Chiara Milani, che lavora dietro le quinte del cinema, ha scritto un libro che racconta il suo viaggio a Bali trasformandolo in una riflessione personale. Non è la solita guida turistica: il testo intreccia luoghi, incontri e spiritualità, mettendo a fuoco l’impatto del turismo sull’isola indonesiana. Il suo racconto porta con sé una critica al turismo di massa e una visione più profonda del viaggio, visto come occasione di cambiamento.
Bali: una vacanza che sorprende e cambia i piani
Tutto parte da un’idea semplice: una vacanza tranquilla con il compagno Mauro. Chiara si aspettava relax e leggerezza, ma Bali le ha riservato altro. L’isola non lascia molto spazio al comfort pianificato, ma offre invece l’opportunità di confrontarsi con l’inaspettato. Nel libro, l’autrice racconta di scoperte che chiedono di uscire dai soliti schemi e abitudini.
Il viaggio diventa così uno specchio degli stati d’animo e mostra Bali nella sua complessità: dalla giungla che cambia alle pratiche spirituali locali. I suoi continui ritorni sull’isola negli anni raccontano un legame profondo, ma anche una presa di coscienza dei mutamenti ambientali in atto. Le foreste che scompaiono, sottratte alla natura e alle comunità, sono un segnale chiaro della pressione che il turismo esercita.
Turismo Di Massa: una riflessione urgente
Milani usa il suo viaggio per riflettere su come si vive il turismo oggi. Nel libro denuncia un modo di viaggiare che perde il contatto vero con i luoghi, riducendo tutto a una corsa veloce fatta di foto e presenza superficiale. Parla di una “voracità” che lascia un’impronta negativa sui territori e invita a essere più consapevoli.
Dal racconto in prima persona emerge l’idea che ogni viaggio dovrebbe spingere a mettere in discussione se stessi e a scegliere con responsabilità, soprattutto quando si visitano luoghi fragili. L’autrice si concentra sui cambiamenti ambientali e sociali causati dal turismo e su come questi influenzino l’identità stessa dei posti visitati. Il libro diventa così un dialogo tra esperienza personale e tema globale, un invito a guardare oltre la superficie del viaggio.
Viaggiare lento, lasciare spazio all’imprevisto e scoprire se stessi
Uno dei messaggi chiave del libro è lasciare andare i programmi rigidi. Milani nota come spesso si cerchi di controllare tutto, organizzando ogni dettaglio, ma la realtà di un viaggio è un’altra cosa: è fatta di imprevisti, umori che cambiano, tempo incerto e incontri casuali. Tutto questo modifica il modo in cui si vive e si ricorda il viaggio.
Bali diventa il luogo dove il viaggio si trasforma in un percorso di conoscenza e cambiamento. Imparare ad adattarsi, affrontare momenti di disagio, apre la strada a una nuova comprensione di sé e del viaggio stesso. Nel racconto emergono anche riflessioni sulla fortuna di vivere in un paese più ricco e il confronto con realtà diverse. Qui la vacanza non è fuga, ma occasione di crescita.
Tra spiritualità e tradizione: il sarong e i rituali balinesi
Un capitolo importante è la scoperta della spiritualità che attraversa la vita quotidiana a Bali. Milani racconta soprattutto l’esperienza con il sarong, il tradizionale indumento colorato e sacro. Ammette di averlo indossato male, legandolo in vita nonostante gli anni passati sull’isola.
Un giovane locale le ha spiegato che il sarong si porta avvolto intorno al corpo, dal collo fino alla vita, come un abbraccio che protegge dalle negatività e mostra rispetto nei luoghi sacri. Questo episodio è un esempio concreto della differenza tra un approccio superficiale e uno attento ai significati profondi, segno della ricchezza culturale e spirituale dell’isola.
Dietro le quinte del cinema: il ruolo di segretaria di edizione
Chiara Milani è nota anche per il suo lavoro nel cinema come segretaria di edizione, o script supervisor, un ruolo che richiede precisione e concentrazione. Nata nel 1989, ha lavorato con registi come Paolo Genovese e Ferzan Ozptek, oltre che in serie tv. È un mestiere che pesa sulla vita quotidiana.
Milani parla delle difficoltà della sua generazione nel trovare stabilità e riconoscimento nel settore. Racconta come in Italia il cinema e l’arte non siano sempre considerati lavori veri, e questo complica la comprensione del mestiere da parte del pubblico. La strada è fatta di sacrifici, rinunce e orari pesanti, soprattutto all’inizio.
Segretaria di edizione: un ruolo chiave che resta nell’ombra
Il compito principale della segretaria di edizione è garantire la continuità della produzione, controllando che le scene corrispondano al copione e che ogni dettaglio sia coerente, sia a livello narrativo che visivo. In un film o in una serie, questo controllo va mantenuto per lunghi periodi con grande attenzione, senza mai distrarsi. È una responsabilità enorme.
Milani sottolinea come questo ruolo sia spesso poco riconosciuto, anche tra gli stessi addetti ai lavori. Molti non conoscono la complessità di un mestiere che richiede memoria, controllo e la capacità di tenere insieme molti elementi contemporaneamente. Però, chi fa questo lavoro acquisisce competenze profonde che possono aprire la strada a nuovi ruoli, anche alla regia. L’autrice però resta cauta, ricordando la lezione di Bali: meglio non fissare programmi troppo rigidi.
Ultimo aggiornamento il 23 Luglio 2025 da Matteo Bernardi