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La fulìara, guaritrice e custode di segreti nel cuore della sicilia ottocentesca tra erbe e destini spezzati

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Nel cuore della Sicilia di metà Ottocento si muove la figura di donna lucia, detta la fulìara per i suoi capelli sottili come la fuliggine dell’Etna. Vive isolata con i suoi gatti e cura gli abitanti del paese con le erbe, incarnando un sapere antico che affonda le radici nella natura e nei sentimenti più profondi. La sua storia è al centro del romanzo omonimo scritto da anna chisari, giornalista originaria di Belpasso che ha scelto questo personaggio come simbolo di una cultura popolare spesso fraintesa.

Il ritratto della fulìara: tra guarigione naturale e saggezza popolare

donna lucia è molto più di una semplice figura femminile: rappresenta una conoscenza antica legata ai cicli naturali e alle proprietà delle piante medicinali. Chiamata “fulìara” per via dei suoi capelli neri sottilissimi come polvere vulcanica, incarna l’immagine della donna che vive in armonia con l’ambiente circostante. Nel romanzo diventa mentore di veneranda, una bambina orfana affidatale dal destino.

L’insegnamento alla giovane veneranda

La fulìara insegna a veneranda a riconoscere ogni pianta – dall’astragalo alla saponaria fino al finocchietto selvatico – ma soprattutto a distinguere il bene dal male dentro se stessi. Questa trasmissione va oltre il sapere botanico ed entra nell’intimità delle emozioni umane. anna chisari sottolinea che “non si tratta mai di stregoneria o magie oscure ma piuttosto del rispetto dei ritmi naturali e dei segreti nascosti nel cuore delle persone.”

La relazione tra le due donne assume toni quasi materni: veneranda diventa un’erede spirituale capace un giorno forse anche lei d’intraprendere quel cammino delicato fatto d’ascolto e cura verso chi soffre.

Belpasso ottocentesca: uno sfondo duro segnato da violenze familiari

Il romanzo si svolge nella città natale dell’autrice, Belpasso in Sicilia, durante un’epoca difficile dove molte vite sono segnate dalla povertà ma soprattutto dalla violenza domestica e sociale. Molti personaggi raccontano storie dolorose fatte di abbandoni forzati o gravidanze nascoste.

Personaggi emblematici del romanzo

michele cutrona è uno degli esempi più crudi: lascia incinta una ragazza vittima d’un abuso in convento senza prendersene cura; cateno invece è abbandonato appena nato davanti alla chiesa della Madonna del Carmelo a Catania dove viene accolto da un prete; pietrangelo balsamo detto artigghiu rappresenta l’antagonista senza redenzione né motivazioni evidenti per la sua cattiveria profonda.

Queste vicende mostrano famiglie dominate dagli uomini attraverso atteggiamenti maschilisti estremi fatti anche d’aggressioni fisiche gratuite per mantenere potere su mogli o figlie. anna chisari ricorda gli anni trascorsi in Sicilia negli anni settanta-ottanta quando “era normale vedere gruppi d’uomini seduti nelle piazze intenti a giudicare le donne come oggetti privandole così persino della libertà personale.”

Il dialetto catanese intessuto nelle pagine regala ironia amara ai dialoghi ed esprime quel continuo contrasto fra rassegnazione profonda ed energia repressa nei personaggi femminili oppressi da dinamiche patriarcali rigide quanto crudeli.

Trauma intergenerazionale: quando il passato pesa sulle nuove generazioni

La scrittrice ha voluto raccontare qualcosa che va oltre la singola vicenda familiare mostrando come certi dolori attraversino i decenni fino ad arrivare ai giorni nostri sotto forma di ferite invisibili ma profonde dette “traumi intergenerazionali.”

Questo fenomeno indica l’impatto duraturo che eventi traumatici vissuti dai genitori o nonni possono avere sui figli anche se questi ultimi non hanno subito direttamente quei fatti traumatici. Spesso sono sensazioni confuse o comportamenti autodistruttivi difficili da spiegare senza risalire alle origini familiari lontane nel tempo.

Nel libro emerge chiaramente questa idea attraverso i destini intrecciati dei protagonisti costretti a convivere con ferite emotive mai sanate oppure colpe trasmesse inconsapevolmente insieme all’eredità genetica o culturale. anna chisari mostra però anche possibilità diverse invitando chi legge ad andare oltre questi schemi cercando dentro sé stessi nuove energie capaci finalmente rompere catene invisibili lasciate dalle generazioni precedenti.

