Come due registi hanno realizzato un western contemporaneo con borghi tra montagne e polvere
Il cinema italiano reinventa il western con un nuovo progetto dei registi di Re Granchio, protagonisti Alessandro Borghi e l’ispirazione da Terence Hill, per un’opera ambiziosa e innovativa.

Il cinema italiano reinventa il western con un film ambizioso diretto da una coppia di registi emergenti e interpretato da Alessandro Borghi, che unisce tradizione e modernità in un progetto poetico e fuori dagli schemi. - Unita.tv
Il cinema italiano torna a esplorare il western in una chiave nuova con un progetto firmato da una coppia di registi al secondo lungometraggio di finzione. Dopo l’esordio con Re Granchio nel 2021, alla Quinzaine des Réalisateurs, questa volta il duo ha deciso di allontanarsi dalla routine per ambientare la loro storia tra paesaggi aspri e atmosfere polverose. Al centro del set, la presenza di Alessandro Borghi, attore noto al grande pubblico, che ha accettato una sfida insolita. Tra ricordi di Terence Hill e la voglia di sovvertire un genere storico, l’esperienza è stata segnata da una forte motivazione creativa.
Un progetto ambizioso e fuori dagli schemi
I registi, al loro secondo film dopo Re Granchio, hanno messo insieme un’opera che si presenta come un kolossal, ma con una leggerezza che può coinvolgere anche chi normalmente non frequenta il cinema di genere. Il loro approccio nasce da un desiderio di “fare cose strane, storte, matte”, come hanno spiegato in un’intervista recente. L’ambientazione tra montagne, fango e polvere ha rappresentato un’occasione per uscire dalla comfort zone e vivere l’esperienza del set lontano dalle abitudini di tutti i giorni.
La produzione ha investito risorse significative ma con un animo poetico e condiviso. Tutti i membri del team erano uniti da un obiettivo comune, che andava al di là del semplice lavoro. I produttori hanno voluto rischiare puntando su un progetto fuori dai circuiti consueti, e il risultato sul set ha confermato l’importanza di questa scelta. L’idea di proporre un film ‘kolossal’ in un contesto così particolare dimostra una certa volontà di stupire e di rivolgersi a un pubblico ampio, non limitato agli appassionati di cinema d’autore.
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Borghi tra tradizione e modernità
Santino, il protagonista interpretato da Alessandro Borghi, è stato paragonato a Terence Hill, figura iconica del western italiano. L’attore ha ricevuto questo accostamento come un grande complimento, raccontando di aver conosciuto Hill da giovane, quando lavorava a Don Matteo. Nonostante questo riferimento nella sua testa, durante le riprese ha preferito distaccarsene per costruire un personaggio autonomo, senza fare confronti diretti.
Questa scelta è parte di un tentativo più ampio della regia di offrire allo spettatore una lettura contemporanea del western. Il film vuole sovvertire i canoni tradizionali, rendendo il genere attuale e vicino ai temi odierni. I registi hanno dichiarato che rivoluzionare il western ha rappresentato un modo per esprimersi con libertà narrativa e per coinvolgere un pubblico che va oltre i cultori del western classico. L’intento è di mescolare elementi tradizionali con uno sguardo più fresco e moderno, ridando vita a un genere spesso trascurato.
L’importanza delle origini e la passione per il mestiere
L’esperienza di portare avanti questo progetto ha permesso a chi ha lavorato sul set di riflettere ancora una volta sul motivo per cui si fa cinema. Nel mondo della regia, come racconta Borghi, non manca un’alternanza tra entusiasmo e frustrazione legata a come si sviluppano e si concretizzano i film. Ci sono momenti in cui i progetti si avviano e momenti in cui si rischia il blocco.
Questa fase fa parte del mestiere, ma richiede pause e ricordi sulle radici della passione per raccontare storie. Borghi sottolinea l’importanza di tornare sempre all’essenza, cioè alla voglia di narrare storie con il cuore, ricominciando ogni volta con la stessa energia. Il film funge così da esperienza rinnovatrice, che ricorda a tutti i lavoratori del cinema il valore del proprio lavoro lontano dai condizionamenti esterni. Questo approccio segna il ritmo e la direzione per chi vuole continuare a inseguire questa forma d’arte in modo genuino.