La canzone “maschio” di annalisa si è affermata come uno dei brani più ascoltati dell’estate 2025. Nel discutere il suo significato, ieri durante “La vita in diretta” è nata una polemica tra le opinioni espresse da concita borrelli e le riflessioni della cantante. Il confronto ha toccato temi come il patriarcato, la rappresentazione delle donne nel mondo dello spettacolo e i doppi standard ancora presenti in italia. Spieghiamo nel dettaglio cosa è emerso.
Il messaggio di maschio: annalisa riflette sulle differenze di genere
annalisa ha presentato “maschio” come un esperimento sonoro e narrativo in cui immagina di vivere dalla prospettiva di un uomo. nel programma di rai uno, lei ha detto di vedere questa esperienza quasi onirica: nel corpo di un “lui” avrebbe libertà che ora le mancano, ma anche ansie legate a ruoli tradizionali maschili.
il punto centrale del brano è proprio la frase “se fossi maschio cosa farei”. annalisa ha spiegato di essersi ispirata ad altre artiste, come Beyoncé con “if i were a boy”. la canzone mette in luce come ciò che dice o fa una donna spesso venga giudicato con maggiore severità rispetto a quanto accade per un uomo. annalisa ha evidenziato anche come ci siano limiti posti agli uomini: la difficoltà a mostrare vulnerabilità o emozioni senza timore delle critiche.
nonostante le difficoltà, la cantante ha detto di provare una sorta di invidia rispetto alle libertà maschili, riconoscendo di dover affrontare più ostacoli per ottenere rispetto e credibilità. ritiene dunque che la musica sia lo spazio in cui può esprimere idee e riflessioni che nel confronto diretto sarebbero complicate da comunicare. ha voluto sottolineare che quelle parole sono personali e rappresentano la sua esperienza di donna e artista.
Le critiche di concita borrelli: un punto di vista sul patriarcato e la rappresentanza femminile
concita borrelli, giornalista e avvocata, è intervenuta nel programma e ha contestato la lettura di annalisa, affermando di non vedere elementi di patriarcato negli argomenti trattati. borrelli ha detto che, nel contesto attuale, si parla molto di artiste come elodie e annalisa soprattutto in relazione a scelte di abbigliamento, come i mini shorts o il pancione di alessandra amoroso durante le performance.
la sua posizione si è concretizzata in una frase perentoria: “voi mi dovete dire dove sta il patriarcato e la mentalità maschilista. punto, ho chiuso qui”. questo ha generato un dibattito immediato sulla percezione effettiva del patriarcato nel mondo artistico e oltre.
borrelli ha sembra minimizzare il problema perché l’attenzione mediatica sarebbe incentrata su protagoniste femminili, con concerti e successi importanti. ma questa lettura ignora come invece siano spesso proprio i dettagli superficiali, tipo il vestiario, a diventare argomenti di critica selettiva. si evidenzia cioè un doppio standard nella copertura mediatica tra uomini e donne.
Il doppio standard mediatico e la permanenza del patriarcato nello spettacolo
la discussione ha posto l’accento sulla disparità con cui vengono giudicati uomini e donne nello spettacolo. diversi cantanti maschi negli ultimi tempi sono apparsi su palco con pantaloncini, infradito o ciabatte senza che nessuno abbia sollevato polemiche sul loro abbigliamento. ma provate ad immaginare quante critiche riceverebbe oggi una donna che si presentasse in modalità simile.
questa differenza di trattamento mette in luce come il patriarcato resti una presenza forte e spesso nascosta. il sistema di giudizio verso la donna passa da aspettative sull’aspetto, il comportamento, perfino l’espressione di emozioni. quelle discusse sono solo alcune delle conseguenze di un contesto culturale che attribuisce ancora ruoli molto rigidi a uomini e donne.
Il patriarcato oltre la superficie
il patriarcato si manifesta in non solo nelle reazioni superficiali, ma in questioni serie come la disparità salariale tra i generi, le differenze di opportunità lavorative, il fenomeno dei femminicidi e gli stereotipi radicati. fingere che il problema non esista perché il dibattito sembra spostato sugli outfit di alcune cantanti non riflette la complessità della realtà sociale.
Il ruolo dei media e le parole finali della trasmissione
la puntata di “la vita in diretta” si è conclusa con una frase di alberto matano che ha glorificato le artiste, definendole “straordinarie” e dicendo che le amano profondamente. l’espressione, per quanto positiva, è risultata poco incisiva rispetto alla questione sollevata precedentemente.
considerando il tema delicato e l’importanza di aprire un confronto serio sulle disuguaglianze di genere, questo atteggiamento ha lasciato spazio a un certo senso di opportunità mancata. non solo nelle parole ma anche nel tempo dedicato si è perso un momento per interrogarsi in modo più approfondito sulla condizione delle donne nella musica e nella società italiana.
le parole di concita borrelli e la reazione che hanno generato mostrano quanto ancora il tema del patriarcato sia sensibile e divisivo nel dibattito pubblico. l’estate 2025 ha portato in luce una nuova generazione di artiste che si confrontano con questi nodi, ricordando ai media e al pubblico che il cammino verso una reale parità è ancora lungo.