La passione per la batteria spesso nasce da un momento preciso, un incontro con la musica che lascia il segno. Nel mio caso tutto è cominciato guardando i Beatles in televisione, una band che ha rivoluzionato il modo di fare musica e ha catturato milioni di spettatori. Quella visione mi ha fatto scattare qualcosa dentro: la batteria mi è sembrata subito uno strumento affascinante, capace di dare ritmo e forza a ogni canzone. Da quel momento ho deciso di dedicarmi completamente a imparare a suonarla.
L’influenza dei Beatles sulla scelta della batteria
I Beatles hanno rappresentato una svolta nella musica popolare mondiale ma anche nel mio percorso personale. Vederli esibirsi in televisione alla fine degli anni ’60 era qualcosa di unico: non solo per le melodie o i testi ma proprio per l’energia trasmessa dal gruppo intero, incluso il batterista Ringo Starr. La sua tecnica semplice ma efficace mostrava quanto potesse essere centrale quel ruolo all’interno della band. Questo mi ha spinto ad avvicinarmi allo strumento con entusiasmo crescente, cercando fin da subito di riprodurre quei ritmi che avevo ammirato.
Il fascino del drumming dei Beatles
Il fascino del drumming dei Beatles non risiedeva nella complessità tecnica bensì nell’attitudine con cui veniva suonato ogni pezzo: dinamico, coinvolgente e sempre al servizio della canzone stessa. Così sono partito da lì, imparando basi solide prima ancora che arrivasse qualsiasi altra esperienza musicale più avanzata.
Gli esordi con i Dust tra hard rock e prime registrazioni
Nel 1968 ho trovato finalmente uno spazio dove mettere alla prova quello che avevo imparato entrando nei Dust, un gruppo hard rock emergente dell’epoca. Con loro ho vissuto le prime esperienze concrete sul palco ma soprattutto in studio di registrazione dove abbiamo prodotto due album completi.
Questi dischi raccontano molto del periodo storico musicale pre-punk: sonorità potenti caratterizzate da chitarre distorte ed energia grezza tipica del rock duro degli anni ’60-’70. Suonare nei Dust significava confrontarsi quotidianamente con prove intense, scrivere brani nuovi insieme ai compagni, sperimentare arrangiamenti diversi mantenendo sempre alta l’adrenalina sul ritmo delle batterie.
L’importanza dell’esperienza con i Dust
L’esperienza maturata in questo gruppo è stata fondamentale perché mi ha insegnato disciplina musicale, lavoro collettivo oltre alla gestione dello strumento sotto pressione durante concerti live o sessioni lunghe in studio.
Il passaggio agli Estus nel contesto musicale pre-punk
Nel 1973 si è aperta una nuova fase entrando negli Estus, altra band importante nel mio percorso artistico. Con loro abbiamo realizzato un altro album significativo prima dell’esplosione definitiva del punk rock sulla scena internazionale.
Gli Estus proponevano sonorità diverse rispetto ai Dust pur rimanendo all’interno dell’ambito rock: meno aggressivi nelle linee melodiche, più orientati verso arrangiamenti curati senza perdere però vigore ed impatto emotivo. Questa esperienza mi ha permesso inoltre di affinare ulteriormente tecniche specifiche della batteria: variazioni ritmiche più articolate, uso calibrato delle pause musicali per creare tensione sonora.
Nuove sfide con gli Estus
Lavorare negli Estus significava anche affrontare nuove sfide legate alle dinamiche interne al gruppo, alle esigenze produttive discografiche crescenti rispetto agli inizi; tutto questo mentre intorno si preparava quella rivoluzione culturale rappresentata dal punk capace poi cambiare drasticamente gli equilibri musicali tradizionali.
La mia storia dietro le pelli parte quindi da quegli anni cruciali fra fine ’60 e primi ’70 quando tra ispirazioni pop-rock ed esperienze hard emergeva lentamente una nuova generazione pronta a trasformarsi radicalmente poco dopo attraverso movimenti come appunto il punk rock.