Home Fino alle montagne: il film di Sophie Deraspe sulle alpi di provenza tra natura e identità personale

Fino alle montagne: il film di Sophie Deraspe sulle alpi di provenza tra natura e identità personale

Il film *Fino alle montagne*, diretto da Sophie Deraspe, esplora il viaggio di Mathyas ed Élise nelle Alpi di Provenza, affrontando temi di identità e connessione con la natura.

Fino_alle_montagne%3A_il_film_di

Il dramma "Fino alle montagne" di Sophie Deraspe racconta la fuga dalla città e la riscoperta di sé attraverso la dura vita pastorale nelle Alpi di Provenza, esplorando temi di natura, identità e cambiamento in un contesto reale e poetico. - Unita.tv

Il dramma Fino alle montagne, diretto dalla canadese Sophie Deraspe, approda nelle sale italiane il 29 maggio 2025 grazie a Officine Ubu. Il film, una co-produzione franco-canadese della durata di 113 minuti, trasporta lo spettatore nell’ambiente selvaggio e rigoroso delle Alpi di Provenza, raccontando una storia di fuga dalla città e riscoperta di sé attraverso la natura. L’opera, basata sul romanzo semi-autobiografico di Mathyas Lefebure, offre uno sguardo profondo sul rapporto tra uomo e ambiente, esplorando il passaggio dalla vita urbana a quella rurale.

Aspetti tecnici e linguaggio cinematografico

Sophie Deraspe conferma la sua capacità di coniugare realismo e poesia attraverso una regia misurata, attenta alle sfumature. Le immagini di Vincent Gonneville sono precise nel mostrarci la natura nella sua forma più pura e spesso severa. Gli scenari naturali delle Alpi di Provenza diventano quasi un personaggio a sé, con le loro asperità e bellezze.

Montaggio e colonna sonora

Il montaggio bilancia momenti di contemplazione e scene di fatica fisica, permettendo allo spettatore di entrare nella dimensione quotidiana e raramente raccontata della pastorizia. La colonna sonora di Philippe Brault accompagna spesso con armonie sobrie, lontane da effetti facili, rafforzando il tono del film più che evidenziandolo.

Presentazioni internazionali e accoglienza critica

Il film ha debuttato al Toronto International Film Festival 2024, una delle vetrine principali per il cinema mondiale, dove ha attirato attenzione per il suo racconto intenso e per la cura del dettaglio registico. Lì ha incontrato il favore di più operatori del settore, accreditando il potenziale commerciale e critico dell’opera.

Durante il mercato del film di Cannes 2024 è stato mostrato ai distributori internazionali per garantirsi una diffusione più ampia, ricevendo ulteriori conferme sulla qualità e sull’interesse suscitato. La distribuzione italiana, affidata a Officine Ubu, conferma la volontà di portare al pubblico italiano una pellicola che va oltre il puro intrattenimento, indirizzandosi verso una riflessione sul mondo contemporaneo e sui nuovi modi di abitare il pianeta.

Produzione e interpreti principali

Il film è guidato dalla regia di Sophie Deraspe, una cineasta che porta avanti da anni un interesse per storie che indagano l’identità e la trasformazione individuale in contesti particolari. Lei stessa ha contribuito alla scrittura della sceneggiatura, insieme a Mathyas Lefebure, autore del libro da cui il film si ispira. Questo ha garantito un legame stretto con la fonte originale e ha conferito al prodotto una genuinità rara nel racconto cinematografico.

Il cast vede Félix-Antoine Duval nel ruolo di Mathyas, interprete che offre una rappresentazione convincente dell’uomo di città in lotta con un mondo rurale ostile ma affascinante. Al suo fianco Solène Rigot interpreta Élise, la compagna di viaggio che decide di condividere la nuova vita e le sfide che comporta. Lo schieramento degli attori include anche nomi come Younes Boucif e Bruno Raffaelli, che arricchiscono il quadro umano attorno alla vicenda principale, dando corpo al microcosmo pastorale.

