La prima regola: un film che esplora le dinamiche giovanili e il potere dell’empatia
Il film “La prima regola” di Massimiliano D’Epiro esplora le sfide di una classe di recupero a Bari, evidenziando la solitudine e le storie personali degli studenti attraverso l’interazione con l’insegnante Gabriele.

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Il film “La prima regola”, diretto da Massimiliano D’Epiro, offre uno sguardo profondo su una classe di studenti problematici costretti a seguire un corso di recupero per poter accedere agli esami di diploma. La pellicola, che si svolge in una scuola di periferia a Bari, affronta tematiche di grande attualità, come la violenza giovanile, l’emarginazione e il bisogno di connessione umana. Gli studenti, ognuno con la propria storia e le proprie ferite, si trovano a dover interagire con un insegnante, Gabriele, interpretato da Marius Bizău, che si propone di cambiare le regole del gioco.
La classe e i suoi protagonisti
La classe di recupero è composta da sei ragazzi: Nicolas, Talib, Maisa, Vasile, Petra e Arianna. Ognuno di loro rappresenta un diverso aspetto della gioventù contemporanea, caratterizzata da frustrazione e ribellione. Nicolas, interpretato da Andrea Fuorto, emerge come il leader del gruppo, imponendo la regola fondamentale: “nessuno tocca nessuno”. Questo principio, apparentemente semplice, riflette una realtà complessa, in cui i ragazzi si sentono minacciati da qualsiasi forma di contatto umano, sia fisico che emotivo.
Il film riesce a catturare l’attenzione dello spettatore, mostrando come questi giovani, apparentemente violenti e disinteressati, nascondano in realtà una profonda solitudine e una serie di problematiche irrisolte. La loro interazione con Gabriele diventa quindi un viaggio di scoperta reciproca, in cui l’insegnante cerca di abbattere le barriere che li separano.
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L’insegnante e la sua sfida
Gabriele si trova di fronte a una sfida significativa: come può un insegnante guadagnarsi la fiducia di studenti che rifiutano ogni forma di autorità? Inizialmente, il suo approccio è quello di imporre regole e disciplina, ma ben presto si rende conto che questa strategia non funziona. I ragazzi, più forti nella loro resistenza, non si lasciano intimidire e continuano a mantenere le distanze.
La vera intuizione di Gabriele è quella di cambiare approccio, partendo non dalle regole da imporre, ma dalle storie individuali di ciascun studente. Questa scelta rappresenta un cambio di paradigma nell’insegnamento, sottolineando l’importanza di comprendere e accettare le diversità. Gabriele diventa così un punto di riferimento, un adulto disposto ad ascoltare e a tendere la mano, cercando di costruire un rapporto autentico con i suoi studenti.
Tematiche di diversità e accettazione
Un tema centrale del film è il rapporto con la diversità, rappresentato attraverso la figura dello “Zoo”, un campo profughi che diventa il simbolo delle paure e dei pregiudizi che i ragazzi affrontano. La violenza e il rifiuto nei confronti dei migranti, guidati da Nicolas, riflettono una realtà sociale complessa, in cui la paura dell’ignoto porta a reazioni aggressive.
Il regista, attraverso la narrazione, invita a riflettere su come le persone reagiscano di fronte alla diversità. La domanda che emerge è se, in un contesto di rifiuto e violenza, ci sia spazio per l’accoglienza e l’abbraccio. Gabriele rappresenta la possibilità di un cambiamento, un adulto che, nonostante le difficoltà, cerca di costruire un ponte con i suoi studenti, dimostrando che l’empatia può essere un potente strumento di trasformazione.
“La prima regola” non è solo un film su una classe di recupero, ma un invito a guardare oltre le apparenze, a riconoscere le storie e le emozioni che si celano dietro comportamenti difficili. La pellicola si propone di far riflettere su quanto sia fondamentale, per educatori e genitori, partire dall’altro, dalla sua unicità e dalle sue esperienze, per creare un ambiente di apprendimento e crescita autentico.