Nei giorni in cui l’Europa ridisegna le tutele per i lupi, trasformandoli da specie “rigorosamente protetta” a semplicemente “protetta”, arriva nelle sale italiane il documentario “In marcia coi lupi” di Jean-Michel Bertrand. Il film racconta il ritorno di questi animali nel cuore delle Alpi francesi e la loro convivenza difficile con l’uomo e l’ambiente. L’evento assume un rilievo particolare rispetto alle recenti decisioni politiche e sociali che indeboliscono le politiche di tutela ambientale, soprattutto in Italia, paese dove il sostegno ai cacciatori è sempre più evidente.
Il cambio della convenzione di berna e la nuova classificazione dei lupi
L’Europa ha avviato una modifica sostanziale alla Convenzione di Berna, accordo che protegge specie animali e vegetali considerate fragili o a rischio. Fra le novità più controverse c’è la riclassificazione del lupo – da “rigorosamente protetto” a “protetto”. Questa variazione sfuma in parte il livello di attenzione e le garanzie previste fino a oggi. La decisione arriva in un contesto in cui i governi nazionali, in particolare in Italia, mostrano aperture verso gli interessi dei cacciatori, aumentando la preoccupazione delle associazioni ambientaliste e degli esperti.
Il declassamento formale è visto come un passo indietro per la difesa della biodiversità, perché potrebbe favorire incrementi di prelievo e limitazioni nella gestione delle popolazioni di lupi. Negli ultimi anni questi animali avevano rioccupato spazi incontaminati e margini di territorio dove erano scomparsi da decenni. La modificazione normativa segue anche pressioni di tipo economico e sociale, riconducibili a contesti rurali in cui il conflitto tra agricoltori, allevatori e i predatori selvatici resta teso.
In Italia, la notizia ha suscitato reazioni contrastanti. Il sostegno aperto ai cacciatori da parte di alcuni esponenti politici rende più difficili le prospettive di salvaguardia effettiva. La protezione indebolita rischia di ledere la capacità di questi animali di sopravvivere in libertà, minando gli sforzi compiuti negli ultimi anni per il loro recupero. La Convenzione di Berna avrebbe dovuto essere uno scudo concreto; invece, sotto il peso di interessi vari, si assiste a un compromesso che sposta gli equilibri a favore di logiche più utilitaristiche che ecologiche.
In marcia coi lupi: un racconto visivo tra natura e silenzi
Il documentario “In marcia coi lupi” offre uno sguardo profondo e quasi poetico su questi animali e sui territori che popolano. Jean-Michel Bertrand, autore e regista, ha dedicato tre anni a seguire i lupi nel settore alpino francese, tra foreste, sentieri remoti e spazi selvaggi. La troupe ridotta all’essenziale cattura le immagini con delicatezza, senza disturbare la fauna che si muove libera, mostrando frammenti di vita quotidiana degli esemplari seguiti.
La voce fuori campo che accompagna la narrazione è bassa e ovattata, come un sussurro che riesce a diventare quasi parte del paesaggio sonoro. Bertrand ama soffermarsi su dettagli minuti: un lupacchiotto che si stacca dal branco, la fatica di attraversare territori ostili occupati da altri lupi, i piccoli conflitti per il dominio. Il film ripercorre tappe di crescita e di autonomia, facendo emergere un comportamento individualista e quasi anarchico dei giovani esemplari in cerca di un proprio spazio.
Le immagini mostrano anche il ritorno recente dei lupi dopo ottant’anni di assenza, un evento climatico e sociale che segna la fine di un’epoca. Lo spazio conquistato di nuovo è prezioso, ma non privo di sfide: la convivenza con l’uomo, la pressione antropica, le tensioni sociali alimentano un contesto complesso. Il documentario, grazie a una fotografia attenta e all’uso di riprese aeree, trasmette la suggestione di un mondo ancora in parte pericolosamente intatto, sospeso tra minaccia e armonia.
La natura raccontata attraverso uno sguardo immersivo e sensoriale
“In marcia coi lupi” supera il documento tradizionale per trasformarsi in un’esperienza visiva che si avvicina a un racconto d’avventura al limite del magico. Jean-Michel Bertrand si immerge completamente in un ambiente aspro e naturale, reso in modo crudo e allo stesso tempo delicato. La macchina da presa diventa un occhio aperto verso una realtà senza filtri, in cui le tracce lasciate dagli animali segnano percorsi antichi.
Questa prospettiva regala momenti di bellezza intensa, quasi accecante per chi osserva. Non si tratta di un semplice studio scientifico, ma di una poesia visiva che cattura l’essenza del mondo animale senza mediazioni. I lupi evocano mistero e libertà, ma anche durezza e fragilità. Il ritmo del film segue le azioni istintive, le lotte interspecifiche, le pause di silenzio cariche di tensione. Qui la natura si mostra in tutta la sua complessità senza artifici.
L’unico elemento che può distrarre è la colonna sonora, molto “soave” e invadente in alcuni passaggi. Questo contrasta con il tentativo di mantenere un’atmosfera fragile e precaria, quella che si percepisce nei piccoli frammenti di ambiente intatto e selvaggio. Il film si emancipa dalle regole classiche del documentario: è più un romanzo per immagini, che racconta attraverso le sequenze il racconto della vita selvaggia. Nel mosaico delle scene si coglie la dimensione primordiale della natura, così vicina a quella umana ma spesso in conflitto con essa.
Il ruolo dell’uomo nel fragile equilibrio tra protezione e sfruttamento
La presenza umana condiziona fortemente la vita dei lupi e del loro habitat. “In marcia coi lupi” evidenzia questa realtà con immagini che mostrano il rapporto ambivalente tra specie selvatiche e contesti rurali o antropizzati. La convivenza è difficile, la possibilità di predazione su bestiame intreccia questioni economiche, sociali e culturali. Lo scontro tra la voglia di tutela e le esigenze locali scuote una parte dell’opinione pubblica e delle istituzioni.
La politica europea, con il nuovo cambio della Convenzione di Berna, sembra premiare atteggiamenti più permissivi verso l’uso del territorio e verso l’attività venatoria. L’ombra del populismo e di interessi commerciali balza al centro del dibattito, togliendo peso alle istanze conservazioniste. In Italia tutto questo si riflette in scelte politiche che favoriscono la caccia ai lupi, sottovalutando gli sforzi compiuti per il loro ritorno naturale.
Nonostante le difficoltà, restano forti le richieste di molti cittadini, associazioni e studiosi che spingono per un riconoscimento più ampio del valore ecologico e culturale di questi animali. La sfida resta aperta tra la volontà di salvaguardare spazi naturali e le pressioni per uno sfruttamento intensivo, con il film di Bertrand che si inserisce come testimonianza visiva di questo conflitto vivo, raccontando con sensibilità la presenza silenziosa e potente dei lupi tra le montagne europee.