Il delitto di Garlasco torna al centro dell’attenzione con l’avvio, il 17 giugno 2025, dell’incidente probatorio sulle tracce fisiche trovate sulla scena del crimine. L’indagine punta a chiarire alcuni aspetti rimasti oscuri da anni attraverso nuove analisi affidate a periti specializzati. L’esito sarà presentato nell’udienza del 24 ottobre, appuntamento atteso che potrebbe fornire elementi importanti per le indagini.
Le figure chiave dell’analisi forense: genetista e esperto di impronte
Le prove più rilevanti del caso si trovano ancora nei laboratori della polizia scientifica di Garlasco, dove Denise Albani, genetista, e Domenico Marchigiani, esperto in dattiloscopia, stanno effettuando verifiche approfondite sui reperti. La loro attività si svolge in ambienti protetti per impedire ogni contaminazione dei materiali.
Durante l’incidente probatorio, i consulenti delle parti hanno accesso diretto alle operazioni, rendendo trasparente il processo. Gli avvocati, invece, assistono alle procedure da una sala separata, dietro a vetri di sicurezza. Questo metodo garantisce la correttezza delle attività e tutela l’integrità delle prove, uno snodo cruciale in una vicenda così delicata.
L’esame dei materiali si concentra soprattutto su impronte digitali e tracce biologiche rinvenute al momento del delitto, con l’obiettivo di riesaminare vecchi elementi e fornire nuovi dati ai magistrati.
Dettagli sulla procedura: raccolta dna e gestione dei reperti
Prima di iniziare le operazioni, è stato prelevato un campione di dna dal personale coinvolto nelle analisi, per escludere possibili contaminazioni accidentali delle prove. Una prassi rigorosa che sottolinea la sensibilità del procedimento.
Molti reperti erano già stati oggetto di studi in passato o restituiti alle famiglie Poggi e Stasi, parti direttamente coinvolte nel caso. Resta quindi un nucleo essenziale di materiali ancora da esaminare, la cui analisi potrebbe rivelare elementi inediti.
Nella prima giornata di lavoro sono state campionate circa la metà delle impronte residue; il lavoro proseguirà nella sessione del 19 giugno, dove si tenterà di esaminare anche il resto dei materiali. Queste operazioni si svolgono con la massima cura per evitare errori durante la fase di acquisizione dei dati.
La scoperta sulle fascette para-adesive e l’impatto sulla ricostruzione dei fatti
Uno degli aspetti più sorprendenti riguardo la traccia 10 riguarda i supporti su cui sono state trovate le impronte. Le fascette para-adesive, considerate fino a oggi cruciali per le indagini, non portano invece tracce dirette. Le impronte sono state rilevate su fogli di acetato, un materiale diverso da quello previsto.
Questa novità modifica alcune ipotesi investigative. Gli esperti spiegano che i fogli di acetato, seppur meno conservativi rispetto alle fascette, permettono comunque di estrarre impronte leggibili. Si tratta dunque di dettagli che potrebbero influire sulla comprensione del percorso delle prove.
La scoperta ha creato una certa sorpresa, perché le fascette para-adesive erano finora considerate elementi fondamentali per collegare le evidenze. Questo nuovo riscontro apre scenari differenti riguardo alla gestione e conservazione del materiale raccolto al momento del delitto.
Tutte queste operazioni testimoniano la complessità del processo che ancora oggi accompagna il caso Garlasco, in attesa dei risultati che l’incidente probatorio restituirà durante l’udienza autunnale.
