La settantesima edizione dei David di Donatello si è svolta nello storico Teatro 5 di Cinecittà il 25 giugno 2025. La serata ha attirato l’attenzione nazionale e internazionale, non solo per i protagonisti italiani, ma anche per ospiti come Timothée Chalamet e la presenza di personalità fuori dal mondo del cinema. L’evento ha mostrato luci e ombre del cinema italiano, intrecciandosi con le tensioni del momento socio-politico che attraversa il paese.
La serata tra ritardi, ospiti internazionali e un red carpet sotto i riflettori
L’apertura della cerimonia ha subito un ritardo significativo, legato a motivi imprevedibili come l’attesa della fumata papale trasmessa in diretta da un altro evento. Questo ha messo alla prova pazienza di molte persone, sia in sala che tra la stampa presente. Non è mancato un pizzico di ironia riguardo al catering, giudicato da alcuni non all’altezza dell’occasione.
Sullo sfondo del tappeto rosso, la coppia più chiacchierata dell’anno, Timothée Chalamet e Kylie Jenner, ha catturato tutte le telecamere e gli obiettivi. È stata la prima apparizione pubblica ufficiale dei due, insieme dal 2023, e l’eccitazione del pubblico e degli addetti stampa era palpabile.
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Conduzione a due voci tra energia e qualche inciampo
La conduzione affidata a Mika e Elena Sofia Ricci ha alternato momenti energici, come la performance di apertura con la canzone “We Are Golden” e coreografie firmate Luca Tommasini, a qualche inciampo nel ritmo dello show. I due presentatori sono sembrati a volte fuori sincrono, con due stili che non sempre hanno dialogato. Ma nel complesso, la serata è iniziata dando il giusto spazio alla celebrazione del cinema italiano.
Premiazioni, polemiche e il messaggio contro l’antimilitarismo di maura delpero
Francesco Di Leva ha aperto le assegnazioni vincendo il David per il miglior attore protagonista con “Familia”. La sua esultanza forte e spontanea ha richiamato l’atmosfera di una partita allo stadio. Ha sottolineato come questo film fornisca riflessioni sulla complessa figura paterna, tema centrale nella sua interpretazione.
Il momento più discusso è stato la premiazione di Maura Delpero per la miglior sceneggiatura originale con “Vermiglio”, un’opera che ha ribadito un messaggio chiaro e deciso contro il militarismo. La regista ha ribadito che “il cinema deve farsi carico di denunciare la violenza, restando così uno strumento di riflessione sociale.”
L’atmosfera del teatro ha alternato festeggiamenti a segnali di malcontento: fuori da Cinecittà infatti, un gruppo di lavoratori dello spettacolo ha organizzato un presidio per protestare contro il blocco della riforma del tax credit, uno stop che influisce negativamente su molte produzioni italiane. Questo contrasto ha rappresentato la doppia faccia di un’industria che si celebra ma che fatica a trovare certezze economiche e politiche.
Alcuni protagonisti e le loro dichiarazioni più importanti
Sale sul palco con il solito fascino Timothée Chalamet, protagonista di un momento molto atteso. Ringrazia per il riconoscimento speciale ricevuto, raccontando delle sue radici italiane e degli incontri con grandi maestri come De Sica, Fellini e Luca Guadagnino. La sua partecipazione rappresenta un ponte tra Hollywood e il cinema italiano, anche se la traduzione simultanea qualche volta rende il discorso meno fluido.
Tra le altre premiazioni, Valeria Bruni Tedeschi ha ricevuto il premio come miglior attrice non protagonista per la serie “L’arte della gioia”, mentre la stessa serie ha vinto per la miglior sceneggiatura non originale, riconoscimento assegnato a un gruppo di autori guidati da Stefano Sardo. Quest’ultimo ha colto l’occasione per un commento politico, lamentando “la sottrazione di felicità alle persone in alcune aree del mondo.”
Gli applausi più intensi sono arrivati al momento dedicato all’attore Elio Germano, premiato per il ruolo in “Berlinguer. La grande ambizione”. Le sue parole hanno affrontato temi di dignità e giustizia sociale, citando in modo netto la condizione del popolo palestinese e israeliano.
Margherita vicario trionfa come miglior regista esordiente con un discorso che parla di società e arte
Il riconoscimento al miglior regista esordiente è andato a Margherita Vicario con “Gloria!”. Il suo discorso ha colpito per la franchezza con cui ha raccontato la sensazione di oppressione e delusione che si respira nella realtà italiana. Ha ricordato che cinema e musica possono essere forme di reazione e resistenza agli orrori quotidiani.
Vicario ha invitato le istituzioni a indirizzare maggiori risorse verso l’arte e la società, mettendo in secondo piano le spese legate agli armamenti. La sua vittoria, seppur attesa, ha acceso un dibattito sul ruolo politico e sociale del cinema italiano contemporaneo. Altri nomi importanti del settore, che avrebbero potuto competere per questo premio, restano fuori dalla scena principale.
Problematiche nella gestione della diretta e segni di tensione tra arte e politica
Durante la lunga serata non sono mancati ostacoli tecnici, come il problema che ha coinvolto Riccardo Cocciante, costretto a interrompere e poi riprendere la sua esibizione. Questi intoppi hanno allungato notevolmente una diretta televisiva già partita tardissimo.
Inoltre, la lunga presenza sul palco di ospiti come Pupi Avati ha diviso un po’ il pubblico, con applausi non del tutto convinti. Avati ha ribadito la necessità di un sostegno politico serio al cinema, mettendo da parte divisioni di schieramento, ma il messaggio non ha trovato unanimità tra i presenti.
Il festival ha alternato momenti di festa e riflessione a tocchi più accesi, riflettendo un’Italia che fatica a trovare equilibrio tra cultura e crisi socio-politica. Anche se “Vermiglio” ha conquistato il premio principale come miglior film, e la presenza di volti internazionali ha dato lustro alla serata, rimane la sensazione di un settore sospeso tra speranze e difficoltà evidenti.
Questa edizione dei David di Donatello ha mostrato le contraddizioni di un cinema che vuole raccontare la realtà, ma che deve fare i conti con ritardi, disorientamenti e l’incertezza dei tempi. Sotto quelle luci, tra qualche gaffe e un’atmosfera a tratti ambivalente, si è vista una moltitudine di storie e volti destinati a una nuova stagione ancora tutta da scrivere.