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Il Giura e la vita rurale raccontati in tutto in un’estate!, il film di Louise Courvoisier premiato a Cannes 2024

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Il film Tutto in un’estate!, diretto da Louise Courvoisier, si è distinto a Cannes 2024 conquistando due César, tra cui quello per la miglior attrice esordiente. Ambientato nel Giura, territorio poco rappresentato nel cinema francese, il lungometraggio mette al centro una storia di famiglia e tradizione agricola. La regista ha scelto un approccio autentico coinvolgendo i suoi vicini e familiari come attori non professionisti. Il racconto esplora temi come la responsabilità giovanile, le difficoltà della vita contadina e l’identità culturale legata al formaggio Comté.

Origini del progetto e legami con il territorio

Louise Courvoisier è nata a Ginevra da una famiglia multiculturale con radici canadesi, tedesche e svizzere. Cresciuta nel Giura fin dai sei mesi di età in una fattoria senza acqua né elettricità, ha vissuto un’infanzia immersa nella natura isolata con pochi vicini distanti circa un chilometro. I genitori erano musicisti prima di diventare agricoltori mantenendo sempre viva la passione per l’arte accanto alla terra.

Questi ricordi hanno spinto Courvoisier a raccontare quella realtà rurale senza filtri né stereotipi. Voleva mostrare una gioventù poco conosciuta che vive tra tradizione e modernità senza giudizi o pietismi ma anche senza nascondere le difficoltà quotidiane. La scelta del Comté come simbolo narrativo nasce dal suo valore identitario ed economico nella regione del Giura.

La decisione di girare tutto entro venti chilometri dal luogo dove è cresciuta riflette l’intenzione della regista di offrire uno sguardo interno sulle dinamiche familiari e sociali locali. Così ogni dettaglio diventa parte integrante della narrazione autentica.

Casting naturale fra fiere stock car e vicinato

Per trovare gli interpreti principali Louise Courvoisier ha organizzato un casting informale nei luoghi frequentati dalla comunità locale: fiere agricole, gare di stock car – moderni rodei automobilistici – feste paesane. Clément Faveau, protagonista nei panni del diciottenne Totone che assume responsabilità dopo la morte improvvisa del padre, lavorava già nell’allevamento pollame ed era reduce dalla scuola agraria.

Inizialmente riluttante a partecipare alle riprese perché voleva solo fare comparsa, Clément è stato convinto piano piano dalla regista fino ad accettare il ruolo principale che gli calzava perfettamente addosso grazie alla sua esperienza reale sul campo agricolo.

Gli altri protagonisti sono stati scelti seguendo lo stesso metodo spontaneo: persone vere prese dal loro ambiente quotidiano capaci però anche d’esprimersi davanti alla cinepresa con naturalezza nelle parole, nei gesti, nelle emozioni più semplici ma sincere.

Nuovi scenari cinematografici per la campagna francese

Negli ultimi mesi diversi film francesi hanno cominciato ad ambientarsi proprio nelle zone rurali come il Giura o altre regioni lontane dai grandi centri urbani: Le Roman de Jim ed E i figli dopo di loro sono esempi recentissimi che stanno modificando la percezione cinematografica della provincia francese.

Prima queste aree venivano spesso usate solo come sfondo per thriller o storie noir dove boschi isolati celavano misteriosi omicidi; mancavano invece personaggi reali appartenenti a quelle comunità così isolate da sembrare quasi invisibili agli occhi degli spettatori urbani.

Con Tutto in un’estate! emerge finalmente una dimensione umana fatta di volti concreti, relazioni familiari, conflitti interiori, fatica lavorativa ma pure momenti spensierati tipici delle campagne francesi contemporanee, aprendo nuove prospettive narrative lontano dagli stereotipi classici sulla ruralità.

Stile visivo ispirato al western fra humour dramma ed empatia difficile

Louise Courvoisier ha dichiarato più volte quanto l’influenza estetica maggiore per questo film sia stata quella dei western classici americani, soprattutto nella resa granulosa dei paesaggi rugosi, nella dignità data anche agli aspetti più grezzi o imperfetti. Questo stile contribuisce ad avvicinare lo spettatore alla realtà dura ma sensuale della vita contadina.

Il tono oscilla tra momenti ironici, situazioni drammatiche, scene intime, creando equilibrio attraverso riferimenti espliciti anche al lavoro sociale realistico tipo Ken Loach. Il desiderio era evitare personaggi troppo gentili o empaticamente convenzionali: anzi i protagonisti mostrano difetti evidenti, a volte rudezza, ma proprio questa imperfezione li rende umani credibili capaci di emozionare davvero.

Questo approccio ha incontrato inizialmente scetticismo durante le fasi produttive quando finanziatori dubitavano dell’affezione possibile verso figure non idealizzate. Alla fine però proprio questa onestà narrativa si è rivelata vincente portando riconoscimenti importanti.

Riprese impegnative fra mucche veri formaggi autenticita’

Le riprese hanno richiesto preparazione lunga, specialmente per sequenze complesse come quella iniziale girata in piano sequenza con oltre 300 comparse coinvolte insieme a circa cento mucche. Un incidente occorso all’attore principale durante le prove aveva costretto fermo totale delle registrazioni per sei settimane dedicate esclusivamente all’organizzazione rigorosa dello staff tecnico artistico sul set.

Una scena particolarmente delicata riguarda la produzione vera del formaggio Comté: qui si voleva trasmettere qualcosa che andasse oltre l’aspetto industriale mostrando quasi sacralità nel gesto manuale concentratissimo degli interpreti. Nessun effetto artificiale, musica o dialoghi accompagnano quel momento lasciando protagonista assoluta la materia organica catturata attraverso dettagli ravvicinati dalla macchina da presa.

Questo realismo estremo nasce dall’esecuzione effettiva delle operazioni casearie direttamente sul posto, rendendo palpabile allo spettatore quel senso tattile fisico indispensabile perché nulla appaia finto oppure costruito solo scenograficamente.

Anche episodi minimi quali nascita reale d’un vitellino sono stati filmati rigorosamente live, con singoli ciak precisi, testimonianza dell’impegno totale verso autenticità assoluta richiesta dal progetto complessivo firmato Louise Courvoisier.

Written by
Matteo Bernardi

Matteo Bernardi è un blogger versatile che racconta con passione e precisione temi legati a cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute. La sua scrittura unisce rigore informativo e attenzione per i dettagli, con l’obiettivo di offrire ai lettori contenuti aggiornati, accessibili e mai banali. Ogni suo articolo è pensato per informare e stimolare il pensiero critico.

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