due padri soli si uniscono per crescere i figli dopo la perdita delle mogli in un film che racconta una nuova famiglia
Melissa e Sabrina sono cresciute insieme, amiche fin dall’infanzia, legate da un rapporto profondo che le ha accompagnate fino all’età adulta. La loro amicizia si arricchisce di gioia quando entrambe diventano madri quasi contemporaneamente. Purtroppo, poco dopo il lieto evento, un incidente tragico spezza le loro vite lasciando soli i rispettivi mariti, Giorgio e Alessandro. Di fronte a questo dolore immenso e alla responsabilità di crescere i bambini senza le madri, i due uomini decidono di sostenersi a vicenda. Da questa scelta nasce una famiglia atipica ma solida che Antonio Padovan porta sul grande schermo con il film Come fratelli, presentato in anteprima al Taormina Film Festival.
Antonio Padovan racconta come sia rimasto subito colpito dalla sceneggiatura scritta da Martino Coli. Il racconto prende vita proprio dal contrasto tra la tragedia della perdita e la nascita di qualcosa di nuovo: “Questa storia parla della nascita di una nuova famiglia dentro quella tradizionale”, spiega il regista. Il lutto diventa qui non solo motivo di dolore ma anche seme per speranza e tenerezza.
I protagonisti maschili sono ragazzi costretti a diventare adulti troppo presto; Francesco Centorame e Pierpaolo Spollon li interpretano con delicatezza mostrando l’evoluzione dei personaggi attraverso piccoli gesti quotidiani più che parole pesanti o drammi plateali.
Padovan sottolinea quanto ogni dettaglio visivo sia stato curato per trasmettere emozioni: “Ho voluto che ogni elemento – dalla luce ai costumi fino alle scenografie – avvolgesse questi personaggi con dolcezza”. La luce morbida diventa così uno strumento narrativo fondamentale capace di comunicare ciò che spesso resta non detto nelle scene più intime.
L’amicizia tra Melissa e Sabrina come motore emotivo della trama
La relazione tra Melissa e Sabrina è al centro del racconto; rappresenta quel legame femminile intenso definito dalle attrici come “sorellanza omozigotica”. Non c’è rivalità né gelosia tra loro ma piuttosto un desiderio condiviso di costruire insieme qualcosa oltre le difficoltà.
Buratto evidenzia l’aspetto giovanile del suo personaggio che emerge senza forzature ed esprime vitalità anche nei momenti più seri della narrazione: “Interpretare Melissa mi ha permesso giocare molto nella recitazione”.
Lancellotti nota invece come questa amicizia offra uno sguardo originale sui rapporti maschili-femminili nel cinema attuale; è raro vedere storie dove il femminile non sia contrapposto o in conflitto con se stesso ma funzioni da base positiva per tutti gli altri rapporti presenti nel film.
Paternità difficile ma senza retorica nel cuore della vicenda
Il nucleo centrale riguarda però Giorgio e Alessandro , due padri soli alle prese con compiti nuovi ogni giorno mentre cercano equilibrio nella gestione dei figli rimasti orfani delle madri.
Centorame ricorda quanto girare queste scene abbia significato affrontare temi delicati senza cadere nella polemica o nel giudizio sociale: “È stato importante mostrare questa esperienza così com’è realmente: impariamo facendo”.
Il lavoro sul set accanto ai bambini attori ha aggiunto spontaneità alle riprese; pur richiedendo tempo ed energia hanno saputo mantenere leggerezza trasformando molte scene in momenti quasi ludici anche per gli adulti coinvolti.
L’attore sottolinea inoltre quanto vivere personalmente la paternità abbia aiutato a comprendere meglio certi aspetti pratici del ruolo genitoriale solitario, soprattutto quando ci si trova lontani dalla propria casa o routine abituale. Nel film emerge così l’idea forte secondo cui non serve incasellarsi in modelli rigidi né imporre etichette su cosa significhi essere famiglia oggi; basta trovare qualcuno disposto ad esserci davvero accanto nei momenti difficili creando legami solidali fuori dai confini convenzionali.