscita della sua vita artistica. Anche molti anni dopo la fine della sua carriera il ruolo continua a ricordare al pubblico l’abilità dell’attrice nel trasmettere emozioni complesse e contraddittorie. Per la monroe, quel film ha rappresentato il momento in cui la sua immagine pubblica di sex symbol si è intrecciata con una dimensione più profonda e drammatica, destinata a restare come cima della sua carriera artistica e come simbolo iconico del cinema americano.