la battaglia delle gang nella città murata di kowloon raccontata in twilight of the warriors: walled in
Il film “Twilight of the Warriors: Walled In” esplora la vita nella scomparsa città murata di Kowloon, raccontando lotte tra bande e relazioni umane in un contesto di violenza e anarchia.

"Twilight of the Warriors: Walled In" è un film d'azione ambientato negli anni '80 nella scomparsa città murata di Kowloon, che racconta la lotta tra bande criminali attraverso intense scene di arti marziali e una ricostruzione fedele di un microcosmo storico e violento di Hong Kong. - Unita.tv
Ambientato negli anni Ottanta nella leggendaria città murata di Kowloon, il film twilight of the warriors: walled in porta in scena lo scontro feroce tra bande criminali in un territorio senza legge. Nonostante l’area originale non esista più, la pellicola ricostruisce fedelmente quell’ambiente, raccontando la tensione e la lotta per il controllo in un contesto urbano denso di storia e violenza, che ha affascinato molti spettatori fin dalla sua uscita nel 2024.
La città murata di kowloon: storia e trasformazione
Kowloon, sì proprio quella città murata ora scomparsa, nacque come avamposto commerciale già ai tempi della dinastia Song, intorno al X secolo. Il suo ruolo originale era legato principalmente al commercio del sale, ma col tempo divenne qualcosa di completamente diverso. La città, isolata in mezzo a Hong Kong, sfuggì a qualsiasi tipo di controllo o normativa, trasformandosi in uno spazio sovraffollato dove regnava l’anarchia.
Negli ultimi decenni prima della demolizione, avvenuta nel 1995 per volere del governo locale, Kowloon era un groviglio di passaggi stretti, palazzi fatiscenti e stanze sovraffollate. Un luogo popolato da migliaia di persone costrette a convivere in condizioni estreme, con una vita quotidiana segnata dalla convivenza forzata con la criminalità e le bande armate. Non a caso la città murata fu meta di vari tentativi di scalata da parte di gang pronte a contendersi il controllo delle attività illegali.
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Oggi al posto della muraglia sventrata si trova un parco. Ma la memoria storica di quel microcosmo resta viva grazie a ricostruzioni come quella contenuta nel film twilight of the warriors, che ha voluto restituire quegli spazi dimenticati e quei drammi esistenziali che si respiravano dietro quei muri.
La ricostruzione scenografica e il successo al botteghino
Il luogo originario della città murata di Kowloon non esiste più, costringendo gli autori di twilight of the warriors: walled in a costruire due set imponenti. Queste scenografie hanno riprodotto fedelmente i quartieri più conosciuti e i vicoli angusti che facevano da teatro alle lotte tra gang. Questi ambienti sono diventati palcoscenico perfetto per una storia intensa, fatta di combattimenti, tradimenti e alleanze in bilico.
Il film ha ottenuto un grande riscontro in patria, diventando il secondo titolo più visto di sempre a Hong Kong. L’opera trae la sua ispirazione dal romanzo city of darkness di Yuyi e dalla versione in manhua creata da Andy Seto, due lavori che raccontano quell’universo terrificante e affascinante che fu Kowloon.
La scelta di puntare tutto sulle arti marziali si riflette nelle scene di lotta coreografate con cura, dove muscoli, acrobazie e velocità si mescolano alla narrazione, offrendo spettacolo puro per quasi due ore. Il film ha debuttato anche alla sezione midnight screenings del festival di Cannes nel maggio 2024, richiamando l’attenzione internazionale su questa ricostruzione storica e sul cinema hongkonghese contemporaneo.
trama e personaggi principali di twilight of the warriors: walled in
Al centro della storia c’è Chan Lok Kwan, un immigrato illegale arrivato da poco dalla Cina continentale. Per sopravvivere si arrangia combattendo in incontri clandestini, fino a entrare nelle mire del temuto boss Mr. Big. Quest’ultimo gli promette documenti falsi in cambio di collaborazione, ma tradisce quella promessa. A quel punto Chan, furioso, ruba una valigetta contenente droga, fuggendo proprio verso la città murata di Kowloon.
Una volta dentro, si trova al centro della giurisdizione di Cyclone, un capo banda rispettato per il suo modo di governare, che cerca di bilanciare le attività illegali con la convivenza tra abitanti. L’inizio tra i due è burrascoso ma, dopo qualche scontro, Chan si guadagna la fiducia di Cyclone e diventa uno dei suoi uomini più fidati.
La vita nel quartiere però è destinata a scaldarsi perché Mr. Big, insieme ad altri boss, trama per scatenare una guerra senza esclusione di colpi. Intanto emergono segreti sul passato di Chan che potrebbero cambiare tutto. La trama intreccia rapporti di fedeltà, tradimenti e la lotta per conservarsi un posto in questo universo difficile e violento.
coreografie, atmosfera e regia di soi cheang
Dietro la macchina da presa c’è soi cheang, regista noto per film come spl 2, accident e il thriller limbo, girato in bianco e nero e esponente di un cinema hongkonghese più crudo e realistico. Con twilight of the warriors: walled in sceglie invece di mischiare martial arts energiche con elementi quasi fantastici. Non si punta sul realismo totale, ma offre un ritmo serrato dove la violenza non manca mai, sempre dosata per mantenere alta la tensione senza scadere nell’estremo.
La scena iniziale mostra subito il talento nel mettere in sequenza muscoli e acrobazie: un inseguimento e uno scontro sanguinoso sull’autobus in corsa rimangono impressi per dinamismo e adrenalina. Il resto del film alterna momenti più intimi, dove si costruiscono i rapporti tra Chan e gli altri abitanti di Kowloon, a scontri spettacolari, anche con richiami sovrannaturali come un vento innaturale o nemici che contrastano col solo potere della mente.
Non mancano momenti di teatro esagerato, ma la voglia di raccontare una comunità di emarginati che si unisce resta forte. L’approccio di soi cheang dà respiro a una trama che, sebbene a tratti prevedibile, coinvolge grazie ai combattimenti e all’atmosfera densa di pericolo. Il film si pone così come un racconto crudo e intenso di resistenza dentro un mondo che cerca di sopravvivere ai suoi stessi fantasmi.
Il valore culturale e il ritratto di un microcosmo scomparso
Twilight of the warriors: walled in non è solo un film d’azione, ma un ritratto di una realtà che oggi è soltanto memoria. La città murata di Kowloon rappresenta un pezzo di storia di Hong Kong che racchiude speranze, paure e contraddizioni di chi viveva ai margini. Il film fa emergere, tra scontri e amicizie, il senso di comunità che spesso nasce proprio nelle situazioni più precarie.
La pellicola mette in luce come, anche in un ambiente privo di legge, regole non scritte e fedeltà possono definire equilibri instabili ma necessari per sopravvivere. Questo quadro di convivenza forzata tra band e abitanti crea un microcosmo che il pubblico può comprendere anche oggi, e che spiega perché questa parte della città abbia così tanti racconti da offrire.
Grazie a un cast guidato da Louis Koo nel ruolo di Cyclone e alla presenza di Sammo Hung quale Mr. Big, il film appassiona anche chi non segue abitualmente il cinema hongkonghese, grazie a una trama che unisce violenza e umanità, in un racconto che si svolge in un luogo ormai perduto ma ancora vivido nell’immaginario collettivo.