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La tracklist di 1998 : viaggio tra nostalgia , caos e crescita personale di Coez

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L’Album 1998 Di Coez si svela come un racconto denso di ricordi, emozioni e riflessioni legate agli anni formativi e alla vita adulta. La tracklist mostra una varietà di stili, dal pop alle sonorità Urban, passando per momenti di dolcezza e malinconia. Ogni brano porta con sé un pezzo di storia, con riferimenti precisi ai sogni infranti, ai legami, e a una città – Roma – che fa da sfondo a molte storie ed esperienze. Vediamo pezzo per pezzo cosa racconta questo viaggio musicale.

Nessun Tramonto apre con un’ intro pop intensa

L’apertura dell’album è affidata a nessun Tramonto, una ballad pop che cala subito dentro l’atmosfera dell’intero disco. La canzone si muove su toni morbidi, quasi a preparare chi ascolta a quello che verrà. Il mood è delicato e riflessivo, perfetto per introdurre un racconto di speranze e sogni. Quella spinta verso qualcosa di grande, ma anche i primi confronti con la realtà che spesso si impone con la sua durezza.

Il brano funziona da apripista, creando un ponte tra il desiderio di un futuro luminoso e la consapevolezza di un presente fatto di sfide. La melodia guarda avanti e insieme torna indietro, con una impostazione tipicamente pop, ma senza perdere la profondità emotiva che caratterizza Coez. In questo modo, nessun Tramonto racchiude già l’essenza di 1998, il contrasto continuo tra leggerezza e pesantezza della vita.

Dentro al fumo e non dire no: caos urbano e nostalgia anni ’90

Dentro al fumo è un pezzo che cambia registro, entra nello spazio più urbano dell’album. Prodotto da Davide Simonetta, ha un sound che richiama il caos e la frammentazione dell’esistenza contemporanea. Coez si confronta con questo senso di disordine, cerca di dare un filo al racconto di una vita spesso confusa, dove si perde il senso di continuità tra le esperienze.

Non dire no, invece, riporta in scena la collaborazione con Riccardo Sinigallia, già parte importante del passato artistico di Coez. Il brano pesca a piene mani nella musica degli anni ’90, periodo chiave per il cantautore. Qui dolcezza e malinconia si mescolano in modo molto naturale. Il crescendo musicale accompagna un testo che invita a una presa di coscienza e a una comprensione più profonda, quasi come un dialogo intimo tra passato e presente.

Entrambi i pezzi, anche se diversi nelle sonorità, tengono saldo il filo tematico di 1998: la ricerca di un equilibrio tra ricordi, sogni e la durezza del vivere oggi.

Estate 1998: il cuore nostalgico che dà il nome all’album

Estate 1998 è la traccia centrale che ispira tutto l’album. Il brano dipinge scene di piazze di periferia, adolescenti in fuga e momenti di spensieratezza passati in strada. Racconta gli anni che per Coez sono stati i più intensi della vita, pieni di scoperte, ma anche di confusione.

Questa canzone si distingue per la capacità di far rivivere un tempo preciso, catturando l’aria di quegli anni senza artifici. La voce di Coez si carica di una nostalgia palpabile, autentica, mentre la musica s’immerge in quel periodo con una popolare semplicità, che arriva dritta al cuore.

L’estate diventa metafora di un passaggio, di un addio all’innocenza, ma anche di una celebrazione della libertà vissuta intensamente. Non è solo un tuffo nel passato, ma un punto di partenza per comprendere il presente che l’artista mette in musica.

Mal di te e ti manca l’aria: i singoli che raccontano il dolore e i distacchi

I singoli anticipatori del disco hanno ruoli molto diversi ma entrambi profondi. Mal di te si aggancia a un dolore quotidiano, qualcosa che molti conoscono e riconoscono come esperienza comune. La canzone intreccia un racconto di sofferenza legato a relazioni complesse e momenti grigi della vita. Il tono, anche qui, è molto diretto, privo di abbellimenti inutili.

Ti manca l’aria ha un mood più soffice, etereo. La ballad si concentra sulle separazioni difficili, sui distacchi che lasciano un vuoto fisico e emotivo dentro chi li vive. La delicatezza del brano aiuta a dare forma a quei momenti di fragilità, rendendoli quasi palpabili all’ascolto.

Entrambi i singoli mostrano l’abilità di Coez nel mettere in musica gli aspetti dolorosi e intimi dell’esistenza senza cadere nel banale. Sono un richiamo all’esperienza personale e collettiva.

Roma Di Notte : una dedica corale alla città complicata e affascinante

Roma di notte è il pezzo in cui Coez fa squadra con franco126 e Tommaso Paradiso. La canzone diventa una sorta di omaggio alla capitale, raccontata come uno specchio che riflette le vite, i sogni e le incertezze di chi la abita. È una dedica che convive con un senso di affetto ma anche con una punta di amaro.

La città non è solo ambientazione, ma protagonista attiva, parte integrante delle storie narrate. Le notti confuse di Roma sono vissute e raccontate attraverso le parole di tre voci che si intrecciano. La musica presenta atmosfere quasi sognanti ma anche piene di inquietudine, che rendono la canzone un momento chiave per capire il rapporto di Coez con il suo luogo di origine.

Con Roma Di Notte emerge la capacità di trasformare una geografia in un racconto umano, dando vita a un quadro che parla di radici, scelte e destino.

Mr. nobody e senza te: l’aspetto più amaro e dissonante dell’album

Gli ultimi pezzi prodotti da okgiorgio entrano nel lato più duro e tagliente di 1998. Mr. nobody affronta temi come alienazione e sogni infranti con un mix di sarcasmo e dolore. Coez racconta in modo crudo la sensazione di sentirsi invisibili o fuori posto, un’esperienza che molti possono riconoscere nel vivere quotidiano.

Senza te intensifica questa sensazione di vuoto. Il brano si apre a uno spazio sonoro dissonante, quasi a evocare un’anima che non trova un luogo dove stare. La musica si fa più scarna e tagliente, amplificando quel senso di mancanza e solitudine che attraversa il testo.

Questi due brani portano l’ascoltatore in un territorio emotivo complesso, lontano dalla nostalgia zuccherata e più vicino a una verità cruda, a volte difficile da affrontare.

Inverno 1998 e il tempo vola: chiusura tra consapevolezza e malinconia

Inverno 1998 riprende il filo lasciato da estate 1998, ma con toni molto più freddi e lucidi. È uno sguardo che chiude un ciclo, la fine di una stagione di vita giovanile piena di emozioni forti. La canzone sembra un epilogo, una numerazione finale di un percorso che ha segnato Coez come persona e artista.

Il tempo vola si chiude sull’attesa e il cambiamento inevitabile. Il brano finale sigilla il disco con un mood malinconico e un beat scuro che accompagnano un addio, o forse un arrivederci, alle esperienze raccontate nel corso dell’album. È una riflessione sul trascorrere della vita che non cancella il passato, ma ne consegna il valore all’orecchio di chi ascolta.

Questo finale dà un senso di completezza e lascia spazio a un sentire personale più ampio, che va oltre la musica e racconta uno spaccato di vita vera.

Written by
Serena Fontana

Serena Fontana è una blogger e redattrice digitale specializzata in cronaca, attualità, spettacolo, politica, cultura e salute. Con uno sguardo attento e una scrittura diretta, racconta ogni giorno ciò che accade in Italia e nel mondo, offrendo contenuti informativi pensati per chi vuole capire davvero ciò che succede.

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