Lo squalo di Steven Spielberg è una pietra miliare che ha trasformato il modo di fare cinema, soprattutto d’estate. Dal 1975, questo film non è solo un cult, ma ha inventato un sistema che le produzioni ancora oggi cercano di replicare: il blockbuster estivo. Questo articolo racconta cosa c’è dietro quel celebre squalo meccanico, come si sono svolte le riprese complicatissime e perché personaggi come Steven Soderbergh Continuano a studiarlo.
Quando pensiamo a Lo squalo, immaginiamo subito quel mostro sotto la superficie. Eppure, nel film vero, lo squalo appare pochissimo: in circa due ore di durata si fa vedere solo per 4 minuti. Spielberg scelse di non mostrare troppo per tenere alta la tensione. Quella scelta ha cambiato le regole di come si può costruire la paura in un film. Il mostro è quasi un’idea, un’ombra che cresce nella testa dello spettatore più che una presenza reale mostrata continuamente. Il meccanismo funziona ancora oggi, e continua a insegnare a registi e appassionati quanto sia potente il non detto.
Il nome dietro il comparto tecnico è Bruce, il soprannome del loro squalo animatronico, chiamato così in onore dell’avvocato di spielberg. Ma Bruce è stato famoso anche per i suoi problemi tecnici: spesso non funzionava, creando ritardi tremendi. Questi pochi minuti sullo schermo sono il risultato di tanta pazienza, errori e tentativi che oggi sembrano quasi incredibili senza il supporto digitale moderno.
Un modello che continua a ispirare generazioni di cineasti
Il film ha conquistato famosi registi, tra cui Steven Soderbergh, che lo vide a 12 anni e rimase colpito perché per lui era un’esperienza unica nel mondo del cinema. Soderbergh ha ricordato in un’intervista a Deadline Come, a differenza di tanti altri film nominati agli oscar nello stesso anno, Lo squalo fosse un’opera così personale e difficile da replicare che solo spielberg poteva realizzarla.
Soderbergh sta scrivendo un libro su quei giorni, per raccontare non solo la storia del film, ma anche come un giovane e poco conosciuto regista di 27 anni è riuscito a dominare la sua epoca con un film che resta ancora oggi un modello. Lo squalo ha insegnato che non basta la storia, serve il modo in cui la si racconta per fare la differenza.
Non è un caso che anche altri artisti, tipo Lee Unkrich Della pixar, abbiano dedicato molto tempo a studiare film come Shining Di Stanley Kubrick. Questo dimostra quanto certi titoli diventino un punto di riferimento imprescindibile per chi vuole imparare a fare cinema.
Le riprese di Lo squalo sono entrate nella leggenda per la difficoltà. Spielberg decise di girare davvero in mare aperto, scegliendo l’isola di Martha’S Vineyard in Massachusetts per la sua posizione favorevole con fondali sabbiosi non troppo profondi. Questo permetteva di usare i meccanismi dello squalo animatronico e simulare scene realistiche in acqua.
Nonostante la location scelta con cura, la produzione affrontò enormi difficoltà: le attrezzature venivano spesso danneggiate dal salso, e ripetere certe scene era quasi impossibile. Le riprese durarono ben 159 giorni, quasi tre volte più del previsto. Il budget lievitò da 4 a 9 milioni di dollari, una cifra alta per l’epoca che fece tremare tutti.
Spielberg arrivò a temere che la sua carriera potesse finire lì, ma la tenacia della produzione e degli stessi protagonisti permise di andare avanti. Quel meccanismo gigante, malfunzionante all’inizio, sembrava una trappola eppure, alla fine, si trasformò in icona del cinema.
Gli anni ’70 sono stati cruciali per il cinema americano, con film come Il padrino e L’esorcista che facevano numeri enormi ma puntavano molto sul passaparola. Lo squalo invece fu il primo film a sfruttare una distribuzione capillare e una campagna di lancio pensata per spingere il pubblico ad affollare i cinema fin dall’uscita.
Universal, lo studio dietro al film, capì che avevano qualcosa di nuovo tra le mani e alzarono la posta. Questo ha segnato la nascita del concetto di Summer Blockbuster, un modello che ha influenzato ogni uscita estiva da allora. La capacità di fare marketing e rilanciare i film più grandi dell’anno nasce con Lo squalo.
L’esempio di Dino De Laurentiis con L’orca Assassina nel 1977 conferma come non bastasse solo la presenza dell’animale gigante. Quel film non riuscì mai a replicare l’impatto di Lo squalo, che è rimasto insuperato per il modo in cui è stato girato e presentato al pubblico. Nel 1977 poi, Lo squalo vide la sua erede futuristica con un certo film di samurai nello spazio che conteneva un cattivo con un casco nero e centrava tutto su una saga leggendaria. Era un altro modo di raccontare storie di paura e avventura, ma la lezione di spielberg restava ancora valida.
Lo squalo ha segnato una rottura netta nel cinema. Anche dopo mezzo secolo, resta un punto di riferimento imprescindibile per chi studia come far salire il battito quando si è seduti davanti allo schermo.