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Il viaggio tra milano centrale e malpensa scandito da malesseri, canzoni e chiacchiere familiari

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Un viaggio in pullman tra Milano Centrale e Malpensa diventa un racconto di dialoghi familiari, malesseri passeggeri e contrasti musicali, riflettendo piccoli frammenti di vita quotidiana e identità culturale italiana. - Unita.tv
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Un viaggio in pullman tra Milano Centrale e Malpensa diventa teatro di una serie di conversazioni e situazioni che raccontano molto della vita quotidiana, con un sottofondo musicale tutto sommato involontario. Tra una frase ripetuta ossessivamente e i nomi bizzarri di due bambini, il racconto si snoda tra malesseri passeggeri, dialoghi familiari e tormentoni estivi.

Dal malessere momentaneo al viaggio verso malpensa: un’ora in pullman tra conversazioni e fastidi

Il viaggio inizia con un’immediata domanda “provi malessere?”, pronunciata con un marcato accento siciliano dalla mamma di due bimbi, Gigia e Topo. Questa domanda, rivolta soprattutto alla più piccola, ripercorre per quasi tutta l’ora del tragitto Milano Centrale – Malpensa. Il pullman attraversa le strade del capoluogo lombardo, la cui stazione centrale, costruita in epoca fascista, rimane uno snodo importante per chi deve raggiungere gli aeroporti fuori città. Milano Malpensa, infatti, dista circa un’ora da Milano Centrale, mentre gli altri aeroporti come Linate e Orio al Serio si trovano rispettivamente alle porte della città e vicino a Bergamo. Oggi, grazie al giorno non lavorativo, il traffico è quasi inesistente ma il tempo si consuma comunque lento, accompagnato dalle frasi ricorrenti della madre che tenta di alleviare il malessere dei figli suggerendo piccoli rimedi come il grissino o una gomma da masticare. La ripetizione diventa quasi ossessiva, accompagnata da un tentativo quasi teatrale di far riconoscere agli stessi bimbi luoghi familiari come l’asilo o l’ospedale di nascita, con un tono che invade tutto il pullman.

Le dinamiche familiari e il malessere sul bus

La colonna sonora imposta dalla mamma e la resa dell’autista

Oltre alle parole, il viaggio è scandito da una playlist molto discutibile, imposta dalla mamma di Gigia e Topo attraverso uno smartphone condiviso con la figlia. L’autista cerca, invano, di distrarre i passeggeri con una raccolta di Eros Ramazzotti, ma ben presto questa musica viene sopraffatta dal canto incerto e a volte sconnesso di mamma e figlia. Le melodie sono spesso storpiate, i testi riadattati o inventati al momento, rendendo difficile riconoscere i brani, che potrebbero essere catalogati tra i prossimi tormentoni estivi. La situazione genera fastidio agli altri viaggiatori, in particolare all’autore del racconto che vive questo tempo come un supplizio, tanto da affidarsi al cellulare e a motori di ricerca per identificare i brani e distrarsi da questa insolita esperienza sonora.

Il contrasto tra musica “ufficiale” e improvvisata

Tra ironia e realtà, i dialoghi di gigia, topo e i genitori sul mondo della musica e non solo

Un elemento che si aggiunge al ritmo del viaggio sono le osservazioni innocenti e a tratti curiose dei due bambini, specialmente Topo. Quando si affaccia sull’idea che “tutti i cantanti sono morti tranne Olly che ha vinto”, emerge un pensiero quasi surreale, legato probabilmente alla confusione dei piccoli sui protagonisti del mondo musicale o su eventi come Sanremo. Il padre di Topo cerca di intervenire con un tono più pacato spiegando che i cantanti famosi che non ci sono più hanno lasciato un’eredità duratura nelle loro canzoni. L’interazione tra famiglia e musica continua con la mamma che si impegna a cantare insieme alla figlia alcune hit del momento, tra cui brani di Annalisa, Alfa e Rose Villain. Alcune canzoni sono conosciute in modo parziale o deformato, a sottolineare la distanza tra la cultura musicale dei genitori e quella vigente.

Il mondo visto dagli occhi di topo

L’arrivo a malpensa e l’incontro con il gruppo di metallari: il contrasto tra mondi musicali e umanità in viaggio

Giunti al terminal 2 di Malpensa, il racconto si sposta su un gruppo di appassionati di heavy metal, riconoscibili dalle magliette dei loro gruppi preferiti, come Iron Maiden e Misfits. Questi viaggiatori si preparano a partire per Praga, partecipando a un tour dei loro beniamini. Questa scena porta in evidenza un contrasto netto con la famiglia al centro del viaggio, e con la musica pop e commerciale che ha dominato fin lì. Il fatto che gli amanti del metal viaggino con attrezzature e abbigliamento specifico rende palpabile la passione e la dedizione, a differenza del caos musicale che ha accompagnato il tragitto. Nel frattempo, altri passeggeri si dirigono verso destinazioni più turistiche come Ibiza con look ben più appariscenti. L’autore sottolinea anche un momento di riflessione sul ruolo della musica nella vita quotidiana e sull’impatto di alcuni tormentoni, lasciando emergere la fatica di accettare un’estate che sembra riproporre ricette già viste.

Un microcosmo di generi e destinazioni

Tra tormentoni estivi e riflessioni sul presente, un viaggio che racconta l’Italia di oggi tra famiglia e musica

Il racconto si conclude senza toni enfatici. Il continuo ripetersi delle stesse frasi della mamma di Gigia e Topo, il mix di canzoni figlie del momento e la presenza di viaggiatori diversi testimoniano un’Italia che vive piccole follie quotidiane. Quel malessere iniziale diventa simbolo di una realtà fatta di dettagli, dialoghi veri e piccole contraddizioni. Il viaggio verso l’aeroporto si trasforma così in un microcosmo dove i gesti più semplici, come offrire un grissino o canticchiare un brano, raccontano una storia più ampia, fatta di incontri casuali, riflessioni sul passato recente e un presente rumoroso ma umano.

Written by
Serena Fontana

Serena Fontana è una blogger e redattrice digitale specializzata in cronaca, attualità, spettacolo, politica, cultura e salute. Con uno sguardo attento e una scrittura diretta, racconta ogni giorno ciò che accade in Italia e nel mondo, offrendo contenuti informativi pensati per chi vuole capire davvero ciò che succede.

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