Il film “il mio compleanno” segna l’esordio al lungometraggio di Christian Filippi. La pellicola affronta il tema delicato del legame tra un ragazzo e sua madre, segnato da un passato di separazione e difficoltà . La storia si svolge nella periferia di Roma, raccontata con uno sguardo attento e realistico, lontano da stereotipi e melodrammi facili. Sullo sfondo di una società difficile, il film mette in luce la lotta di un giovane verso la propria crescita e il desiderio di riconnettersi con la famiglia.
La trama e il messaggio centrale del film
Riccardino è un ragazzo prossimo ai 18 anni che vive in una casa-famiglia da quando, quattro anni prima, era stato allontanato dalla madre Antonella a causa del suo disturbo bipolare. Questa malattia aveva impedito alla donna di occuparsi di lui adeguatamente, portando a una separazione forzata. Durante quegli anni, i contatti tra madre e figlio sono stati sporadici. Riccardino sogna solo di vivere con Antonella, come fosse rimasta l’unica famiglia a cui aggrapparsi.
Questa volontà diventa il cuore del racconto. La narrazione parte dalla vita nella casa-famiglia, rigidamente controllata e protettiva, ma della quale Riccardino non sopporta la clausura. L’attesa del suo diciottesimo compleanno rappresenta un punto di svolta. Nel suo desiderio e nella sua azione—una fuga insieme alla madre—il ragazzo ambisce a una quotidianità familiare negata per troppo tempo. Il film mostra il viaggio emotivo di Riccardino, dal desiderio alla presa di coscienza, illustrando come passare dall’infanzia all’età adulta comporti un prezzo emotivo alto, soprattutto in circostanze così complesse.
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Dal laboratorio di scrittura al set di roma: il processo creativo di christian filippi
La sceneggiatura è nata da un laboratorio tenuto da Christian Filippi nel 2018 all’interno delle case-famiglia di Roma. Qui Filippi ha incontrato ragazzi, tutor e assistenti sociali, osservando da vicino la realtà dei minori che vivono ai margini. Questo contatto diretto ha permesso di costruire un racconto fondato su esperienze autentiche, trasformate poi in una sceneggiatura scritta insieme ad Anita Otto.
Il film fa parte della dodicesima edizione della biennale college cinema, segno che l’opera ha ricevuto supporto produttivo di rilievo. Il percorso di Filippi, infatti, dimostra come l’importanza di coltivare il talento con il giusto sostegno possa emergere nel cinema italiano con produzioni di valore. “Il mio compleanno si iscrive così tra le opere prime capaci di creare un equilibrio tra scrittura, regia e interpretazioni che risulta molto efficace e coinvolgente.”
Interpretazioni e fotografia: gli elementi che determinano l’impatto emotivo
Sul piano interpretativo spicca la performance di Zackari Delmas nel ruolo di Riccardino. L’attore, sin dalla prima scena sul tetto della casa-famiglia, cattura l’attenzione con un’intensità che non sfugge allo spettatore. Il suo Riccardino si mostra fragile, ribelle e dolente, ma anche pieno di speranza e voglia di rivalsa. Accanto a lui, Giulia Galassi regala un ritratto complesso di educatrice, mentre Silvia D’Amico interpreta Antonella con un’intensità equilibrata e credibile.
Dal punto di vista visivo, il film è girato in formato 4:3, scelta che accentua la sensazione di claustrofobia e intimità . Questo formato sottolinea il senso di prigionia che Riccardino prova nella casa-famiglia, tra mura sicure ma strette. Le immagini restituiscono dettagli veri, a tratti duri, ma mai filtrati da sentimentalismo eccessivo. Il regista trova un equilibrio tra realismo e umanità , creando un’atmosfera che fa riflettere sul contesto sociale e sull’infanzia negata.
Un racconto senza stereotipi sulla malattia mentale e la periferia romana
Il mio compleanno evita la rappresentazione banale o romanzata di malattia mentale e condizioni sociali difficili. Antonella non è una madre cattiva o trascurata per scelta, ma una donna segnata dal disturbo bipolare che fatica a riconquistare un posto nella vita del figlio. Anche Riccardino non è concesso a vederlo come una vittima passiva, bensì come un ragazzo con una forte personalità , capace di ironia e sfida nonostante la sua condizione.
Il film non ritrae la periferia romana come un luogo di sola desolazione ma come uno spazio in cui si intrecciano dolore e tenerezza, rabbia e affetto. Gli altri ragazzi che vivono nella casa-famiglia condividono con Riccardino storie simili, nascondendo le proprie ferite dietro atteggiamenti spavaldi. Questa coesistenza di dolore e ironia portata sullo schermo dà al film una dimensione di autenticità , andando oltre la semplice denuncia sociale.
Il passo di Riccardino verso l’età adulta diventa simbolo di una crescita che troppo spesso avviene senza tutele, guidata solo dall’istinto e da un cuore pronto a soffrire. Christian Filippi, con il suo esordio, ci consegna una narrazione sobria ma intensa, l’immagine di una società che fatica a garantire accoglienza vera ai più fragili.