Maschilismo radicato nella società siciliana tra controllo sociale e violenza domestica

michele cutrona rappresenta quel tipo duro tipico degli uomini cresciuti in contesti socialmente rigidi dove dominava il patriarcato assoluto basato sul controllo totale delle donne in famiglia.

L’autrice ricorda episodi vissuti personalmente durante gli anni passati nella sua terra natale dove “era normale vedere mariti gelosi imporre alle mogli rinunce importanti persino al lavoro pur mantenendo su loro totale dominio psicologico fisico ed economico.” Gli uomini sedevano nelle piazze principali osservando ogni movimento femminile giudicandolo severamente quasi fossero oggetti da possedere anziché persone autonome.

Questa mentalità ha lasciato tracce profonde ancora oggi visibili benché molte cose siano cambiate rispetto al passato remoto. Oggi quella stessa violenza muta forma diventando reazione disperata alla perdita del controllo tradizionale sulle donne ormai più indipendenti economicamente, socialmente, culturalmente.

Non mancano casi gravi ancora attuali legati proprio allo scontro fra vecchi ruoli imposti dalla società patriarcale ed emancipazione femminile crescente provocando tensione forte dentro alcune famiglie oppure comunità ristrette.

Cateno e la spirale della malvagità

cateno è emblematico perché mostra come certe spirali negative possano portare alla malvagità pura se alimentate dall’ambiente circostante fatto d’abusi ignoranza povertà morale. Inizialmente avrebbe potuto vivere tranquillo lavorando semplicemente sulla nave come mozzo invece si perde nell’oscurità crescendo assorbendo istinti bassissimi simili agli altri malviventi incontrati lungo il cammino.

Questa dinamica richiama episodi realissimi accaduti recentemente dimostrando quanto certe forme estreme restino purtroppo attuali indipendentemente dall’epoca storica considerata.

L’autrice fa emergere così temi universali quali fame, sete, sesso, potere uscendo dalle convenzioni letterarie classiche per esplorare territori emotivi poco frequentati ma essenziali per capire meglio lati oscuri dell’animo umano difficili da affrontare apertamente nella vita reale quotidiana.

Maternità tossica: quando proteggere significa imprigionare

Anche veneranda evolve verso lati meno luminosi superando confini delicatissimi fra bene e male proprio spinta dall’amore materno rivolto alla figlia nunzia. Quel sentimento apparentemente puro nasconde però forme distorte dette maternità tossica caratterizzate dal voler controllare troppo impedendo ai figli crescita autonoma e piena realizzazione personale.

Nell’opera emerge questo tema complesso evidenziandone aspetti tragici presenti ancora oggi ovunque sia presente dipendenza affettiva estrema oppure paura paralizzante verso cambiamenti inevitabili.

anna chisari cita parole tratte dal suo precedente libro ricordando “quanto sia fondamentale liberarsi definitivamente dai legami troppo stretti con figure materne incapaci permettere vera emancipazione individuale.” In questo senso restituisce voce concreta a tante esperienze vissute silenziosamente dietro porte chiuse spesso ignorate dalla società.

Guerra dolore indifferenza ambientano lo sfondo storico-culturale del racconto

Le scene cruente narrate riguardano anche eventi militari pesanti vissuti dalle popolazioni locali durante assedi napoleonici subiti dalla città ligure Genova citata nel racconto attraverso occhi ingenui disillusi quale quelli dello stesso cateno.

Egli infatti esprime indifferenza apparente all’arrivo degli eserciti francesci oppure inglesii sottolineandone ignoranza politica tipicamente diffusa allora presso strati popolari esclusivamente concentrati sulla sopravvivenza quotidiana lontani dalle grandi strategie geopolitiche europee.

Questa visione semplice tuttavia serve all’autrice per mettere sotto lente realtà complesse quali guerre continue, conflitti sanguinosi, sofferenze collettive ripercosse poi sul piano individuale creando ulteriore terreno fertile ad aumentare rancori, paure, frustrazioni personali.

In tal modo narrazione privata intreccia storia pubblica dando corpo vivo allo scenario descritto conferendogli spessore realistico ben documentabile.

Written by
Matteo Bernardi

Matteo Bernardi è un blogger versatile che racconta con passione e precisione temi legati a cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute. La sua scrittura unisce rigore informativo e attenzione per i dettagli, con l’obiettivo di offrire ai lettori contenuti aggiornati, accessibili e mai banali. Ogni suo articolo è pensato per informare e stimolare il pensiero critico.

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