I film capaci di raccontare la pressione economica che schiaccia le persone stanno prendendo piede, specie in Corea del Sud. Negli ultimi anni una nuova forma di cinema ha esplorato proprio questo tema, mostrando relazioni umane dominate dal denaro e dalla precarietà. Portati dalla fama di titoli come Parasite, questi film si concentrano sulle paure legate all’economia globale e alle disuguaglianze, spesso ambientandosi in contesti angusti e oppressivi. Netflix ha scommesso su questo filone, rilanciandolo con produzioni importanti, tra cui spicca 84m² di Kim Tae-joon, che riflette una dura realtà urbana sotto forma di thriller psicologico su una crisi immobiliare nella capitale sudcoreana.
Il nuovo volto dell’horror nella società capitalista contemporanea
Da qualche anno si parla di un particolare sottogenere che potremmo definire “horror capitalista“. In questo modello narrativo, i rapporti tra i personaggi e il contesto in cui si muovono ruotano intorno a dinamiche economiche, che diventano la fonte primaria di conflitto e tensione. In Corea del Sud, questa forma di racconto ha preso forza soprattutto dopo il successo di Parasite, che ha portato sotto i riflettori mondiali i problemi legati alla disuguaglianza e alla lotta economica.
I film di questo filone caricano di inquietudine le situazioni quotidiane, evidenziando come le persone si trovino intrappolate in circuiti di sfruttamento e paura causati dal sistema economico globale. Netflix ha colto il potenziale di questi contenuti, producendo serie e film che sfruttano questa tensione in modo efficace. Oltre al celebre Squid Game, che ha avuto un enorme successo, c’è 84m², che si inserisce in questo contesto con un racconto più contenuto ma altrettanto intenso.
Il filone dell’horror capitalista diventa così uno specchio crudele e preciso delle ansie del nostro tempo, mostrando come la ricerca di sicurezza economica e sociale spesso si trasformi in una trappola sempre più difficile da sfuggire.
84m²: la casa come simbolo di status e trappola economica nella Seoul degli anni 2000
Il film di Kim Tae-joon prende spunto da un fenomeno ben noto in Corea del Sud: la sfera immobiliare, percepita da molti come l’unica via per garantire sicurezza e successo personale. Agli inizi del nuovo millennio, possedere un appartamento a Seul rappresentava un sogno per molti, un segno tangibile di appartenenza a una classe privilegiata. Infatti, il protagonista Woo-seong – interpretato da Kang Ha-neul – riesce a comprare un appartamento di 84 metri quadrati al diciassettesimo piano di un grattacielo, raggiungendo quello che sembra un traguardo di vita.
Questa proprietà rappresenta però anche l’inizio di una lunga serie di difficoltà. Dopo qualche anno, una crisi economica ribalta la situazione e quell’appartamento diventa una fonte costante di pressione finanziaria. I proprietari si trovano intrappolati in una spirale di debiti e ricatti, incapaci di rivendere senza subire perdite ingenti e finendo così per confermare un senso di insuccesso personale. Il film mostra questa trasformazione con grande efficacia, rappresentando la casa non come rifugio sicuro, ma come una prigione che crea tensioni, paranoie e scontri tra vicini.
I post-it appiccicati sulle porte degli appartamenti sono simboli di una convivenza forzata e violenta, una metafora che spiega l’atmosfera di sospetto e aggressività che si instaura. La pellicola racconta come, anche con una sistemazione formale dignitosa, la condizione di vita può rapidamente declinare fino a diventare insostenibile, esponendo gli abitanti a una sofferenza fatta di rumori, liti e paure quotidiane.
Le tensioni sociali e lo smarrimento psicologico raccontati da 84m²
Il film costruisce una narrazione claustrofobica in cui il denaro, un tempo simbolo di agiatezza, si trasforma nel motore di una realtà alienante. Woo-seong si ritrova al centro di un microcosmo diviso in classi precise, con rapporti umani spezzati da gerarchie imposte e competizioni per la sopravvivenza economica. L’atmosfera è dominata da diffidenze, incomprensioni e paranoie che si amplificano tanto da sfociare in episodi di violenza.
Quest’opera mostra come la pressione finanziaria e l’incertezza del futuro alterino la percezione di sé e del mondo circostante. I tempi della vita di ciascuno non sono più gestibili, ma influenzati da fattori esterni irrazionali come fluttuazioni di mercato o decisioni burocratiche. Il personaggio principale si trova intrappolato in questa rete opprimente, con la sua abitazione che diventa una specie di gabbia a cui non riesce a sfuggire.
La scelta di mantenere il protagonista come punto di vista fisso funziona all’inizio, aiutando lo spettatore a orientarsi e a comprendere l’ambiente durante la tensione crescente. Questa struttura aiuta a enfatizzare il senso di isolamento e claustrofobia in cui si muove, ma nella parte finale la narrazione perde invece chiarezza, dando spazio a sviluppi confusi che indeboliscono il messaggio politico.
Un potenziale narrativo che si perde nella seconda metà del film
84m² inizia con grande forza, impostando temi politici e sociali ben definiti. Il ribaltamento della situazione da successo economico a prigione finanziaria si mostra come una parabola chiara e potente, che concentra l’attenzione sulle difficoltà reali di molti abitanti metropolitani. La metafora degli 84 metri quadrati chiude un cerchio che parla di speranze infrante e lotte quotidiane.
Tuttavia, con l’avanzare della trama la pellicola cerca di aggiungere colpi di scena e svolte improvvise che non risultano coerenti con la linea narratica costruita. Questa parte diventa lunga e dispersiva, provocando un abbassamento dell’intensità drammatica e spostando il focus dalla denuncia sociale a un intreccio confusionario.
La decisione di sorprendere lo spettatore a tutti i costi porta a contraddire, più volte, il percorso politico e tematico impostato nella prima metà. Il risultato è una pellicola ambiziosa nella sua idea, ma che perde slancio a causa di una gestione narrativa poco equilibrata. Nonostante questo 84m² rimane un esempio significativo del nuovo cinema coreano che affronta, attraverso la crisi abitativa, problemi strutturali più ampi legati al capitalismo contemporaneo.
Ultimo aggiornamento il 23 Luglio 2025 da Rosanna Ricci