La frattura alla vertebra T2 nella morte di liliana resinovich genera nuove polemiche in famiglia e tra gli inquirenti

La scoperta di una frattura alla vertebra T2 riaccende i dubbi sulla morte di Liliana Resinovich a Trieste, con la famiglia che accusa il tecnico anatomopatologo Giacomo Molinari di mancanza di trasparenza.
La scoperta di una frattura alla vertebra T2 riapre il caso della morte di Liliana Resinovich a Trieste, sollevando dubbi sulla trasparenza delle indagini e sospetti su possibili responsabilità medico-legali e familiari. - Unita.tv

La scoperta di una frattura alla vertebra T2, emersa durante una perizia medico-legale, ha riacceso il caso della morte di Liliana Resinovich a Trieste. La donna scomparsa nel dicembre 2021 venne ritrovata senza vita solo tre settimane dopo, ma i dettagli sulla sua morte continuano a suscitare dubbi e sospetti. La famiglia ha preso posizione con un duro annuncio sui social, alimentando nuove tensioni con chi ha seguito le indagini.

Le accuse della famiglia resinovich e il ruolo del tecnico anatomopatologo molinari

Silvia Radin, cugina di Liliana, ha commentato con sgomento le novità emerse dalla perizia a cura della professoressa Cattaneo. La frattura alla vertebra T2 non era mai stata menzionata prima nei documenti ufficiali e ha spinto il fratello di Liliana, Sergio Resinovich, a preparare una denuncia verso Giacomo Molinari, il tecnico anatomopatologo coinvolto nell’autopsia. Secondo la famiglia, Molinari avrebbe tenuto un comportamento poco trasparente, parlando pubblicamente del caso solo anni dopo la morte e mostrando video sui social in cui fa riferimenti al caso, rivelando informazioni in contesti non autorizzati.

Dubbi e dichiarazioni di silvia radin

Silvia Radin afferma che Molinari sapeva bene dei dettagli dell’inchiesta e non ha spiegato perché non abbia comunicato subito eventuali dubbi agli inquirenti. Le sue dichiarazioni tardive e i contenuti pubblicati sulle piattaforme social mettono in discussione la correttezza durante la fase di esame del corpo di Liliana. Inoltre, secondo Radin, la comunicazione di Molinari sembra sia stata rivolta più alla controparte che agli investigatori, una scelta che rischia di compromettere la trasparenza delle indagini.

I dubbi sulla dinamica della frattura e le indicazioni contenute nella relazione della professoressa cattaneo

La perizia della professoressa Cattaneo ha evidenziato la presenza di una lesione alla vertebra T2, che non compariva nei precedenti rapporti medico-legali. Da questa scoperta deriva l’ipotesi che il danno sia stato nascosto o non rilevato in tempo. Secondo quanto riportato dalla famiglia, l’entità della frattura richiederebbe una forza molto intensa, tale da sembrare incompatibile con una caduta accidentale. Il professor Fineschi ha sottolineato che per causare una lesione simile servirebbe una caduta di notevole altezza, ad esempio dal quarto piano, ma nei controlli radiologici fatti dopo la morte non erano emersi segni di questo tipo.

Impatto sulle indagini precedenti

Il fatto che questa lesione sia comparsa solo nella relazione della Cattaneo crea una frattura anche nel percorso investigativo, mettendo in dubbio la completezza delle autopsie svolte in precedenza. La famiglia si appoggia a questa perizia come unico documento capace di fornire una visione chiara e seria della morte di Liliana, rifiutando ogni altra ipotesi che smorzi i sospetti su una possibile morte violenta.

Le motivazioni della famiglia e i sospetti sul contesto famigliare e finanziario

La vicenda intorno alla morte di Liliana Resinovich si arricchisce di nuovi elementi che riguardano la sfera privata e i rapporti familiari. Silvia Radin, con fermezza, indaga sulle motivazioni che potrebbero aver portato a un eventuale omicidio. Evidenzia la presenza di soldi trovati in casa di Liliana e del marito Sebastiano Visintin, insieme a tensioni legate alla vita matrimoniale della donna e a una presunta relazione extraconiugale con un uomo di nome Claudio.

La famiglia ipotizza che il movente non fosse tanto quello di uccidere, ma piuttosto di incutere paura alla donna, forse per impedire che portasse all’esterno informazioni riservate o segreti scottanti. Messaggi anonimi raccolti da alcuni testimoni, che saranno consegnati agli inquirenti, rafforzano questa pista, lasciando aperto il cerchio degli interrogativi sulla verità dietro la morte di Liliana.

Le questioni aperte e le responsabilità da chiarire sugli elementi medico-legali e investigativi

Questa nuova emergenza sul caso Resinovich mette sotto i riflettori non solo i particolari della morte, ma anche il lavoro di chi ha operato durante le indagini e le autopsie. La famiglia contesta il modo in cui alcune evidenze, come la frattura alla vertebra T2, sono state gestite e comunicate. Ci sono dubbi sulle ragioni per cui Molinari abbia atteso anni prima di esprimere dubbi e sulla scelta di condividere informazioni private in video pubblici.

Si sollevano anche domande sul fatto che i superiori di Molinari fossero al corrente di queste comunicazioni, come sembra emergere dalle dichiarazioni di Silvia Radin. Tutto ciò apre scenari complessi sulle responsabilità tecniche e investigative, fondamentali per chiarire in modo definitivo cosa sia successo a Liliana Resinovich. L’interesse pubblico e familiare resta concentrato sulla necessità che la verità affiori, senza ombre o ritardi.