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Fondazione 3 su Apple TV+: l’arrivo del Mulo scuote l’Impero e ridefinisce la predizione di Hari Seldon

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Il Mulo irrompe in Fondazione 3 su Apple TV+, scuotendo l'Impero. - Unita.tv
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La terza stagione di Fondazione, disponibile ogni venerdì su Apple TV+, introduce un cambiamento radicale nello scenario narrativo con l’apparizione del Mulo, una figura imprevedibile che mina le certezze dell’Impero e della Fondazione. Questo sviluppo mette a dura prova le teorie di Hari Seldon, lo psicostorico che aveva costruito la sua previsione su modelli precisi, ora messi in crisi da una nuova variabile. Gli episodi rilasciano una tensione crescente tra potere e caos, mentre i protagonisti si confrontano con un futuro incerto e dalle regole sconvolte.

L’arrivo del Mulo e la sfida alle previsioni di Hari Seldon

Il personaggio del Mulo, interpretato da Pilou Asbæk, emerge come un elemento destabilizzante che interrompe il fragile equilibrio tra l’Impero in declino e la Fondazione in ascesa. Era stato proprio Hari Seldon, con le sue equazioni di psicostoria, a prevedere le grandi crisi del futuro e a impostare un piano per minimizzarne gli effetti. La sua allieva, Gaal Dornick, aveva in parte superato la sua fama scientifica, confermando l’idea di un controllo solido sulle variabili umane.

L’arrivo del Mulo, però, sconvolge questi calcoli. Egli rappresenta una “variabile impazzita” che non rientra nelle previsioni matematiche di Seldon, mettendo in dubbio l’intero sistema di analisi e la sicurezza con cui il protagonista aveva impostato il racconto. In effetti, i nuovi episodi potrebbero segnare l’inizio della cosiddetta Terza Crisi, un momento di rottura che apre a sviluppi inattesi e dura lotta per il controllo.

Nel raccontare questa svolta critica, Jared Harris, interprete di Hari Seldon, ha sottolineato come il personaggio si trovi a perdere la sua posizione di narratore onnisciente. L’incertezza cresce e le certezze crollano, costringendo Seldon a confrontarsi con qualcosa di fuori controllo che ne smantella l’autorità.

Il ruolo narrativo di Hari Seldon e la tensione tra controllo e fiducia

Hari Seldon, nella sua veste di narratore dentro la storia, incarna la figura di chi sa già tutto ciò che succederà, anche se il percorso lo coinvolge personalmente. Questa posizione rischia di apparire arrogante, perché parte di un racconto che sembra scritto in anticipo: il problema è convincere chi lo ascolta a fidarsi di questo sapere senza potergli svelare ogni dettaglio.

Jared Harris ha spiegato come questo ruolo provochi alienazione: il protagonista deve mantenere un equilibrio delicato, comunicare sicurezza senza tradire la verità completa per non interferire con le scelte degli altri, lasciando spazio al libero arbitrio. Da fuori, questa situazione viene percepita come tentativo di manipolazione, mentre al centro si cela timore e frustrazione. Harris parla di una fatica esauriente nel portare questo peso, che rende complesso il rapporto tra Seldon e chi lo segue o lo contesta.

Questa dinamica alimenta la tensione drammatica della serie, mostrando come la gestione della conoscenza sia un compito complicato, soprattutto quando diventa impossibile prevedere ogni mossa degli avversari.

Similitudini e differenze tra Hari Seldon e il Dr Manhattan di Watchmen

Il personaggio di Hari Seldon trova un parallelo interessante nel Dottor Manhattan, figura creata da Alan Moore e Dave Gibbons in Watchmen, dotata di conoscenza e poteri quasi divini. Entrambi incarnano la difficoltà di gestire un sapere che abbraccia passato, presente e futuro, ma la loro natura è molto diversa.

Jared Harris spiega che, a differenza del Dottor Manhattan, Seldon non possiede poteri sovrumani. La sua forza risiede soltanto nel modello matematico che ha costruito per predire il comportamento umano. Questo lo costringe a mantenere un legame più umano con il mondo, altrimenti rischierebbe di diventare un semplice strumento freddo e impersonale, simile a una macchina.

La differenza fondamentale sta nel modo in cui ognuno di loro vive questa consapevolezza: Manhattan è distaccato, quasi alieno, mentre Seldon deve trovare una dimensione che gli permetta di comunicare e influenzare senza perdere la propria umanità. Questa tensione caratterizza la figura dello psicostorico in Fondazione e ne rende complesso il ruolo.

Il mutamento delle trame nella terza stagione e la crisi di Hari Seldon

Il terzo ciclo di Fondazione mostra come tutti i personaggi affrontino cambiamenti profondi e imprevedibili. Hari Seldon perde il controllo del racconto e deve fare i conti con la sua più grande paura: l’imprevedibilità incarnata dal Mulo. Nei primi episodi della stagione, Gaal Dornick pose le basi per il dubbio sull’infallibilità di Seldon, con una capacità interpretativa che sembrava superare il maestro.

Ora il Mulo mette in crisi le fondamenta stesse della psicostoria, esercitando un potere che non si può calcolare con i metodi tradizionali. Seldon si ritrova senza strumenti adeguati per decifrare il futuro, esposto a una minaccia che gli sfugge.

Questa dinamica non è solo una svolta narrativa, ma anche uno specchio dei limiti umani nel predire e guidare il corso degli eventi. La crisi personale di Seldon riflette quella più ampia dell’Impero, che si sgretola sotto pressioni interne e esterne.

Riflessioni sulla politica di fondo nella serie Fondazione e il ruolo dei Cleon

L’autore David S. Goyer ha tratto spunto dai classici romanzi di Isaac Asimov per sviluppare una serie che, pur proiettata nel futuro, parla in modo chiaro a temi attuali. Jared Harris mette in luce come la storia mostri gli effetti corrosivi di un potere esercitato troppo a lungo dalle stesse famiglie o gruppi, come nel caso dei Cleon.

Questa dinastia domina da secoli l’Impero, ma il loro lungo governo ha prodotto un decadimento interno e una corruzione diffusa. La Fondazione, nata per contrastare questo declino, deve confrontarsi con una realtà complessa e ostile.

La parte politica della narrazione evidenzia il rischio che il controllo esclusivo generi degenerazioni. Il racconto spinge il pubblico a riflettere su come la durata e il monopolio del potere possano soffocare il cambiamento autentico, portando a un declino inevitabile.

Il Mulo come simbolo di unità e le tensioni religiose nella serie

Il Mulo emerge non soltanto come antagonista, ma anche come figura capace di unire le genti attraverso un potere straordinario. Tuttavia, questa capacità suscita interrogativi su quale sia lo scopo di questa unificazione e chi ne tragga vantaggio.

Il confronto con i Cleon mette in evidenza un uso strumentale della fede, usata per sostenere interessi privati o personali piuttosto che promuovere il bene comune. Jared Harris sottolinea come nella serie venga esplorato il bisogno umano di creare divinità o simboli da adorare, costruendo rituali e totem che non dovrebbero diventare oggetti di culto illimitato.

Questa riflessione inserisce Fondazione nel dialogo più ampio sulle dinamiche sociali e religiose, mostrando come la credenza possa diventare mezzo di potere o controllo ma anche elemento di coesione collettiva.

La terza stagione della serie conferma la capacità di Fondazione di raccontare storie di grande respiro senza perdere il legame con i nodi umani e sociali che fanno da sfondo alle battaglie tra potere, fede e conoscenza.

Ultimo aggiornamento il 1 Agosto 2025 da Davide Galli

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Davide Galli

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