Kristen Stewart debutta alla regia con the chronology of water, presentato a cannes 2025
Kristen Stewart debutta come regista con “The Chronology of Water”, un film intenso tratto dal romanzo di Lidia Yuknavitch, presentato a Cannes 2025 e caratterizzato da uno stile narrativo innovativo.

Kristen Stewart esordisce alla regia con *The Chronology of Water*, un film intenso e frammentato che racconta i traumi e la rinascita di Lidia Yuknavitch, presentato nella sezione *Un Certain Regard* a Cannes 2025. - Unita.tv
Kristen Stewart passa dall’essere una nota attrice a esordiente regista con il film The Chronology of Water, scelto per la sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2025. Il film racconta una vicenda intensa e personale, tratta dall’omonimo romanzo di Lidia Yuknavitch, che esplora anni difficili e profondi turbamenti interiori. Questo debutto rappresenta un passaggio importante nella carriera di Stewart, nota al grande pubblico soprattutto per la saga Twilight.
Trama e protagonisti di the chronology of water
La storia segue Lidia Yuknavitch, interpretata da Imogen Poots, che vive un’infanzia segnata da un padre violento e una famiglia difficile. Negli anni ’80, la protagonista cerca rifugio nel nuoto agonistico, ma i sogni legati a questa passione vengono bruscamente interrotti. La sua vita assume presto un corso autodistruttivo, fatto di dipendenze, comportamenti sessuali rischiosi e un forte disagio interiore. Lidia tenta di fuggire dal dolore e dal passato, ma lo fa tuffandosi in un vortice di emozioni intense e azioni inconsulte.
Un incontro che cambia tutto
Un momento chiave è l’incontro con Philips, che sembra offrire un barlume di serenità. Nel corso della vita universitaria, però, Lidia deve affrontare un nuovo trauma: la perdita del figlio nato morto. Accanto a lei, la sorella e uno scrittore, ruolo affidato a Jim Belushi, la sostengono in questo percorso tormentato. Attraverso la scrittura, Lidia riesce a trovare una via d’uscita dal tunnel delle sue sofferenze e una nuova forma di espressione che le permette di riscoprire sé stessa.
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La regia di kristen stewart e lo stile narrativo del film
Stewart adotta uno stile particolare, puntando su un racconto spezzato e frammentato che ricorda certi esperimenti visivi della Nouvelle Vague francese degli anni ’60, in particolare il cinema di Godard. Il montaggio alterna scene rapide e immagini sovrapposte, accompagnate da una colonna sonora strumentale discordante che mette in risalto la tensione emotiva e il disagio della protagonista. I dialoghi tradizionali risultano ridotti all’osso, mentre a dominare è la voce narrante fuori campo.
Uno stile che divide
Questa scelta crea una distanza tra lo spettatore e Lidia, rendendo difficile sentire immediatamente empatia per lei. Il film appare freddo e a tratti ostico, come se l’aria stessa racchiudesse il senso di spaesamento e autodistruzione della donna. Stewart sembra voler replicare sulla pellicola lo stesso stato mentale frammentato e caotico che definisce il periodo difficile della vita di Lidia. Quest’approccio ha rischi e momenti di eccesso, che talvolta possono risultare poco accessibili, specie considerando che si tratta di un debutto dietro la macchina da presa.
L’incontro di kristen stewart con il libro e l’ispirazione dietro il film
L’avventura di Stewart come regista inizia nel 2017, quando legge il romanzo di Lidia Yuknavitch. L’attrice ha raccontato di aver subito provato una forte connessione con il modo in cui l’autrice racconta i traumi e le memorie con un linguaggio non lineare, lasciando lo spettatore e il lettore a ricostruire i pezzi della storia da soli. Questo metodo è diventato il nucleo dell’adattamento cinematografico.
Nel film si percepisce proprio questo montaggio a piccoli frammenti di ricordi, che richiede un’attiva partecipazione emotiva e cognitiva da parte di chi guarda. Stewart ha scelto di lasciare intatta questa struttura complessa, rinunciando a linee narrative tradizionali e cercando di far emergere il caos interiore di Lidia attraverso immagini e musica. Il debutto a Cannes conferma il suo interesse verso storie intense, e il desiderio di affrontare temi forti senza edulcorazioni.
Un film coraggioso e denso
The Chronology of Water si configura così come un lavoro coraggioso e denso, meno diretto e più esperienziale. Nel contesto del festival, l’opera ha attirato l’attenzione non solo per la presenza di Kristen Stewart come regista, ma anche per la storia intensa e la modalità di raccontarla, che sfidano una visione tradizionale del cinema biografico o drammatico. Lo stile scelto, però, divide: chi cerca un ritratto intimo e fluido forse faticerà a trovare armonia, ma il film resta un tentativo sincero di esplorare fragilità umane profonde e complesse.