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Da ravenna a weta fx, il percorso di giuseppe tagliavini tra vfx e film internazionali

La carriera di Giuseppe Tagliavini illustra il percorso di un professionista italiano degli effetti visivi, dalle origini in Italia a successi internazionali con Weta Digital e collaborazioni con grandi produzioni.

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Giuseppe Tagliavini è un supervisore italiano di effetti visivi che, partito dall’autodidattismo in Italia, ha costruito una carriera internazionale lavorando per studi di rilievo come MPC e Weta Digital su grandi produzioni hollywoodiane e neozelandesi. - Unita.tv

La carriera di giuseppe tagliavini rappresenta il viaggio di molti professionisti italiani del campo degli effetti visivi costretti a cercare opportunità all’estero. Dai primi lavori in italia fino alle grandi produzioni hollywoodiane e neozelandesi, la sua storia è un esempio di come talento e determinazione portino a collaborare con nomi di spicco e film di rilievo mondiale. Questo racconto si sviluppa attraverso tappe fondamentali, da esperienze pionieristiche fino a ruoli di supervisione in realtà di punta del settore.

Gli inizi e la passione per gli effetti visivi

Il primo impatto con il cinema di giuseppe tagliavini arriva da spettatore curioso, con “guerre stellari” come film di riferimento che si trasformò in una vera folgorazione. La trasmissione ripetuta del film su una tv locale di ravenna offre l’occasione di imparare a conoscere l’immaginario visivo e la narrazione legata agli effetti. In un’epoca senza internet e tutorial digitali, tagliavini si forma da autodidatta, studiando manuali di software e osservando dietro le quinte attraverso i dvd. Inizialmente lavora su pc con sistemi linux, creando piccoli effetti per cortometraggi realizzati dal fratello regista. Il suo approccio metodico e paziente porta a un primo incarico professionale in italia, su “zora la vampira” dei manetti bros, dove sperimenta plug-in per effetti come il fuoco.

Questi anni coincidono con un panorama cinematografico italiano incapace di offrire scuole e produzioni paragonabili a quelle di altri paesi. Questo quadro costringe molti, giuseppe compreso, a guardare fuori dai confini nazionali per crescere professionalmente.

Gli esordi internazionali e i primi successi

Il salto nell’ambito internazionale si realizza con “troy” , a londra presso mpc, importante studio di effetti visivi. Qui parte dal ruolo di entry level eseguendo rotopaint, quindi pulizia di scene e isolamenti selettivi di personaggi e oggetti. La dimostrazione di capacità fa presto emergere tagliavini, che passa a ruoli più complessi di compositing fino a diventare supervisore di dipartimento. Questo sviluppo è agevolato dal know-how maturato in italia e dalla disponibilità a lavorare nei turni notturni.

Nel 2007 arriva la chiamata da weta digital in nuova zelanda, azienda nota per produzioni come “king kong” e più avanti “avatar”. L’ingresso avviene grazie a raccomandazioni, tipica prassi di quel periodo, e consente a tagliavini di partecipare a progetti quali “fantastici quattro 2” e “the water horse”. Iniziava un’esperienza che lo avrebbe portato a diventare parte di uno degli studi più influenti nel settore dei vfx.

Il ruolo e le responsabilità di un supervisore al compositing

Con oltre dieci anni di esperienza in ruoli tecnici, tagliavini arriva a ricoprire la posizione di supervisore al compositing. In questa veste coordina un team che può raggiungere anche 38 artisti, controlla qualità e coerenza del lavoro visivo e si occupa di collegare le attività del suo reparto con quelle degli altri dipartimenti. Il suo compito principale consiste nel bilanciare l’immagine finale, correggendo tonalità di colore e luci per garantire che l’output rispetti gli standard del progetto.

Il supervisore al compositing funge da secondo al capo vfx e assume la guida in caso di assenza o bisogno. Dietro questa struttura si cela una forte componente di gestione umana e tecnica, dove si richiede attenzione al dettaglio, capacità di valutazione e controllo della qualità.

Sfide nei progetti principali e il lavoro su trilogie di rilievo

Durante la carriera tagliavini affronta commesse caratterizzate da difficoltà complesse. Tra i lavori più impegnativi figura la trilogia de “lo hobbit”, girata a 48 frame al secondo, invece dei canonici 24, e in 3d nativo. La doppia composizione per l’occhio destro e sinistro genera un carico di lavoro molto maggiore e richiede precisione per evitare problemi nell’effetto stereoscopico.

Questi elementi tecnici si aggiungono alle consuete sfide di tempi stretti e volumi elevati di lavoro, rendendo ogni progetto un banco di prova per competenze e organizzazione in termini di compositing.

L’esperienza con il regno del pianeta delle scimmie e la delusione agli oscar

“il regno del pianeta delle scimmie” rappresenta uno dei lavori recenti per cui tagliavini ha ricevuto visibilità, anche attraverso attività stampa con la disney. Il film è candidato agli oscar vfx ma perde contro “dune 2” di villeneuve. La squadra di weta, tra cui tagliavini e altri nomi come erik winquist, accusa la sconfitta. La qualità degli effetti è stata riconosciuta comunque in diverse testate, che si chiedevano cosa ancora il franchise dovesse dimostrare per ottenere il premio.

La candidatura è però testimonianza della crescita e della continuità qualitativa raggiunta nel rapporto con la saga degli scimpanzé, partita dal lavoro di rupert wyatt.

Il rapporto con peter jackson e la realtà di weta oggi

Peter jackson, ora sir, è figura centrale nell’industria cinevisionaria neozelandese. Ha portato a wellington produzioni di prim’ordine e creato un ambiente che ha fatto da richiamo per talenti come tagliavini. Nonostante i successi mondiali, jackson mantiene uno stile personale semplice e distante dalle ostentazioni, sempre a piedi nudi nel puro kiwi style.

Weta fx, evoluta rispetto al passato in cui si assumeva per singolo progetto, adesso opera con continuità e team fissi. Tagliavini ne è parte attiva e questo permette di lavorare su diverse produzioni hollywoodiane, comprese serie come “the last of us”, alle quali ha partecipato marginalmente.

Questa realtà continua a rappresentare uno snodo fondamentale per gli italiani e altri professionisti che cercano spazi di lavoro e creazione nei vfx fuori dall’italia.