L’arrivo di Jackie Chan al Locarno Film Festival 2025 ha scatenato un vero entusiasmo tra i fan e gli addetti ai lavori. L’attore, celebre per aver portato le arti marziali nel grande pubblico con uno stile tutto suo, ha ricevuto il Pardo d’oro alla carriera. Il festival svizzero ha fatto il tutto esaurito per gli incontri con lui, che si è presentato accompagnato dai suoi inseparabili panda di peluche e dal fan club europeo, tutti con le magliette ufficiali per l’occasione.
Locarno in festa per un’icona globale
L’arrivo di Jackie Chan ha richiamato a Locarno una folla eterogenea, radunata soprattutto in Piazza Grande e nelle altre sedi del festival. I fan hanno potuto assistere a dimostrazioni improvvisate di arti marziali, con Chan che ha sfoggiato movimenti agili e precisi davanti alle telecamere. Oltre alla fama cinematografica, l’attore è stato accolto come una vera star internazionale, mostrando una forma fisica sorprendente nonostante gli anni. L’atmosfera era di festa vera, con molti spettatori commossi dai suoi racconti di vita e dalla carriera lunga e intensa sotto i riflettori.
Jackie ha portato con sé i suoi panda di peluche, ormai diventati un simbolo ricorrente nelle sue apparizioni pubbliche. Quei piccoli orsacchiotti hanno strappato sorrisi e hanno dato un tocco leggero e giocoso all’evento. La sua presenza ha creato un ponte culturale, con un pubblico europeo pronto a immergersi nella tradizione asiatica delle arti marziali, viste non solo come disciplina ma anche come spettacolo.
Una giovinezza difficile forgiata dalla disciplina
Jackie Chan ha raccontato una gioventù non facile, segnata da una disciplina ferrea imposta dal padre. Nato nel 1954, ha iniziato prestissimo a studiare arti marziali, frequentando un’accademia a Hong Kong dove l’allenamento era durissimo: sveglie alle quattro del mattino e correzioni fisiche severe. Per anni ha imparato tecniche di combattimento fatte di calci, pugni e armi come i bastoni.
Ricorda con onestà i momenti in cui ha pensato di mollare tutto, senza molte alternative visto che sua madre si era trasferita in Australia lasciandolo solo a Hong Kong. La fatica di ogni giorno si mescolava a una determinazione che ha gettato le basi del suo futuro successo. Quegli anni di sacrifici gli hanno insegnato che non bastano solo le mosse: serve anche una forza mentale capace di reggere in un ambiente duro e competitivo.
L’incontro che ha cambiato tutto: Bruce Lee
L’incontro con Bruce Lee è stato un punto di svolta per Jackie Chan. Dopo anni da stuntman, ha lavorato sul set di film come “Dalla Cina con furore” e “I 3 dell’Operazione Drago”. Lee lo ha notato subito, creando un legame che andava oltre il semplice rapporto di lavoro.
Jackie ricorda con chiarezza un episodio sul set, quando Lee lo colpì accidentalmente al volto durante una scena di lotta. Lee si scusò subito e quella sera Chan fu scelto per girare scene in più, con un aumento del compenso. Racconta con emozione anche una serata passata insieme a Lee, quando questi gli pagò un taxi per andare a giocare a bowling. Un ricordo ancora più prezioso oggi, visto che Lee scomparve pochi mesi dopo.
La lunga strada verso il successo
Jackie Chan ha dovuto fare molta strada prima di emergere davvero. I suoi genitori volevano che tornasse a vivere in Australia, ma lui ha deciso di restare in Oriente e di buttarsi nel cinema, con il padre che gli dava tempo per dimostrare il suo valore. Il rischio più grande era quello di essere visto solo come un’imitazione di Bruce Lee, con ruoli che non lasciavano spazio alla sua personalità.
Per questo ha imparato tutto del cinema, lavorando anche dietro le quinte: dalle luci alla macchina da presa, dal trucco alla regia. Questa esperienza gli ha permesso di diventare un autore a tutto tondo, capace di scrivere, dirigere e recitare con grande padronanza. Secondo lui, in Asia sono pochi quelli con questa versatilità.
Cercare la propria strada e puntare in alto
Nonostante il successo, Jackie Chan non si è mai accontentato di essere solo un attore di arti marziali. Ha studiato i film americani ed europei, cercando di capire perché funzionassero così bene. Ha osservato con attenzione le opere di Bruce Lee, riconoscendone il valore, ma ha scelto una strada tutta sua, puntando sulla sua unicità.
Il suo obiettivo era diventare un attore riconosciuto per la propria personalità, alla pari di star come Robert De Niro. Ha lavorato duramente, rifacendo ogni scena più volte finché non era soddisfatto. Il controllo totale sul suo lavoro gli ha permesso di modellare i ruoli a modo suo, costruendo una carriera fuori dal comune nel cinema d’azione.
Tra rischi veri e Hollywood: cadute e riscatti
Le acrobazie e le scene di combattimento di Jackie Chan sono spesso fatte senza controfigure, esponendolo a pericoli reali. Lui ammette di avere paura, soprattutto in certi momenti, ma la sua determinazione lo spinge a superare il timore e a scattare in azione appena il regista dà il via.
L’inizio negli Stati Uniti non è stato facile. Gli hanno dato ruoli sbagliati e lo hanno limitato nella libertà creativa. Dopo due anni è tornato in Asia, dove ha ritrovato visibilità. Solo con il successo di “Rush Hour” è arrivato il riscatto in America. Senza quel film, dice, la sua carriera internazionale sarebbe potuta finire lì.
La sua presenza al Locarno Film Festival è stata una festa per un percorso fatto di impegno, sacrifici e continua crescita nel cinema delle arti marziali. La sua storia si intreccia con leggende come Bruce Lee e con la trasformazione del cinema orientale, che oggi conquista il mondo.
Ultimo aggiornamento il 12 Agosto 2025 da Rosanna Ricci