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Le libere donne di magliano, la fiction rai che racconta il manicomio femminile toscano durante la seconda guerra mondiale

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La nuova fiction Rai, nata dal romanzo di Mario Tobino, porta sullo schermo una vicenda drammatica ambientata in un manicomio femminile della Toscana durante gli anni della seconda guerra mondiale. La serie affronta temi delicati come la repressione sociale e le condizioni delle donne rinchiuse in strutture psichiatriche. Il protagonista è uno psichiatra che cerca di contrastare metodi duri e coercitivi all’interno del manicomio.

Il contesto storico e sociale del manicomio femminile toscano nella fiction

Le libere donne di Magliano si svolge in un ospedale psichiatrico dove vengono internate donne provenienti da diversi ceti sociali. Queste pazienti sono state rinchiuse per ragioni varie ma condividono l’etichetta comune di essere “fuori dalle regole” imposte dalla società dell’epoca. Nel racconto emerge un microcosmo dominato da rigide norme repressive che annullano ogni forma di dignità personale.

Il periodo storico scelto è cruciale: gli anni della seconda guerra mondiale accentuano la difficoltà delle condizioni all’interno del manicomio. Le restrizioni sociali si traducono in trattamenti spesso crudeli nei confronti delle internate, vittime non solo della malattia mentale ma anche dei pregiudizi culturali diffusi nel tempo. La realtà descritta riflette una società incapace o riluttante a comprendere chi si discosta dalle norme comuni.

Mario tobinо e il suo approccio

Il personaggio centrale, Mario Tobino , è uno psichiatra che prova a cambiare questa situazione oppressiva con metodi più umani e rispettosi verso le pazienti. Il suo approccio entra spesso in conflitto con quello degli altri medici presenti nel manicomio, i quali adottano pratiche più dure e coercitive.

L’impegno attoriale dietro al progetto: lino guanciale e il ruolo dello psichiatra mario

Lino Guanciale ha accettato questo ruolo dopo una lunga riflessione proprio per l’importanza storica e sociale legata alla figura reale dello scrittore-medico Mario Tobino. A causa di problemi di salute non ha potuto partecipare personalmente alla presentazione al festival Italian Global Series Festival ma ha inviato un videomessaggio insieme ai colleghi Grace Kicaj e Fabrizio Biggio.

Nel messaggio Guanciale ha spiegato quanto abbia sentito il peso del ruolo interpretando una persona realmente vissuta a contatto con realtà atroci come quelle dei manicomi dell’epoca fascista. Ha sottolineato come il romanzo sia stato anche una denuncia contro le ingiustizie subite da molte donne internate solo perché considerate “scomode”. Per lui far parte di progetti coraggiosi rappresenta un criterio fondamentale per scegliere i ruoli da interpretare.

Focus sul personaggio

Il lavoro su questo personaggio richiede grande attenzione alle sfumature emotive ed etiche legate al mestiere dello psichiatra negli anni ’40; Guanciale cerca così di restituire onestà storica senza abbellimenti o semplificazioni narrative inutili.

Grace kicaj tra fragilità e forza: il personaggio centrale margherita

Grace Kicaj interpreta Margherita, una donna rinchiusa nel manicomio dopo aver subito violenze domestiche dal marito insieme alla pressione soffocante della suocera. Questo personaggio incarna tensioni complesse tra vulnerabilità apparente e coraggio nascosto dentro sé stessa lungo tutto lo sviluppo narrativo.

Margherita vive infatti sospesa tra paura percepita dall’esterno – dovuta alle circostanze traumatiche – ed energia interiore spinta dall’amore sotto varie forme: amore verso se stessa, verso la libertà negata dalla prigionia forzata ma anche verso altre persone significative incontrate dentro quella struttura opprimente. Questi sentimenti diventano motore fondamentale per cercare vie d’uscita simboliche o reali dalla condizione estrema vissuta quotidianamente.

Intrecci narrativi

Dalle immagini mostrate finora emerge inoltre un rapporto particolare fra Margherita ed il medico Mario Tobino, probabilmente inserito in un triangolo amoroso che coinvolge pure una donna partigiana ex fiamma dello stesso medico. Questo intreccio aggiunge profondità umana ai protagonisti, inserendoli nel contesto storico-sociale complicatissimo dell’Italia bellica.

Fabrizoi biggio al debutto drammatico nei panni del medico del manicomio

Fabrizio Biggio affronta qui per la prima volta nella carriera televisiva un ruolo drammatico diverso rispetto ai suoi precedenti lavori prevalentemente comici. Interpreta anch’egli uno dei medici presenti nell’ospedale psichiatrico.

Biggio racconta come inizialmente fosse dubbioso sull’effettiva capacità d’incarnare emozioni forti richieste dal copione, soprattutto perché considerava difficile passare dalla comicità pura ad espressioni più intense senza risultare artificiale. Michele Soavi, regista della serie, lo aveva messo alla prova sostenendo addirittura che avesse “un volto troppo televisivo” per quel tipo specifico ruolo.

Crescita artistica sul set

Dopo aver superato queste prime resistenze grazie ad esercizi mirati sul set guidati proprio da Soavi stesso assieme a Lino Guanciale, Biggio ha trovato piacere nell’esplorazione delle corde emotive più profonde necessarie ad alcune scene particolarmente intense tanto da commuoversi durante alcune riprese.

Questa esperienza segna quindi per lui non solo crescita artistica ma anche apertura professionale verso generi differenti rispetto al passato consolidando così nuove possibilità future nel panorama audiovisivo italiano contemporaneo.

Produzione rai fiction ed endemol shine italy: obiettivi narrativi ambiziosi

Le libere donne arriva dopo mesi intensissimi dedicati alle riprese effettuate tra Roma, Lucca, Viareggio fino a dicembre 2024. La serie sarà trasmessa probabilmente nella seconda metà del 2025 articolandosi su tre prime serate Rai dedicate interamente alla narrazione ispirata all’opera letteraria originale firmata Tobino.

La sceneggiatura firmata Peter Exacoustos e Laura Nuti rielabora estratti diaristici lasciando emergere pensieri personali, riflessioni e osservazioni sulla pratica medica contenute nello scritto originario trasformandoli però in narrazione lineari coerenti capaci di coinvolgere pubblico moderno senza perdere autenticità storica.

Temi e aspettative

Nonostante siano ancora poche informazioni disponibili sulla trama completa questa produzione si presenta sin dall’inizio come progetto impegnativo capace di portare attenzione sulle tematiche delicate riguardanti salute mentale, libertà individuale, rapporti confini sociali e culturali degli anni ’40 italiani attraverso sguardi multipli focalizzati sui singoli protagonisti disegnando così quadro realistico complesso mai banale né riduttivo.

L’attesa cresce intanto fra addetti ai lavori e spettatori curiosi per scoprire quale impatto avrà quest’opera sulle discussioni contemporanee relative a diritti civili, cura psicologica e memoria storica italiana recente.

Written by
Giulia Rinaldi

Giulia Rinaldi osserva il mondo con occhio critico e mente curiosa. Blogger fuori dagli schemi, scrive di cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute con uno stile personale e tagliente, mescolando analisi e sensibilità in ogni articolo. Il suo obiettivo? Dare voce a ciò che spesso passa inosservato.

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