
La trasmissione radiofonica "La Pennicanza" di Fiorello, lanciata su Rai Radio2 a maggio 2025, è stata chiusa dopo tre settimane a causa di una promozione insufficiente, un lancio a sorpresa e un periodo poco favorevole, non riuscendo a conquistare un pubblico stabile. - Unita.tv
La nuova trasmissione radiofonica La Pennicanza, condotta da Fiorello, ha interrotto la programmazione dopo sole tre settimane. Il programma, lanciato il 16 maggio 2025 su Rai Radio2, non ha saputo conquistare un pubblico stabile, nonostante il coinvolgimento di una delle figure più note dello spettacolo italiano. Le ragioni dietro questo risultato deludente riguardano vari aspetti legati alla strategia di lancio, il timing scelto per la messa in onda e la promozione insufficiente.
Il lancio a sorpresa e la mancanza di promozione: un azzardo che non ha pagato
La Pennicanza ha debuttato senza una vera campagna pubblicitaria o un’adeguata presentazione nei palinsesti Rai. Senza anticipazioni, anteprime o eventi di lancio organici, il programma è arrivato quasi inosservato al pubblico. L’assenza di una strategia di comunicazione mirata ha limitato il coinvolgimento degli ascoltatori potenziali anche tra chi segue abitualmente Rai Radio2. Questa scelta ha rappresentato un rischio che non si è rivelato vincente nel contesto italiano.
Nel nostro paese, gli spettatori dei media tradizionali sono generalmente legati a format consolidati e mostrano una certa diffidenza verso novità lanciate senza preavviso. Differentemente da mercati in cui la sorpresa può creare attesa ed entusiasmo, qui la strategia “shock and awe” rischia di isolare l’audience. Per un personaggio come Fiorello, noto e apprezzato, è importante una introduzione che prepari gli ascoltatori, costruendo contenuti che anticipino i temi e il tono del programma.
Questa “partenza nascosta” non ha favorito nemmeno il passaparola spontaneo, che spesso accompagna i successi radiofonici o televisivi. Né il formato ibrido “radiovisivo” di La Pennicanza, ormai più diffuso, è bastato a generare curiosità. L’effetto a sorpresa non ha convinto, lasciando un pubblico disorientato e meno propenso a seguire una nuova proposta.
Il periodo di messa in onda e il suo impatto
La collocazione oraria scelta, tra le 13:45 e le 14:30, può rappresentare nel resto dell’anno un momento interessante per la radio. Ma la decisione di proporre La Pennicanza proprio a giugno ha tolto valore all’appuntamento. Nel periodo immediatamente precedente le vacanze estive, la routine degli ascoltatori cambia. Molti si preparano a ferie, affrontano giornate più tranquille, ascoltano musica leggera e preferiscono contenuti rilassanti.
Giugno e vacanze complicano i numeri
In questo contesto, le novità radiofoniche fanno fatica a imporsi. Il pubblico non cerca format nuovi o contenuti impegnativi, ma momenti familiari e un sottofondo semplice. Rai Radio2 ha coinvolto una squadra corposa di autori e registi, però queste risorse non hanno potuto controbilanciare il calo di attenzione stagionale.
Neanche gli strumenti digitali hanno funzionato come previsto. La promozione tramite clip sui social e qualche video su RaiPlay non ha raggiunto numeri importanti. Non ci sono state apparizioni rilevanti di Fiorello in programmi televisivi popolari come La vita in diretta o La volta buona, che avrebbero potuto amplificare la visibilità della trasmissione. Questo ha limitato la diffusione tra un pubblico più ampio.
La sfida dell’identità e l’importanza del racconto
Fiorello resta una delle figure più seguite nel panorama dello spettacolo italiano, capace di generare attenzione e dibattito sui social. Però, per far emergere un nuovo progetto, è necessario che dietro il volto noto ci sia una costruzione narrativa solida condivisa con il pubblico. In passato, i suoi format più riusciti sono stati accompagnati da una narrazione dettagliata nei media e da un passaparola generato da una vera e propria “raccontabilità” del personaggio.
La Pennicanza ha peccato in questo senso. Senza un racconto che spiegasse i contenuti, lo stile e soprattutto il valore aggiunto del programma rispetto alle offerte già esistenti, il pubblico si è trovato senza riferimenti concreti a cui appoggiarsi. Fiorello stesso ha espresso con ironia amara la sua delusione per la chiusura anticipata, segnalando quanto questo risultato fosse inaspettato.
L’insuccesso conferma che nemmeno mostri sacri del panorama radiofonico possono “bucare lo schermo” senza un’appoggio comunicativo efficace. I vertici Rai, infatti, paiono intenzionati a non insistere oltre, riconoscendo che il progetto non ha mai guadagnato terreno reale. La chiusura dopo appena tre settimane lascia aperto il campo a nuove strategie e riflessioni sul futuro di Fiorello all’interno dell’azienda radiotelevisiva pubblica.