La prima versione di naruto: kurama assente e minato un pluriomicida nella bozza originale di kishimoto
L’evoluzione di Naruto, da un protagonista oscuro e isolato a un giovane ninja in cerca di riconoscimento, riflette i cambiamenti narrativi apportati da Masashi Kishimoto per attrarre un pubblico globale.

L'articolo svela come la prima bozza di *Naruto* fosse molto più cupa e differente, con un protagonista bestia e un Minato villain, prima di evolversi nella storia di crescita e riconoscimento ammirata oggi. - Unita.tv
Naruto, oggi riconosciuto come uno dei manga e anime più popolari al mondo, ha avuto un’origine decisamente diversa rispetto all’immagine consolidata. Masashi Kishimoto, creatore della serie, ha raccontato in un’intervista del 2025 come la prima bozza del suo lavoro presentasse una trama molto più oscura e inusuale. Kurama, il demone a nove code che accompagna Naruto, non esisteva nemmeno. La figura di Minato Namikaze, invece di essere un eroe del villaggio, veniva dipinta come un uomo coinvolto in azioni terribili. Un racconto che si è però evoluto, diventando quello amato da milioni di fan in tutto il mondo.
La versione originaria di naruto: un ninja bestia più che un ragazzo
Nella prima stesura di Naruto, Kishimoto aveva immaginato il protagonista non come un ragazzo che ospita una bestia, ma come la bestia stessa. Naruto si muoveva come una creatura dalla doppia natura, con tratti umani e animali fusi in un’unica identità. Questa concezione portava a una narrazione affascinante e cupa, dove Naruto viveva un isolamento più profondo rispetto alla versione definitiva. La sua lotta principale era quella di una creatura che fingeva l’umanità, ma che dentro conservava un animo selvaggio.
Il giovane ninja soffriva, nel progetto iniziale, per essere portatore di qualcosa che lo alienava completamente dagli altri. Il desiderio di creare legami veri e sentirsi parte di un gruppo era quasi l’unico elemento umano che lo teneva agganciato alla società. Questa impostazione dava un tono molto più drammatico all’intero racconto, ma risultava anche limitata nello sviluppo. Kosuke Yahagi, editor di Kishimoto, ha spiegato che questa scelta avrebbe impedito di estendere la serie a lungo termine, soprattutto per l’impatto narrativo troppo focalizzato sulla natura mostruosa del protagonista.
La trasformazione del personaggio
Il racconto fu infine riscritto, trasformando Naruto in un ragazzo normale che custodisce un demone potente dentro di sé. La separazione tra umano e mostro ha portato a una storia più complessa dove l’emarginazione non veniva più vista come un destino insuperabile, ma come un punto di partenza per una crescita. Il passaggio da una bestia solitaria a un ragazzo in cerca di riconoscimento ha spalancato una serie di possibilità nuove per narrare le sue relazioni e i suoi scontri.
Minato namikaze: da pluriomicida a eroe del villaggio
Un altro elemento che ha subito modifiche profonde riguarda la figura di Minato Namikaze, padre di Naruto e noto nella saga finale come Quarto Hokage e salvatore del villaggio. Nel concept iniziale, Minato era invece un personaggio totalmente diverso, descritto come un pluriomicida, responsabile di una catastrofe che aveva distrutto gran parte della comunità. Un’immagine molto lontana dall’eroe luminoso e giusto che i fan conoscono oggi.
La storia originale vedeva Minato come una figura oscura, il cui ruolo nelle vicende portava a un forte conflitto morale. Di nove ninja che si opposero a lui, solo uno riuscì a sopravvivere. Questo sopravvissuto divenne poi il mentore di Naruto, impegnato a evitare che il ragazzo seguisse le vicende paterne. Questo quadro narrativo ribaltava ruoli consolidati e sollevava dubbi netti sulla definizione di eroismo nella serie.
Evoluzione narrativa
Anche questa impostazione, però, si è rivelata troppo fragile per sostenere una serializzazione lunga e coerente. Kishimoto ha quindi ripreso elementi da un’altra sua opera, Karakuri, stravolgendoli per creare personaggi e trame più adatte a un racconto sviluppabile nel tempo. Il lavoro editoriale ha guidato il passaggio da un contesto cupo e isolato, a un mondo pieno di sfaccettature dove il passato dei personaggi si intreccia con il presente, creando legami e conflitti più vasti.
Il cuore immutato della storia: la ricerca di riconoscimento di un ragazzo solo
Nonostante i profondi cambiamenti nel racconto, c’è un elemento che è sempre rimasto centrale: la figura di Naruto come un giovane emarginato che cerca di trovare il proprio posto nel mondo. La prima bozza e la versione finale condividono questa spina dorsale emotiva, anche se raccontata in modi diversi.
La solitudine di Naruto, il suo desiderio di amicizia e comprensione, restano al centro della saga. È questa dimensione a dare corpo e forza al personaggio, rendendolo riconoscibile e prossimo ai lettori e spettatori. Lo sviluppo del protagonista, da creatura esclusa a ninja apprezzato, costruisce la possibilità di affrontare temi universali come la diversità, la crescita e il valore dei legami umani.
Il percorso dalla prima idea a quella definitivamente pubblicata dimostra la complessità di concepire una storia capace di resistere negli anni. Gli aggiustamenti sui personaggi e sulle trame hanno accompagnato Kishimoto nel trovare il giusto equilibrio tra oscurità e speranza e nel creare una narrazione che ancora oggi coinvolge un pubblico vastissimo in tutto il mondo.