La controversia sull’uso dell’IA in The Brutalist: David Cronenberg difende il suo collega

David Cronenberg difende l’uso dell’intelligenza artificiale in “The Brutalist” durante il Soundtrack Festival di Londra, mentre la modifica degli accenti ungheresi suscita dibattiti tra cinefili e critici.
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La controversia sull'uso dell'IA in The Brutalist: David Cronenberg difende il suo collega - unita.tv

Il mondo del cinema è tornato a discutere animatamente dopo le recenti dichiarazioni di David Cronenberg riguardo all’uso dell’intelligenza artificiale nel film The Brutalist, diretto da Brady Corbet. La questione ha sollevato un acceso dibattito tra i cinefili, in particolare per il contrasto tra la modernità della tecnologia e il desiderio di un ritorno al cinema classico. In questo contesto, Cronenberg ha espresso la sua opinione sulla polemica, ritenendo che il clamore fosse eccessivo e potenzialmente orchestrato.

La polemica sull’uso dell’intelligenza artificiale

L’argomento centrale della controversia è emerso quando il montatore del film, Dávid Jancsó, ha rivelato che l’accento ungherese dei personaggi, interpretati da Adrien Brody e Felicity Jones, era stato modificato attraverso l’uso dell’IA. Questo ha suscitato malumori tra i fan e i critici, che si aspettavano un’opera che celebrasse il cinema tradizionale, girato in pellicola e con il formato VistaVision. La scelta di utilizzare una tecnologia così avanzata ha lasciato molti delusi, portando a una serie di discussioni sui limiti etici e artistici dell’uso dell’intelligenza artificiale nel cinema.

Durante un evento al Soundtrack Festival di Londra, Cronenberg ha commentato la situazione, affermando che la reazione del pubblico fosse esagerata. Ha sottolineato che l’industria cinematografica ha sempre fatto uso di tecniche di post-produzione per migliorare le performance degli attori. La sua posizione è chiara: l’uso dell’IA non è un’innovazione negativa, ma piuttosto un’evoluzione naturale delle pratiche di editing.

Le dichiarazioni di Cronenberg

Il regista canadese ha descritto la polemica come uno “scandalo” e ha insinuato che ci fosse una campagna orchestrata contro The Brutalist, simile a quelle condotte in passato da figure come Harvey Weinstein. Cronenberg ha messo in evidenza come l’industria del cinema sia sempre stata caratterizzata da manipolazioni e aggiustamenti in fase di montaggio. Ha citato il suo lavoro su M. Butterfly, dove ha modificato l’audio per rendere la voce di John Lone più femminile in alcune scene, dimostrando che tali pratiche sono parte integrante della narrazione cinematografica.

Questa difesa dell’uso dell’IA ha sollevato ulteriori interrogativi sul futuro del cinema e sull’equilibrio tra tradizione e innovazione. Cronenberg ha evidenziato che i registi e i tecnici hanno sempre cercato di migliorare le performance degli attori, e che l’uso dell’IA non fa altro che ampliare le possibilità creative a disposizione dei cineasti.

La reazione del pubblico e il futuro del cinema

La reazione del pubblico a questa controversia è stata variegata. Molti cinefili hanno espresso preoccupazione per l’uso dell’IA nel cinema, temendo che possa compromettere l’autenticità delle performance attoriali. Altri, invece, vedono in questa tecnologia un’opportunità per esplorare nuove frontiere artistiche. La discussione si è quindi spostata oltre il caso specifico di The Brutalist, ponendo interrogativi più ampi sull’evoluzione del settore cinematografico.

Con l’avanzare della tecnologia, il dibattito sull’uso dell’IA nel cinema è destinato a intensificarsi. Registi, produttori e attori si troveranno a dover affrontare nuove sfide e opportunità, mentre il pubblico continuerà a valutare l’impatto di queste innovazioni sulla qualità e sull’integrità delle opere cinematografiche. La posizione di Cronenberg potrebbe rappresentare un punto di partenza per una riflessione più profonda su come il cinema possa adattarsi e prosperare in un’epoca di cambiamenti rapidi e significativi.

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