
La procura di Milano ha avviato un procedimento contro Leonardo La Russa e Tommaso Gilardoni per la diffusione senza consenso di video sessualmente espliciti, in un caso di revenge porn risalente al maggio 2023. - Unita.tv
La procura di Milano ha avviato formalmente il procedimento penale contro Leonardo La Russa, figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa, e contro il deejay Tommaso Gilardoni. Nei loro confronti è stata chiesta l’imputazione per la diffusione senza consenso di video a contenuto sessuale esplicito, un episodio noto come revenge porn. L’attenzione delle indagini si concentra su quanto accaduto nella notte tra il 18 e il 19 maggio 2023. Va precisato che in precedenza la stessa procura aveva archiviato il fascicolo per violenza sessuale, ritenendo che l’atto sessuale fosse avvenuto con il consenso della ragazza coinvolta.
Come si è sviluppato il caso a milano
Il fascicolo è nato dalla denuncia di una giovane donna, ex compagna di scuola di La Russa jr, dopo una serata passata al club Apophis a Milano insieme a lui e a Gilardoni. I fatti si sarebbero svolti nell’abitazione del figlio del politico nella stessa città lombarda. Le indagini hanno smentito la presenza di violenza sessuale e l’accusa d’abuso è stata archiviata. Resta però aperta la questione della violazione della privacy a sfondo sessuale. Secondo la procura, i due uomini hanno condiviso con terzi dei filmati realizzati senza il consenso della donna.
Prove e dettagli delle indagini
Le prove raccolte indicano che Leonardo La Russa ha registrato un video sessualmente esplicito della ragazza durante un incontro intimo. La registrazione sarebbe poi stata inviata tramite messaggio a Gilardoni. Questo, a sua volta, avrebbe realizzato un altro video con contenuti simili e l’avrebbe inoltrato a un’altra donna. Il punto focale è proprio la ripresa e la condivisione del materiale senza il permesso della protagonista.
Motivazioni alla base della richiesta di rinvio a giudizio
La richiesta della procura si basa sulla mancanza di consenso documentata nelle conversazioni tra i due indagati e sui messaggi contenenti i video. L’ipotesi di reato è quella di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti. Il caso rientra nelle norme introdotte in Italia per punire la diffusione non autorizzata di materiale intimo, comunemente definito revenge porn, anche quando non sussiste una finalità di vendetta o risentimento. La legge tutela la privacy e l’immagine delle persone coinvolte in atti sessuali da ogni forma di diffusione che ne comprometta l’onore o la riservatezza.
L’imputazione dovrà chiarire se i video sono stati prodotti e trasmessi senza un consenso valido e se la diffusione a terzi ha provocato danni alla vittima.
Ruolo del tribunale nel caso
Il tribunale dovrà valutare se il comportamento di La Russa e Gilardoni ha effettivamente violato questi diritti. “L’imputazione dovrà chiarire se i video sono stati prodotti e trasmessi senza un consenso valido e se la diffusione a terzi ha provocato danni alla vittima.”
Come si sono espressi la difesa e quali sono le prospettive del processo
Gli avvocati di Leonardo La Russa e di Tommaso Gilardoni hanno ribadito che la produzione dei video è avvenuta in un contesto consensuale e che non c’era alcuna volontà di danneggiare o diffondere pubblicamente il materiale. La difesa sottolinea che la diffusione delle immagini è stata limitata a persone note e senza finalità di offesa. Non a caso, la procura ha scartato l’ipotesi di stupro, confermando che l’atto sessuale è stato consensuale.
Ma lo scambio di video con terze persone, soprattutto senza il permesso della donna, rompe quella sfera di riservatezza. E proprio questo fatto ha spinto la procura a chiedere il rinvio a giudizio per i due ragazzi. Il procedimento giudiziario chiarirà se si è trattato di una violazione penalmente rilevante della privacy e della dignità della vittima, oppure no.
Possibili sviluppi e analisi future
È probabile che nelle prossime udienze vengano analizzati i singoli messaggi e i video, per accertare l’effettiva autorizzazione alla registrazione e alla condivisione. Il caso rappresenta un esempio recente dell’attenzione che la giustizia italiana pone a questi fatti, soprattutto quando coinvolgono personaggi noti o appartenenti a famiglie di rilievo politico.