Francesca morvillo e giovanni falcone, la storia di un amore tra giustizia e guerra a palermo
Il film diretto da Simona Izzo e Ricky Tognazzi racconta la storia di Francesca Morvillo e Giovanni Falcone, evidenziando il loro impegno nella lotta contro la mafia a Palermo negli anni ’80 e ’90.

Il film racconta la storia umana e professionale di Francesca Morvillo e Giovanni Falcone, evidenziando la loro lotta contro la mafia a Palermo negli anni Ottanta e Novanta, con un focus sul punto di vista di Morvillo e il valore della memoria. - Unita.tv
Nel cuore di palermo, negli anni Ottanta e Novanta, si consuma una vicenda che va oltre il racconto di mafia e cronaca nera. Francesca morvillo e giovanni falcone hanno intrecciato il loro destino in un’epoca segnata da attentati e paura. Questo film diretto da simona izzo e ricky tognazzi sceglie di raccontare non solo la lotta contro la mafia, ma soprattutto la storia umana e professionale di questi due protagonisti della giustizia italiana.
Il racconto dal punto di vista di francesca morvillo
La forza di questa pellicola sta nel far emergere la figura di francesca morvillo non come “la moglie di” ma come donna e professionista. Vicino a giovanni falcone, francesca è sostituto procuratore al tribunale dei minori di palermo. Vive in una città piegata dalla violenza ma prova a cambiare il sistema dall’interno, affrontando un contesto giudiziario difficile e poco aperto alle novità. La sua è una lotta silenziosa, tra codice e cuore.
Lo spettatore segue la vicenda attraverso i suoi occhi. La sua unione con falcone, giudice istruttore, diventa un sodalizio che dura tredici anni, fatto di un impegno condiviso sul piano personale e lavorativo. La giustizia, in ogni sua forma, è la stella polare di una coppia che cerca di imprimere un cambiamento. Non è solo amore ma anche una vera alleanza contro un nemico che si fa sempre più potente.
Il film tra storia e libertà narrativa
La sceneggiatura, scritta da simona izzo con domitilla di pietro e felice cavallaro , miscela ricostruzioni storiche con scelte di narrazione più libere. Il racconto procede in parallelo al deteriorarsi della situazione a palermo, segnato dalle stragi e dagli omicidi degli uomini dello stato. Il 23 maggio 1992, la bomba di capaci rappresenta la drammatica fine di un percorso che falcone e morvillo avevano affrontato con consapevolezza e coraggio, pur senza conoscere i dettagli del destino che li attendeva.
Questo film restituisce il senso di un’epoca in cui, nonostante la paura e la morte, sono rimasti vivi la determinazione e il lavoro costante di chi voleva un futuro diverso per la città e per il paese.
Una messa in scena curata e interpretazioni intense
Dietro l’aspetto minimalista della regia, la pellicola mostra attenzione al dettaglio, dai costumi di antonella balsamo alla fotografia di marco pieroni. La scelta è di seguire un approccio sobrio, quasi intimo, che però tradisce qualche nota televisiva. Il punto di forza resta l’interpretazione di ester pantano, capace di dare spessore a francesca morvillo e riportarla fuori dall’oblio storico.
Accanto a lei, primo reggiani dà vita a giovanni falcone con un equilibrio che valorizza l’umanità del personaggio più che il suo ruolo istituzionale. Il risultato è un duo credibile che si fa una sola cosa. Attraverso questo racconto emergono i volti e i momenti personali delle due figure, spesso dimenticate dalla memoria collettiva.
Il senso della memoria e il luogo della sepoltura
La vicenda di francesca morvillo e giovanni falcone si chiude con un dolore aggiuntivo. A palermo, nel sepolcro di san domenico, riposano molti siciliani illustri che hanno dato la vita per la loro terra. Eppure francesca morvillo, insieme agli uomini della sua scorta, non è accanto a falcone in quel luogo simbolico. Questa scelta segna una ferita ancora aperta, come ricordo concreto di una storia che resta viva, fra giustizia e sacrificio.
La loro vicenda, raccontata al cinema con lo sguardo di morvillo, restituisce volti, nomi e storie umane dietro l’epopea della lotta alla mafia. La dimensione privata si intreccia al dramma pubblico in un racconto che vuole tenere accesa la memoria e la responsabilità verso il passato.