Il festival della mostra del cinema di Pesaro ha ospitato l’anteprima del cortometraggio la confessione, opera di Nicola Sorcinelli. Tra i candidati ai David di Donatello come miglior cortometraggio, il film racconta in modo intenso e concentrato la fine di una relazione, calata in un contesto straordinario: l’arrivo imminente di un meteorite che segnerà la fine del mondo. Questo corto propone uno sguardo profondo sui sentimenti umani, utilizzando un parallelo tra la crisi personale e un evento catastrofico globale.
La trama e il fulcro emotivo del corto
La confessione narra gli ultimi momenti di una relazione amorosa che si avvia a conclusione, mentre un meteorite si dirige verso la terra. La presenza dell’apocalisse resta sullo sfondo, quasi secondaria, rispetto al dramma interiore dei due protagonisti. Nicola Sorcinelli ha spiegato che il corto vuole raccontare quel dolore profondo che accompagna la fine di un amore. “Quel dolore, così travolgente, crea una specie di bolla isolante che impedisce di percepire ciò che avviene intorno.” Nel racconto, il pericolo dell’imminente distruzione del mondo diventa un elemento che sottolinea e amplifica questo isolamento emotivo.
Un dolore universale che isola
Lo spunto narrativo punta a rappresentare una condizione universale: il dolore della separazione, che spesso si presenta come un’esperienza che chi vive si porta dentro quasi ignorando tutto il resto. La fine del mondo diventa allora una metafora e un parallelo con la fine di quella relazione, che segna comunque un passaggio doloroso e importante. L’ambientazione catastrofica serve a evidenziare quanto questi due personaggi siano immersi completamente nei propri sentimenti, sfidando l’urgenza drammatica esterna.
Scelta degli attori e importanza del casting
Nel corto, la tensione emotiva spetta alle performance, visto il tempo limitato della narrazione. Per questo Nicola Sorcinelli ha dato grande rilievo al casting, scegliendo due attori capaci di trasmettere tutta la complessità di sentimenti in poche scene. Romana Maggiora Vergano e Andrea Arcangeli erano già presenti nella mente del regista durante la stesura, scelti per la loro capacità di far emergere l’ambivalenza di una relazione finita ma tuttora carica di sentimenti forti.
Il talento al servizio dell’emozione
Il regista ha sottolineato come senza il loro talento il corto non sarebbe stato altrettanto efficace. “Raccontare un amore al tramonto, dove convivono dolore e affetto residuo, richiede una delicatezza e una presenza scenica che in loro ha trovato espressione.” Le riprese sono state poche e intense, con un lavoro preparatorio importante per rendere ognuna delle inquadrature convincente e carica di emozione. Questo approccio ha permesso di mantenere alta la tensione e di costruire un racconto credibile in pochi minuti.
Ambientazione e scelta stilistica legata al passato
L’ambientazione del corto guarda al passato, con richiami a un’epoca che richiama il diciannovesimo secolo, in parte per dare al racconto un respiro più ampio e meno legato al presente. Sorcinelli ha motivato questa scelta spiegando che un sentimento come la fine di un amore è trasversale ai tempi. “Ambientare la storia in un passato antico aiuta a dare un senso di universalità e a creare un’atmosfera densa e dal sapore ancestrale.”
Una passione per i dettagli storici
Questa impostazione ha influenzato anche l’aspetto visivo, con costumi e scenografie che si traggono dalla storia, elemento che il regista ha descritto come una sua passione personale. L’attenzione ai dettagli e all’estetica è evidente in ogni inquadratura, dove la storia e la visione del regista si intrecciano per costruire un ambiente credibile e coinvolgente. Il tempo scelto conferisce inoltre una distanza che aiuta a osservare la vicenda con uno sguardo più concentrato sulle emozioni.
Fotografia, effetti e use del grandangolo per sottolineare l’isolamento
La fotografia di Benjamin Maier ha dato al corto un impatto visivo caratterizzato dall’uso di ottiche grandangolari, scelte per aumentare la sensazione di isolamento dei personaggi. Questo espediente visivo evidenzia quanto i due protagonisti si trovino piccoli all’interno di un ambiente enorme, amplificando il senso di distacco e solitudine che attraversa la narrazione.
Il lavoro sugli effetti speciali è stato affidato a Flat Parioli, che ha sviluppato gli elementi fantastici a partire da riferimenti precisi, mantenendo credibilità. Riuscire a integrare gli effetti in un corto così concentrato e contenuto è stato un passaggio delicato, riuscito grazie a uno sviluppo attento e calibrato. Anche i primi piani, effettuati con la stessa ottica grandangolare, proseguono l’obiettivo di accentuare visivamente il distacco e l’isolamento emotivo, creando un legame diretto tra immagine ed esperienza dei personaggi.
Il ruolo del sonoro e la costruzione dell’atmosfera
Il cortometraggio presta molta attenzione al comparto sonoro, elemento essenziale per la trasmissione delle emozioni. Nicola Sorcinelli ha raccontato come la squadra abbia lavorato su una pulizia sonora rigorosa, per meglio rappresentare la tensione e l’angoscia dei protagonisti. In particolare, è stato importante enfatizzare i bassi che rappresentano l’arrivo del meteorite, come un rimbombo che si sente sotto la pelle e accompagna la scena.
Questo rumore cupo costruisce una dimensione sonora che simboleggia la minaccia esterna e la gravità del momento, accentuando la drammaticità della confessione finale. La protagonista ha il coraggio di dire con chiarezza che vuole proseguire da sola, spezzando quel legame, nel momento in cui tutto potrebbe finire. “Il suono si lega così al tema della sincerità e della necessità di affrontare la verità anche nell’ultimo istante disponibile,” aggiungendo un ulteriore livello di profondità alla narrazione.