Il 13 agosto 2007 segnò un momento tragico per la comunità di Garlasco, in provincia di Pavia. Chiara Poggi, una giovane studentessa di 26 anni, venne trovata senza vita nella sua abitazione. Dopo quasi due decenni da quel fatto drammatico, il programma televisivo Quarta Repubblica ha proposto una nuova ricostruzione degli eventi grazie all’uso dell’intelligenza artificiale. Questo video offre un ritratto dettagliato della vicenda così come emersa dalla sentenza definitiva.
Il contesto della tragedia e l’impatto sulla comunità
Chiara Poggi viveva in una villetta a Garlasco che fino a quel momento era considerata un luogo tranquillo e sicuro. La scoperta del suo corpo senza vita sconvolse non solo i familiari ma tutta la cittadina. Il caso attirò immediatamente l’attenzione mediatica nazionale per via delle circostanze misteriose che circondavano il delitto.
Le indagini si sono protratte per anni tra diverse piste investigative e processi giudiziari complessi. L’omicidio avvenne in casa della vittima e suscitò paura diffusa nel territorio locale: ciò che sembrava un ambiente familiare diventò teatro di violenza estrema.
La trasmissione Quarta Repubblica ha scelto proprio questo anniversario per riproporre alla platea pubblica i fatti attraverso uno strumento tecnologico innovativo: la creazione di un video basato su intelligenza artificiale capace di illustrare le fasi dell’aggressione secondo quanto stabilito dalla sentenza finale.
Come è stata realizzata la ricostruzione con l’intelligenza artificiale
Il servizio andato in onda utilizza dati raccolti durante le indagini e le valutazioni dei giudici per costruire una rappresentazione visiva degli ultimi momenti vissuti da Chiara Poggi nella sua abitazione.
Questo tipo di tecnologia permette infatti di mettere insieme elementi quali testimonianze, orari precisi, rilievi forensi e dinamiche fisiche descritte nei processi penali. Il risultato è una simulazione animata che mostra Alberto Stasi entrare nell’abitazione prima dello scontro fatale.
Secondo questa versione visuale – pur rimanendo ipotetica – vengono mostrati i passaggi chiave dell’aggressione: dall’ingresso all’attacco improvviso nel corridoio fino al gesto estremo compiuto contro Chiara.
L’arma utilizzata non viene mai mostrata perché non è mai stata identificata con certezza dalle autorità competenti; resta quindi uno dei punti oscuri più rilevanti del caso anche dopo tanti anni.
La durata stimata dell’intero episodio criminale è molto breve: circa 23 minuti bastarono a consumare il delitto, a nascondere eventuali prove ed infine tornare alla normalità apparente fuori dalla casa stessa secondo quanto riportano le sentenze definitive emesse dai tribunali coinvolti nel processo.
Dettagli sull’aggressione finale nel corridoio della villetta
La parte centrale della ricostruzione riguarda lo scontro tra Alberto Stasi e Chiara Poggi dentro al corridoio della villetta dove avvenne l’aggressione mortale.
Nel video creato dall’intelligenza artificiale si vede chiaramente Stasi colpire ripetutamente Chiara; tuttavia nessun oggetto viene mostrato nelle mani dell’aggressore dato che gli investigatori non hanno mai individuato con precisione quale fosse l’arma usata durante quell’attacco.
Dopo averla ferita più volte mentre lei cercava forse resistenza o difesa attiva, Stasi afferra la giovane donna per i piedi trascinandola lungo lo stesso corridoio mentre continua ad infliggerle colpi.
Infine lo solleva parzialmente o completamente scaraventandola giù dalle scale interne che conducono al seminterrato dove poi fu trovato il cadavere da soccorritori intervenuti poco dopo.
Questa dinamica corrisponde ai dati raccolti dagli esperti forensi durante gli accertamenti post mortem così come agli elementi acquisiti nei vari gradi giudiziari conclusisi definitivamente negli ultimi anni.
Riflessioni sul tempo ristretto utile al crimine secondo i giudici
I tribunali incaricati hanno stabilito attraverso analisi temporali precise che tutto si svolse nell’arco brevissimo di circa ventitré minuti. In questo intervallo vennero compiute tutte le azioni decisive: dal primo contatto violento fino alla pulizia sommaria delle tracce lasciate sul posto, passando ovviamente dall’uccisione vera e propria.
Questa tempistica così contenuta ha rappresentato elemento cruciale nelle motivazioni dei verdetti finali. Secondo i giudici infatti quel breve arco bastava ad eseguire ogni fase necessaria ad occultare evidenze importanti ed uscire dalla scena apparentemente senza lasciare segni evidenti.
L’aspetto temporale conferma anche la rapidità con cui si consumò quella tragedia domestica, ribaltando qualsiasi idea precedente su possibili lunghe trattative o tentativi negoziali fra vittima ed aggressore.
Tutti questi elementi sono stati condensati nella simulazione diffusa recentemente tramite Quarta Repubblica, rendendo visibile ai telespettatori qualcosa d’inaccessibile sino ad oggi: una possibile rappresentazione concreta degli ultimi istanti prima della morte tragica di Chiara Poggi.