La vicenda di Alessandro Venturelli, giovane scomparso da Sassuolo nel dicembre 2020, si avvicina a una possibile chiusura senza risposte. La famiglia continua a chiedere verità e giustizia mentre il caso resta aperto solo grazie alla determinazione della madre. Il prossimo appuntamento in tribunale potrebbe segnare una svolta decisiva per questa indagine ancora piena di interrogativi.
L’udienza dell’8 luglio e la decisione sul futuro del fascicolo
Il 8 luglio il Tribunale di Modena dovrà pronunciarsi sulla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura riguardo la sparizione di Alessandro Venturelli. Il ragazzo aveva solo 21 anni quando è scomparso il 5 dicembre del 2020. L’inchiesta ha subito un’estensione nel corso del 2023 dopo alcune segnalazioni arrivate anche dall’estero, in particolare dalla Romania, ma finora nessuna pista ha portato a risultati concreti.
Indagini della squadra mobile e nuove segnalazioni
Le indagini sono affidate alla squadra mobile locale che verifica le segnalazioni sporadiche ricevute negli ultimi mesi; le ultime provenivano da Roma e Firenze. Tuttavia non è emerso nulla che possa modificare lo stato attuale della vicenda o indicare un percorso certo per ritrovare Alessandro o chiarire cosa gli sia accaduto.
Roberta Carassai, madre del giovane, denuncia apertamente una mancanza d’impegno concreto nelle ricerche: “Non c’è un’indagine attiva – afferma – nessuno cerca davvero mio figlio se non io ogni giorno”. Questo silenzio istituzionale alimenta dubbi e frustrazione nella famiglia che continua a sperare in una svolta.
La lotta quotidiana contro l’indifferenza istituzionale
Da quasi cinque anni Roberta Carassai porta avanti con forza la ricerca del figlio senza mai fermarsi davanti alle difficoltà o all’apparente disinteresse delle autorità competenti. La sua voce si fa sentire con crescente intensità per richiamare l’attenzione su un problema spesso trascurato: quello delle persone scomparse e delle famiglie lasciate sole ad affrontarne le conseguenze.
Appello alle istituzioni per l’uso di tecnologie avanzate
L’appello rivolto alle istituzioni punta soprattutto sull’utilizzo degli strumenti tecnologici disponibili oggi come intelligenza artificiale e sistemi digitali avanzati per migliorare le ricerche e raccogliere informazioni utili più rapidamente. Per Roberta questo sarebbe un passo necessario per dimostrare attenzione reale verso chi sparisce improvvisamente ed evitare che casi come quello di suo figlio cadano nell’oblio.
La campagna social promossa contro l’archiviazione vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sulla fragilità dei soggetti coinvolti nelle sparizioni volontarie o involontarie; sottolinea inoltre quanto sia importante mantenere aperti i fascicoli investigativi finché non emergono certezze sulle sorti dei desaparecidos.
Un appello umano arriva direttamente dal cuore della madre: “Mettersi nei miei panni significa capire cosa vuol dire aspettare notizie da anni senza avere risposte concrete”. Questa richiesta semplice ma potente riporta al centro dell’attenzione la dimensione personale dietro ogni caso irrisolto.