La Grazia di Paolo Sorrentino apre Venezia 2025 con un racconto sul dilemma etico e politico del presidente Servillo

La Grazia di Sorrentino inaugura Venezia 2025 con Servillo protagonista del dilemma politico. - Unita.tv

Elisa Romano

27 Agosto 2025

Il 15 gennaio nelle sale arriverà La Grazia, il nuovo film di Paolo Sorrentino che ha scelto di inaugurare la 82ª Mostra del Cinema del Lido di Venezia. La pellicola segna la settima collaborazione tra il regista napoletano e il suo attore abituale, Toni Servillo. Il film si addentra nei temi delicati dell’eutanasia e della concessione della grazia a detenuti, raccontando in modo impegnato e riflessivo le sfide di un presidente della Repubblica italiano in scadenza di mandato.

Paolo Sorrentino e la scelta di aprire Venezia con un film dai temi etici e politici

La mostra del cinema di Venezia, uno degli appuntamenti più rilevanti nel calendario internazionale, ha scelto per l’apertura dell’edizione 2025 il film di Sorrentino. La decisione colloca un’opera italiana al centro di un evento che ogni anno richiama grandi nomi del cinema mondiale, da Guillermo del Toro a Kathryn Bigelow. Il regista ha dichiarato che l’obiettivo principale in questo momento è far apprezzare il film al pubblico del Lido, rinviando a un’altra occasione la corsa all’Oscar come miglior film italiano.

La scelta di Sorrentino ha un valore simbolico, perché mette in primo piano argomenti di stretta attualità: il racconto segue Mariano De Santis, presidente della Repubblica nel termine del suo mandato, in lotta con questioni morali complesse, tra cui la concessione della grazia a detenuti e l’eutanasia. Il titolo, La Grazia, non indica solo la liberazione legale, ma prende un significato più ampio come un modo rispettoso, paterno di affrontare la vita. Con questo film Sorrentino continua a indagare il legame tra politica e umanità, un tema sempre più discusso nel dibattito pubblico.

Il ritratto di Mariano De Santis e la collaborazione con Toni Servillo

Toni Servillo interpreta il presidente Mariano De Santis, un uomo che si trova all’ultima fase del proprio mandato e deve affrontare non solo il passare del tempo ma scelte che mettono a dura prova la sua coscienza. Il personaggio riflette un politico alle prese con questioni contemporanee e tormenti personali, legati sia alla sua famiglia che alle responsabilità istituzionali.

La collaborazione tra Sorrentino e Servillo, che dura da anni e ha prodotto sei film prima di La Grazia, si conferma uno degli assi portanti del cinema italiano recente. Servillo ha spiegato che questo nuovo ruolo rappresenta una sfida particolare: un personaggio carico di sfumature e complessità, che si discosta dai precedenti ma mantiene la profondità e la qualità interpretativa che li caratterizza. Entrambi hanno sottolineato come il loro rapporto professionale resti saldo e privo di conflitti, un sodalizio nato anni fa e accompagnato da una reciproca stima.

Il regista ha descritto Mariano De Santis come un uomo che smonta i suoi pregiudizi e impara a vedere il presente attraverso gli occhi della figlia. Il dubbio diventa uno strumento fondamentale nel film, soprattutto quando si parla di politica e di scelte morali. Sorrentino ha evidenziato come l’assenza di dubbio, oggi così diffusa, rappresenti un problema nel confronto con temi complessi. Nel tratteggiare questo presidente, non c’è riferimento diretto a nessun leader reale italiano: la figura resta immaginaria e simbolica.

Riflessioni sull’eutanasia e il significato profondo della grazia nella narrazione

Il film affronta temi molto delicati dal punto di vista morale, intrecciando vicende personali e scelte pubbliche. L’eutanasia rappresenta un vero e proprio punto di svolta narrativo: un tema che non viene semplificato o ridotto a una battaglia tra buoni e cattivi. Paolo Sorrentino ha voluto evitare un approccio manicheo, illustrando la complessità delle decisioni che si collocano spesso in una zona grigia tra “mali minori”.

La grazia, intesa come concessione di clemenza a detenuti, dà il titolo al film e rappresenta un concetto sia giuridico sia umano. Per Sorrentino, la grazia è un modo di vivere, un gesto di rispetto che può trasformare il modo in cui si guarda alla vita. Nel momento in cui il personaggio si interroga su “di chi sono i nostri giorni?”, la risposta è semplice ma potente: sono nostri, ma lo scontro arriva dal fatto che questa semplice verità diventa oggetto di un confronto difficile, che riguarda valori e responsabilità.

L’uso di ironia e musica nel racconto di Sorrentino alla Mostra di Venezia

Il film si muove tra toni ironici e momenti intensi, secondo uno stile caro a Sorrentino che richiama la grande commedia italiana. L’ironia non è mai un mero divertimento ma accompagna la drammaticità della storia, garantendo equilibrio nella narrazione. In questo senso, il personaggio di Coco Valori, dotato di un certo spirito, rappresenta l’umorismo che Sorrentino ama inserire nei suoi lavori, un modo di raccontare la realtà con leggerezza senza perdere profondità.

La colonna sonora gioca un ruolo importante nel film e per la prima volta Sorrentino ha voluto la collaborazione con un artista contemporaneo come Guè, scoperto grazie alla moglie del regista. Pur non comprendendo tutti i testi per differenze generazionali, il regista ha colto spunti interessanti che contribuiscono a dare un tono attuale alla pellicola, unendo immagini e musica in un racconto che riflette i tempi e la società italiana.

Venezia 2025 si apre così con un film che guarda al presente e ai dilemmi della politica e della società, in un lavoro che promette di far discutere. La Grazia non solo è il titolo dell’opera di Sorrentino, ma diventa un invito a riflettere sul significato delle scelte e sul valore della misericordia nell’agire umano.

Ultimo aggiornamento il 27 Agosto 2025 da Elisa Romano