Jason Blum, noto produttore specializzato in horror thriller a basso costo, sta attraversando una fase complicata al botteghino con il sequel M3gan 2.0, che non ha replicato il successo del primo film. Questa difficoltà ha spinto lo stesso Blum a riconoscere pubblicamente le cause del calo di interesse verso la pellicola.
Il nome Blumhouse è da anni sinonimo di produzioni horror con budget contenuti ma incassi significativi. La formula vincente sembrava ormai consolidata grazie a titoli come Scappa – Get Out e Black Phone, capaci di moltiplicare più volte l’investimento iniziale. Tuttavia negli ultimi mesi questa strategia sembra mostrare crepe evidenti, con risultati meno brillanti e qualche titolo sotto le aspettative.
Jason Blum non nasconde la situazione delicata della sua casa produttrice e preferisce raccontare in prima persona i motivi dietro ai risultati insoddisfacenti piuttosto che lasciare spazio alle speculazioni esterne. Il caso M3gan 2.0 rappresenta un esempio chiaro dei problemi incontrati nel tentativo di mantenere alto l’interesse del pubblico per personaggi nati dal low budget ma diventati iconici.
Fino a poco tempo fa la forza principale della Blumhouse era riuscire a produrre film dall’investimento limitato che garantivano ritorni economici elevati o comunque soddisfacenti rispetto ai costi sostenuti. Questo equilibrio però si è rotto negli ultimi mesi con alcuni titoli finiti sotto tono nelle performance commerciali.
M3gan 2.0 rappresenta uno degli esempi più evidenti: mentre il primo capitolo aveva speso circa 12 milioni per portare quasi 182 milioni al botteghino globale, il sequel ha visto raddoppiare quasi il budget senza riuscire ad avvicinarsi agli stessi incassi iniziali previsti dagli analisti più ottimisti.
Altri film recenti prodotti dalla casa come Wolf Man o Drop hanno mostrato segnali simili: nessun disastro finanziario vero e proprio data la bassa soglia d’ingresso economica ma un chiaro segnale che qualcosa nel rapporto tra produzione ed esito commerciale si sta deteriorando.
Questa dinamica mette in luce una sfida crescente per Jason Blum: mantenere intatto quel vantaggio competitivo costruito su produzioni snelle quando però i costi tendono ad aumentare o le aspettative diventano troppo alte rispetto alla realtà del mercato attuale.
Intervistato durante un podcast dedicato al cinema indipendente, Jason Blum ha spiegato senza giri di parole quali sono stati gli errori principali commessi nel rilancio del personaggio M3gan sul grande schermo dopo l’exploit iniziale dell’originale uscito nel 2023.
Il punto centrale secondo lui riguarda una sopravvalutazione dell’interesse emotivo verso questo nuovo franchise da parte degli spettatori, sottovalutando quanto fosse difficile ripetere lo stesso successo innovativo ottenuto dal primo episodio originale e fresco sul mercato cinematografico internazionale.
Blum ammette anche scelte produttive affrettate come cambiare genere cinematografico rispetto all’originale oppure fissare date d’uscita troppo rigide legate alla stagione estiva senza dare sufficiente tempo allo sviluppo creativo richiesto dal regista Gerald – noto per lavorare lentamente ma accuratamente – cosa invece possibile nella realizzazione del primo capitolo dove non c’erano pressioni temporali stringenti fino alla conclusione definitiva delle riprese.
Questi fattori combinati hanno prodotto una versione meno convincente della protagonista robotica M3gan capace solo parzialmente di coinvolgere nuovamente gli spettatori abituati all’impatto forte ed originale mostrato nella pellicola precedente distribuita appena due anni fa ma già percepita meno fresca nelle idee narrative proposte dal sequel diretto da Gerald stesso.
La recente ammissione pubblica da parte dello stesso produttore conferma quanto sia cambiata rapidamente la situazione attorno alle produzioni low budget legate all’horror thriller targate Blumhouse; se fino a poco tempo fa sembrava impossibile trovare fallimenti significativi ora invece bisogna fare i conti con mercati più saturi ed esigenze diverse da parte degli spettatori sempre più selettivi nei confronti delle storie proposte sul grande schermo.
Questo porta inevitabilmente Jason Blum ad affrontare nuove sfide creative oltre che gestionali cercando formule capaci ancora oggi attrarre pubblico numeroso pur mantenendo bassissimi investimenti. Nel frattempo resta evidente come anche nomi consolidati possano incontrare momentanei rallentamenti dovuti soprattutto alla difficoltà nel prevedere gusti sempre mutevoli dei consumatori.
L’esperienza maturata dai primi successoni resta comunque preziosa, ma ora serve saper leggere meglio segnali emergenti sulla domanda reale dei film horror thriller evitando approcci basati esclusivamente su modelli passati.
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