Il nuovo film disponibile su Netflix dal 10 giugno 2025, “io sono la fine del mondo”, diretto da Gennaro Nunziante e interpretato da Angelo Duro, propone una storia che oscilla tra dramma e satire, ma senza riuscire a catturare pienamente né l’ironia né la profondità che ci si aspetterebbe da un racconto segnato dal politicamente scorretto. La pellicola affronta temi della famiglia, della solitudine e della difficoltà nei rapporti interpersonali, ma il suo impatto risulta più malinconico che divertente.
La trama del film: un padre e una madre nel mirino del figlio ribelle
Ambientato a Palermo, il film segue Anna, una commercialista dedita alla cura dei genitori anziani, Franco e Rita. I due genitori mostrano segni di fragilità, con Franco affetto da una forma iniziale di demenza. La partenza per le vacanze di Anna rappresenta il punto di partenza della vicenda, poiché la donna si trova costretta a chiedere aiuto al fratello Angelo, che vive lontano a Roma e con cui i rapporti sono da tempo interrotti.
Angelo, lasciato dalla fidanzata e impegnato in un lavoro notturno insolito, accetta di prendersi cura dei genitori solo dopo che la sua vecchia auto si rompe, costringendolo a rimanere a Palermo per un periodo. La sua presenza in famiglia non porta sollievo, anzi si trasforma in un continuo scontro con la normalità e l’amore che circonda i genitori e la sorella. Le azioni di Angelo sembrano guidate da una voglia di vendetta per i presunti torti subiti in passato.
L’atteggiamento di angelo: tra vendetta e disordini familiari
Angelo manifesta nei confronti di Franco e Rita una rabbia che si traduce in gesti crudeli e destabilizzanti. Danneggia l’antenna della tv per impedir loro di seguire il finale di una soap opera, rompe i piani della gita organizzata dalla parrocchia diffondendo voci false sul parroco, e gestisce male le indicazioni mediche su salute e movimento dei genitori. Le sue decisioni, lontane dal buon senso, provocano un peggioramento delle condizioni di Franco e un aumento dello stress in famiglia.
Questa situazione finisce in ospedale dove Angelo incontra la dottoressa Marta. Lei, divorziata e con difficoltà personali, interpreta il suo comportamento severo come segno di preoccupazione, e inizia una complicata relazione con lui, segnata da momenti imbarazzanti e dissensi. Nel frattempo, Angelo continua a creare caos, arrivando a rivendere l’appartamento intestato dai genitori senza alcun riguardo, aumentando la sofferenza di Anna che decide di trasferire i genitori in una casa di riposo contro la loro volontà.
Il cast e la resa cinematografica: dal successo in sala a una sceneggiatura debole
Il film ha incassato oltre 9 milioni di euro nel primo semestre del 2025, diventando il quarto titolo più visto al cinema nello stesso periodo. Questo risultato si deve soprattutto alla popolarità di Angelo Duro presso il pubblico più giovane, ma la sua interpretazione stenta a tradursi in autenticità o profondità. Il tono del personaggio appare monotono, privo di quel sarcasmo efficace che avrebbe potuto supportare la narrazione.
Gennaro Nunziante, alla regia, conferma la sua esperienza nella commedia italiana, ma qui sembra limitato da una sceneggiatura troppo ripetitiva e poco articolata. Anche attori di grande esperienza come Giorgio Colangeli e Matilde Piana sembrano trattenuti dalla presenza dominante del protagonista e dalla mancanza di sfumature nei dialoghi e nelle situazioni rappresentate. Il risultato è una pellicola che mantiene uno schema costante senza sorpresa o incisività.
Le critiche e il contesto culturale di una comicità mancata
“io sono la fine del mondo” ha suscitato reazioni contrastanti, soprattutto riguardo alla volontà di rompere con i codici del politically correct. L’idea di un protagonista che esprime verità scomode, e che dovrebbe rappresentare una voce fuori dal coro, non convince del tutto. Il personaggio di Angelo non stimola né riflessione né risate, restando distante dalla verve di artisti come Antonio Albanese o Maurizio Milani, noti per un umorismo tagliente e consapevole.
Alcuni osservatori hanno provato a leggere il film come una critica alla società contemporanea, con le tensioni tra generazioni e la difficoltà di comprendersi. Quello che rimane, però, è una percezione di frammentarietà, con un universo narrativo rivolto soprattutto a chi ha meno di 30 anni, senza riuscire a coinvolgere un pubblico più ampio. La comicità del protagonista appare inoltre indebolita da episodi esterni, come la risposta poco efficace sui social all’accusa di evasione fiscale, che ha tolto ulteriore credito alla sua immagine pubblica.
Il passaggio da cinema a streaming sulle piattaforme digitali porta quindi alla luce i limiti di un film che punta su un tema sensibile ma lo sviluppa con scelte soluzioni narrative e interpretative poco convincenti. La combinazione tra dramma familiare e tentativi di ironia resta incompiuta, lasciando spazio più all’inquietudine che al sorriso.