Daisy Edgar-Jones, nota per il suo ruolo nella serie “Normal People“, ha recentemente condiviso le sue riflessioni riguardo alla pressione delle recensioni e alla sindrome dell’impostore che l’ha accompagnata nel corso della sua carriera. In un’intervista con il magazine Elle, l’attrice ha rivelato come la sua ansia riguardo al giudizio altrui abbia influenzato il suo approccio al lavoro, ma ha anche descritto il percorso di crescita personale che l’ha portata a cercare di liberarsi da queste preoccupazioni.
La lotta contro la sindrome dell’impostore
Daisy Edgar-Jones ha ammesso di aver lottato con la sindrome dell’impostore, una condizione che porta a dubitare delle proprie capacità e a sentirsi inadeguati nonostante i successi ottenuti. Questa ansia si è manifestata in un’abitudine poco salutare: la tentazione di leggere le recensioni delle sue performance. L’attrice ha spiegato che, sebbene desideri che il suo lavoro venga apprezzato, la paura di non essere all’altezza ha spesso oscurato la sua creatività .
La regista Rebecca Frecknall ha avuto un ruolo fondamentale nel supportare Edgar-Jones in questo percorso. L’attrice ha raccontato come Frecknall l’abbia incoraggiata a distaccarsi dai giudizi esterni, sottolineando l’importanza di affrontare il proprio lavoro con coraggio e senza timori. “È stato un grande percorso di apprendimento per me”, ha dichiarato, evidenziando la necessità di concentrarsi su ciò che si sta creando piuttosto che sulle opinioni altrui.
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La ricerca di autenticità nel lavoro
Nel corso dell’intervista, Daisy ha chiarito il suo desiderio di smettere di preoccuparsi di fattori esterni e di focalizzarsi maggiormente sul suo lavoro. “Voglio smettere di preoccuparmi di qualsiasi cosa che non sia ciò che ho davanti”, ha affermato. Questa presa di coscienza è stata accompagnata dalla consapevolezza che non si può piacere a tutti e che ogni progetto ha una sua unicità .
L’attrice ha anche riconosciuto che il successo di “Normal People” non può essere replicato in ogni lavoro. Le recensioni, spesso influenzate da gusti personali, non rappresentano l’intera gamma di spettatori. Daisy ha sottolineato che le opinioni critiche non sono l’unico metro di misura per valutare un’opera.
L’importanza della soggettività nell’arte
Un esempio concreto di questa riflessione è emerso quando ha parlato del suo film “La ragazza della palude“. Nonostante le recensioni non siano state entusiastiche, molte persone le hanno fatto sapere quanto abbiano apprezzato il film, considerandolo addirittura il loro preferito. “Non è fantastico? Io mi sono divertita tantissimo”, ha commentato, evidenziando come l’arte sia intrinsecamente soggettiva e come le reazioni del pubblico possano variare notevolmente.
Daisy Edgar-Jones ha dimostrato di aver compreso che, in un settore come quello cinematografico, le opinioni possono divergere e che non è possibile controllare come le persone reagiscono a un’opera. Questo atteggiamento le permette di affrontare il suo lavoro con maggiore serenità e autenticità , liberandosi dal peso delle aspettative esterne.
In un contesto in cui la pressione sociale e le recensioni possono influenzare profondamente gli artisti, il percorso di Daisy Edgar-Jones rappresenta un esempio di resilienza e crescita personale.