L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007 a Garlasco, resta un caso che continua a coinvolgere l’opinione pubblica italiana. Dopo anni di processo e una condanna definitiva per Alberto Stasi, nuove indagini hanno riacceso l’interesse sulla vicenda. La Procura di Pavia ha aperto un nuovo filone investigativo che coinvolge Andrea Sempio, mentre esperti e consulenti rilanciano osservazioni tecniche sulle prove raccolte. Le recenti dichiarazioni di Luciano Garofano, consulente della difesa e ex comandante del Ris di Parma, delineano scenari diversi sui reperti fondamentali del caso.
Nuovi sviluppi nell’inchiesta e il ruolo di Andrea Sempio
Nelle ultime settimane la Procura di Pavia ha deciso di riaprire alcune valutazioni nell’ambito dell’inchiesta per la morte di Chiara Poggi, concentrandosi su elementi che erano stati messi da parte o poco approfonditi. Tra questi figura l’attenzione rivolta ad Andrea Sempio, già coinvolto come persona di interesse, ma fino ad oggi mai formalmente indagato in modo incisivo. L’ipotesi è che possano emergere prove o riscontri inediti per chiarire meglio le dinamiche della sera del delitto.
Le motivazioni di questa nuova fase investigativa si basano su una revisione degli atti, l’esame di dettagli forse trascurati e l’audizione di nuovi testimoni. Non si parla quindi di un ribaltamento delle sentenze ma di una raccolta di nuovi elementi che possano eventualmente integrare o confutare quanto emerso nel processo precedente.
La situazione si è complicata anche a livello mediatico, con interviste, trasmissioni di approfondimento e reportage che mantengono alta l’attenzione. La presenza di una nuova inchiesta potrebbe influenzare la percezione dell’opinione pubblica sul caso e mettere al centro alcuni dubbi tecnici sulle prove, che finora non erano stati valutati con la stessa attenzione.
Luciano Garofano smonta il mito del dna fantasma sulla scena del crimine
Uno dei temi più discussi nelle ultime settimane riguarda il cosiddetto “dna fantasma”. Questo termine si riferisce a un profilo genetico che alcune ricostruzioni volevano presente sulla scena dell’omicidio, ma mai pienamente identificato o associato a una persona concreta.
Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma e ora consulente della difesa di Andrea Sempio, ha respinto questa ipotesi durante una recente puntata della trasmissione Rai “Filorosso”. Garofano ha definito la presenza di un “dna fantasma” una suggestione infondata, spiegando che “se quel profilo genetico fosse esistito al momento delle prime indagini, sarebbe stato subito un elemento decisivo ai fini investigativi.”
Ha puntualizzato che questa teoria è stata alimentata da alcuni contributi mediatici e non da prove scientifiche evidenti. Garofano ha inoltre sottolineato l’importanza di basare le indagini su dati rigorosi: “il riconoscimento di un profilo genetico necessita di analisi precise, non di ipotesi vaghe o nate da dubbi postumi.”
Questo intervento ha ridimensionato molti sospetti nati negli ultimi mesi e invitato a un approccio più cauto rispetto a interpretazioni che generano confusione invece di chiarimenti. L’ex ufficiale dei carabinieri si è concentrato su un esame approfondito delle prove, senza lasciarsi trasportare da suggestioni senza fondamento.
Le perplessità tecniche sull’impronta 33 e la valutazione delle tracce sulla scena del crimine
Altra questione nodo dell’indagine riguarda la cosiddetta “impronta 33”, un elemento su cui si sono basati alcuni tentativi di collegare Andrea Sempio alla scena dell’omicidio. Questa traccia, secondo alcune perizie, sarebbe stata attribuita a Sempio, ma non mancano dubbi sulla sua attendibilità.
Garofano ha spiegato che l’identificazione è stata resa problematica dalla scarsa qualità delle immagini disponibili. L’impronta era visibile solo attraverso fotografie, non tramite un calco o un rilievo diretto. La definizione delle minuzie, cioè i particolari distintivi dell’impronta, non era chiara e quindi non ha permesso un riconoscimento certo.
In più, la macchia esaminata su cui si focalizzava l’analisi non era sangue ma sudore o altro materiale organico, cosa che ne mette in discussione la valenza come prova biologica. Secondo Garofano, stessi dubbi riguardano come siano state interpretate le tracce raccolte nella scena del crimine, dove è fondamentale distinguere tra le diverse sostanze rilevate per evitare confusione.
Questi aspetti tecnici, spesso marginalizzati in alcuni dibattiti, assumono invece una rilevanza fondamentale per comprendere il valore dei reperti. La qualità del materiale e le modalità della sua acquisizione influenzano l’attendibilità delle conclusioni investigative in modo determinante.
Le parole di Garofano hanno rimesso in discussione ipotesi alternative che negli ultimi anni hanno circolato, chiarendo che la scena del delitto resta un ambito complesso dove ogni dettaglio deve essere considerato con attenzione e rigore scientifico.
Ultimo aggiornamento il 6 Agosto 2025 da Andrea Ricci