L’aspetto visivo è affidato alle riprese di Vincent Gonneville, la cui fotografia mette in risalto la natura brulla e potente delle montagne provenzali. La colonna sonora, curata da Philippe Brault, accompagna le immagini con musiche che sottolineano la tensione ma anche i momenti di quiete e riflessione. Tutti questi elementi concorrono a costruire un’atmosfera intensa e immersiva, che coinvolge lo spettatore nel viaggio narrato.

I temi centrali: natura, identità e cambiamento

In Fino alle montagne emergono temi attuali e profondi legati alla crisi esistenziale contemporanea. La storia si focalizza sulla necessità di riavvicinarsi alla natura, intesa non solo come paesaggio ma come elemento capace di ridare senso all’esistenza. La fuga dalla città, carica di alienazione e pressioni, conduce i personaggi a scoprire una vita scandita da ritmi antichi e fatiche vere.

La transumanza, pratica agricola tradizionale, diventa un simbolo del percorso interiore di Mathyas ed Élise. Il cammino attraverso le montagne è denso di fatica fisica, dubbi, paure, ma anche di piccoli momenti di conquista personale e di mutuo sostegno. Il film mostra come il cambiamento radicale passi attraverso l’accettazione della fatica e l’adattamento a condizioni difficili.

Il rapporto tra i due protagonisti aggiunge una dimensione emotiva al racconto. La loro scelta condivisa rende il percorso di rinascita anche un processo relazionale, in cui andare avanti significa confrontarsi con sé stessi e con l’altro. Il contrasto tra la modernità e la tradizione non resta superficiale ma si traduce in una rappresentazione concreta di come cambiare vita significhi riscrivere ogni giorno le proprie abitudini e convinzioni.

Trama e ambientazione nelle alpi di provenza

Mathyas, interpretato da Félix-Antoine Duval, è un giovane pubblicitario di Montreal che si stanca della sua esistenza frenetica e vuota nella metropoli. Decide così di mollare tutto e tentare una strada insolita: diventare pastore nel Sud della Francia. Il film segue il suo ingresso in un mondo completamente estraneo, quello della pastorizia, attraverso le montagne di Provenza. Mathyas arriva senza alcuna esperienza pratica, affrontando subito la durezza del lavoro manuale e la severità del clima montano.

Nel percorso incontra Élise , una giovane impiegata che abbandona il suo impiego per accompagnarlo in questa scelta nuova e radicale. I due ottengono un gregge in affidamento e si preparano ad affrontare la transumanza, lo spostamento stagionale del bestiame, un rito antico che nella narrazione assume valore metaforico. Il loro viaggio si snoda tra i paesaggi aspri e suggestivi delle Alpi di Provenza, un ambiente che diventa protagonista insieme ai personaggi, sfidandoli e trasformandoli.

La trama racconta più di un semplice cambio di vita: mostra il confronto con una realtà dura, poco conosciuta, e il modo in cui questa prova modifica l’identità dei protagonisti. La natura, in questo racconto, non è solo sfondo ma una forza che plasma, richiama alla semplicità delle cose essenziali e impone una nuova forma di resistenza.

Assenza di controversie e riflessioni sociali sul ritorno alla natura

Al momento non si registrano polemiche o contestazioni legate a Fino alle montagne. Il film pone al centro una narrazione personale, ma inevitabilmente richiama questioni culturali più vaste. Il ritorno alla natura che il film racconta apre spazi di riflessione sulle condizioni della vita moderna, sull’alienazione urbana e sulle motivazioni che portano sempre più persone a cercare risposte fuori dalla città.

Il lavoro pastorale diventa simbolo di una scelta radicale che non è solo fuga dal caos ma un tentativo di rapporto autentico con il mondo naturale e i ritmi della terra. La pellicola si inserisce nel dibattito sulla sostenibilità e la crisi ambientale senza diventare un manifesto, lasciando che la storia personale esprima i suoi significati senza semplificazioni ideologiche.

Il racconto mostra anche le difficoltà concrete di un cambio di stile di vita, senza edulcorare le fatiche e i rischi di un’esperienza lontana dalla comodità urbana. L’assenza di controversie sottolinea come il film sia accolto come un contributo sincero e rispettoso a temi ricorrenti nel pensiero contemporaneo.