Il nuovo film di Christopher Nolan, The Odyssey, ha scatenato polemiche a causa di alcune scene girate a Dakhla, città situata nella parte del Sahara occidentale oggi sotto controllo marocchino. Questa scelta ha acceso un acceso dibattito internazionale, con accuse rivolte al regista per aver contribuito involontariamente a una dinamica di repressione culturale e politica nella zona.
Dakhla, la città scelta per le riprese al centro delle controversie
Dakhla è una località nella regione del Sahara occidentale occupata dal Marocco dall’inizio degli anni ’70. Quest’area è da tempo oggetto di contestazioni riguardo al suo status politico e legale. Diverse produzioni cinematografiche e televisive di alta portata hanno già scelto questo territorio per le riprese, vista la sua affascinante geografia, come nel caso della serie La ruota del tempo, ma lo scenario politico resta teso.
Alcuni governi occidentali, come quelli di Stati Uniti e Regno Unito, hanno mantenuto una posizione di supporto al Marocco sul controllo di questa parte del Sahara, alimentando controversie sulla legittimità di questa occupazione. Nel frattempo, gruppi locali e organizzazioni internazionali denunciano una situazione di “buco nero informativo”, dove la libertà di espressione e la presenza mediatica sono fortemente limitate.
Proprio per questo, la presenza di una produzione guidata da un regista di fama mondiale come Nolan ha riacceso il dibattito politico e morale. Le immagini girate in questa zona rischiano di normalizzare una situazione controversa. L’attenzione è spostata anche sul fatto che la comunità saharawi indigena non ha voce nei media e nelle produzioni culturali proprie, mentre i marocchini controllano la narrazione del territorio.
Le accuse di repressione e censura culturale contro il Marocco
Gli organizzatori del Western Sahara International Film Festival hanno rivolto un appello diretto a Nolan, spiegando che la scelta di girare parti del film a Dakhla favorisce in maniera indiretta una repressione ancora in corso nel territorio. Nel loro comunicato, FiSahara sottolinea che girare un film in un’area indicata da Reporters Without Borders come “buco nero dell’informazione” significa contribuire, anche solo in modo involontario, al silenziamento della popolazione saharawi.
Il Marocco è accusato di censurare sistematicamente espressioni culturali native, di perseguitare chi tenta di raccontare storie e tradizioni saharawi e di obbligare i filmmaker indipendenti a lavorare in clandestinità, mettendo a rischio loro e le loro famiglie. Questa situazione ha spinto diverse personalità a schierarsi apertamente contro la produzione.
Attori come Penelope Cruz e Javier Bardem hanno espresso sostegno al messaggio del festival, richiamando l’attenzione sulla trasformazione di Dakhla da regione abitata a destinazione turistica e ora a set cinematografico, tutti step che, secondo loro, mirano a cancellare l’identità saharawi. Bardem, che ha realizzato un documentario su questo tema, ha definito la città un esempio di come il controllo marocchino limiti la narrazione locale.
Il cast e le riprese del nuovo film di Nolan: un progetto dall’alta aspettativa
The Odyssey uscirà nelle sale cinematografiche americane il 17 luglio 2026. È un progetto ambizioso, atteso dai fan del regista dopo il successo di Oppenheimer. La pellicola si ispira all’epopea di Ulisse raccontata da Omero, seguendo il viaggio del re di Itaca nel tentativo di tornare a casa dopo la Guerra di Troia. Per raccontare questa vicenda, Nolan ha scelto location naturali e suggestive in Italia, Irlanda, Scozia e in Marocco.
Il cast riunito per la produzione include una serie di volti noti del cinema internazionale: Matt Damon guida la squadra di interpreti affiancato da Tom Holland, Zendaya, Anne Hathaway, Lupita Nyong’o, Robert Pattinson, Charlize Theron, fra gli altri. La scelta di queste star conferma le ambizioni di Nolan di assicurare un film di grande richiamo e impatto commerciale.
Le riprese nelle diverse località sono state pianificate per ricreare con accuratezza le atmosfere dell’antichità epica, alternando scenari naturali a dettagli scenografici. In questo contesto, la decisione di includere Dakhla ha portato a una risposta critica, creando una contrapposizione tra la ricerca di bellezza e il peso delle tensioni politiche legate a quella terra.
L’arrivo del film nelle sale segna un punto importante nella stagione cinematografica 2026, e la discussione legata alla scelta dei luoghi di ripresa rimane oggetto di dibattito, con il mondo artistico e politico che si confronta sul rapporto tra arte e responsabilità in territori contestati.
Ultimo aggiornamento il 29 Luglio 2025 da Luca Moretti