Fabio Canino ha rotto il silenzio con parole dure sul modo in cui la televisione italiana tratta i personaggi omosessuali. In un’intervista al Messaggero, il conduttore e giurato di Ballando con le stelle ha denunciato una rappresentazione stereotipata e limitante dei gay nel piccolo schermo, definendo questa situazione come una vera e propria deriva culturale. Le sue affermazioni sollevano dubbi sul sistema televisivo attuale e sulle dinamiche che regolano l’ingresso e la carriera degli artisti LGBT.
Fabio Canino critica la rappresentazione stereotipata dei gay in tv durante il dibattito con Cristiano Malgioglio e Roberto Alessi a canino
Canino ha spiegato che oggi chi è omosessuale deve necessariamente aderire a uno stereotipo preciso per poter lavorare in televisione. Secondo lui, non basta più mostrare talento o portare idee originali: esiste un filtro rigido che impone ai gay di diventare “caricature”, figure quasi sempre ridicolizzate o banalizzate per rassicurare il pubblico tradizionale. Il conduttore parla apertamente di un “gay di regime”, cioè un personaggio costruito ad arte dalla produzione per evitare qualsiasi forma di rappresentazione autentica o complessa dell’omosessualità.
Questa imposizione limita fortemente la libertà espressiva degli artisti LGBT, costringendoli a recitare ruoli prefissati invece che a raccontarsi realmente. La critica si estende anche all’ambiente produttivo italiano, dove secondo Canino prevalgono logiche commerciali più che culturali o artistiche.
Fabio Canino analizza le dinamiche di potere nella tv italiana con riferimenti a Malgioglio e Alessi
Fabio Canino sottolinea come oggi non basti più avere professionalità o proposte valide per emergere nel mondo della televisione nazionale. Dietro le quinte agiscono filtri ideologici e interessi economici molto forti, capaci di favorire solo chi si conforma a determinati standard precostituiti.
Il ruolo degli agenti è centrale in questo meccanismo: Canino cita l’esistenza di due o tre procuratori particolarmente influenti nel panorama mediatico italiano, capaci di decidere quali voci possono passare avanti e quali vengono escluse. Questo sistema crea una forte pressione sugli artisti indipendenti oppure su quelli meno disposti ad adeguarsi alle richieste del mercato.
La denuncia riguarda quindi anche l’equilibrio tra potere commerciale ed espressione artistica, evidenziando come spesso le scelte editoriali rispondano più alla convenienza economica che alla qualità dei contenuti proposti al pubblico.
Il caso Cristiano Malgioglio e il dibattito sul ruolo del “ gay rassicurante ” nella società italiana
La parte più discussa dell’intervista riguarda l’accusa diretta rivolta da Fabio Canino a Cristiano Malgioglio. Pur senza nominarlo subito, quando gli viene chiesto se si riferisse proprio a lui risponde senza esitazioni confermando l’identità del personaggio preso come esempio negativo.
Malgioglio viene indicato come simbolo del cosiddetto “gay rassicurante”, ovvero quella figura pubblica costruita su stereotipi giullareschi destinati a rendere accettabile agli spettatori tradizionali la presenza omosessuale nei programmi televisivi. Questa immagine funziona da maschera comoda ma superficiale dell’omosessualità reale.
Secondo Canino questa strategia serve soprattutto alle produzioni per mantenere stabile il consenso sociale evitando conflitti culturali troppo evidenti legati al tema LGBT+. La scelta ricade quindi su personaggi facilmente riconoscibili ma poco rappresentativi delle diverse sfumature della comunità omosessuale contemporanea.
Questo modello rischia così di rafforzare pregiudizi anziché contribuire a una maggiore comprensione pubblica delle identità sessuali diverse dal mainstream eterosessuale dominante nella tv italiana attuale.
Fonte articolo: tvzap.it.
Ultimo aggiornamento il 13 Luglio 2025 da Serena Fontana